La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

GIUGNO

 

IX. GIORNO

Sopra il timor di Dio.

 

« Quam magnus, qui invenit Sapientiam, et Scientiam! sed non est super timentem Dominum: Timor Dei super omnia se superposuit.— Quanto è grande chi trova la Sapienza, e la Scienza: ma nessuno supera colui, che teme Dio: il Timor di Dio si soprappone a tutto » (Ecclesiastico o Siracide 25, 13, 14).

 

I.

Considera, che Sapienza in questo luogo significa l’alta notizia delle verità divine, qual è quella, che hanno i Teologi: Scienza significa l’alta notizia delle verità umane, qual è quella, ch’hanno i Filosofi naturali, i Matematici, i Morali, i Politici, e così va discorrendo per tutti gli altri : Sapientia divinis, Scientia humanis attributa est (D. Aug. 13, De Trinit. C. 19). Ora queste due cose, la Sapienza, e la Scienza, sono due tesori, che avanzano tutti gli altri, che tiene ascosti la terra nelle sue viscere: perchè il maggior bene, che tu possa cavare da tutti gli altri, è conseguire col sussidio di essi questi altri due, la Sapienza e la Scienza. Nel resto se tu con tutte le tue ricchezze non giungi a divenir dotto, dì’, che ti vagliono? Quid prodest stulto habere divitias, cum sapientiam emere non possit? (Proverbio 17, 16). Convien che tu sii da meno di un dotto povero. Perché alla fine il dotto è quel che comanda nell’Universo : Intelligens gubernacula possidebit (Proverbio 1, 5). Figurati un gran Monarca, che sia ignorante : conviene, se vuol guerreggiare, ch’egli ubbidisca a un dotto Soldato; se governare a un dotto Ministro; se guarire a un dotto Medico; se fabbricar a un dotto Architetto, e così nel resto : Qui stultus est, serviet Sapienti (Proverbio 11, 29). Laddove chi è dotto assai, quantunque sia povero, ha tanto in mano da tenere a sè soggetti ancora i Monarchi, e da vivere a loro spese: Servo sensato liberi servient (Ecclesiastico o Siracide 10, 28). E però oh quanto bene favella qui l’Ecclesiastico, mentre dice : « Quam magnus est qui invenit Sapientiam, et Scientiam! — Quanto è grande chi trova la Sapienza, e la Scienza! » perchè chi è dotto, è maggiore ancora dei Grandi, che non sono tali. E pure questo dotto medesimo sì sublime, che bisogna, di lui parlando, esclamar per maraviglia: « Quam magnus est! — Quanto è grande! » è costretto di cedere ad uno anch’egli. E a chi cederà? a chi vive col santo Timor di Dio: « Quam magnus est, qui invenit Sapientiam, et Scientiam! Sed non est super timentem Dominum. — Quanto è grande chi trova la Sapienza, e la Scienza! Ma nessuno supera colui che teme Dio ». E la ragion è, perchè la dottrina ti fa grande dinanzi agli uomini; la bontà ti fa grande dinanzi a Dio : sicchè, se tu vivi bene, quantunque sii ignorantissimo, voli al Cielo; se non vivi bene, quantunque sii un Salomone, non puoi volarvi, convien che con tutte le tue più belle specolazioni precipiti nell’Inferno. E che ti vale, posto ciò, l’esser dotto, se non ti sai conseguire l’ultimo fine? Qui sta la vera Sapienza, e la vera Scienza: Divitiae salutis Sapientia, et Scientia (Isaia 33, 6).

II.

Considera, che per questo detto dell’Ecclesiastico non si condannano la Sapienza, e la Scienza, le quali sono due tesori per altro giovevolissimi; ma si pospongono al timor del Signore, ch’ è quanto dire, all’osservanza della sua santissima Legge : affinché intendano tutti, che il Timor del Signore non ha da ordinarsi a conseguire la Sapienza, e la Scienza, come lor mezzo; ma la Sapienza, e la Scienza hanno da ordinarsi a conseguire bensì il Timor del Signore, come lor fine: « Corona Sapientiae Timor Domini. — Il Timor del Signore è la corona della Sapienza » (Ecclesiastico o Siracide 1, 22). E però quando tu studii a questa intenzione di abilitarti più al servizio divino, tu fai rettissimamente, perché ordini il mezzo al fine. Ma quando, affin di studiare, trascuri il divin servizio, già tu sei stolto, perchè ordini il fine al mezzo, e fai come uno, il qual si getti la corona di capo, per abilitarsi a ottenerla. Se fai così, non altro ti si può dire, se non che vivi ingannato : Sapientia tua et scientia tua haec decepit te (Isaia 47, 10).

III.

Considera, che per questo detto egualmente si fa palese, che il Timor divino ha da comandare alla Sapienza, e alla Scienza; laddove la Sapienza, e la Scienza non hanno da comandare il Timor divino, hanno da ubbidirgli. E però appunto soggiunge qui l’Ecclesiastico, che « Timor Dei super omnia se superposuit. — Il Timor di Dio si soprappone a tutte le cose ». Perché a lui sta il presedere. Figurati pertanto, che la dottrina sia come un bellissimo cocchio sul qual tu ancora puoi fare, che la Gloria di Cristo trionfi tra suoi fedeli, come fan tanti famosi Predicatori : ma su questo cocchio conviene, che sopraintenda il Timor divino quasi cocchiere attentissimo; altrimenti nell’ atto stesso di voler procurare a Cristo il trionfo, puoi scorrere al precipizio. Figurati, che la dottrina sia come una nobilissima Nave, sulla qual puoi trasportar la Gloria di Cristo da un Mondo Cristiano a un Mondo Idolatra, come fan tanti magnanimi Missionarii. Ma su questa Nave conviene, che sopraintenda il Timor divino, qual Pilota assai vigilante; altrimenti nell’atto stesso di voler dilatare a Cristo la Fede, puoi rompere in mille scogli. Figurati, che la dottrina sia parimente come una Torre fortissima, in cui puoi fare, che la Gloria di Cristo non tema i dardi dell’ Eresia sua ribelle, come fan tanti eruditi Controversisti. Ma su questa Torre conviene, che ancor presegga il Timor divino, qual provida Sentinella; altrimenti questa Torre medesima, che salva così ben la Gloria di Cristo, non salverà te. E qual è la ragione di tanto male? La ragion è, perchè la Sapienza, e la Scienza, che tu possiedi senza la buona vita, fan buoni gli altri, ma non fan buon te stesso, anzi ti fanno peggiore: « Scienti bonum facere, et non facienti peccatum est illi. — Chi conosce il bene, che deve fare, e non lo fa, egli è in peccato » (Lettera di Giacomo 4, 17).

IV.

Considera in che singolarmente abbia da consistere questa sopraintendenza, che sempre il Timor divino ha da ritenere sulla Sapienza, e la Scienza. Ha da consistere in preservarle da’ vizi, a cui son soggette, o in liberarnele: sicchè egli sia come Re, che assiso sul soglio, sa dileguar tutti i tristi con un’occhiata: Rex, qui sedet in solio Judicii, dissipat omne malum intuitu suo (Proverbio 20, 8). Questi vizi sono sette, la Vanagloria, la Presunzione, la Pertinacia, la Emulazione, l’Inganno, 1′ Interesse, il Tratto fastoso. E tutti questi ha da tener da te lungi il Timor divino. Se tu sei dotto, la Vanagloria fa, che follemente ti gonfi fra di te stesso nel tuo sapere: Scientia inflat (Prima lettera ai Corinzi 8) e a questa il Timor divino ha da soprapporsi con l’Umiltà, la qual getti al profondo la Vanagloria, rammemorandoti, che se hai punto d’ingegno, tutto è da Dio : Inspiratio Omnipotentis dat intelligentiam (Giobbe 32, 8). La Presunzione fa, che tu voglia sapere sopra il tuo stato; ed a questa il Timor divino ha da soprapporsi con la Sobrietà, che richiede nell’imparare: « Non plus sapere, quam oportet sapere, sed sapere ad sobrietatem. — Non saper più di quello, che convenga sapere, ma essere sobrii nel sapere » (Lettera ai Romani 12, 3). La Pertinacia fa che tu voglia troppo aderire a’ tuoi sensi : e a questa il Timor divino ha da soprapporsi con la Docilità, che ricerca nell’intelletto : « Ne sis sapiens apud temetipsum. — Non essere sapiente negli occhi tuoi » (Proverbio 3, 7). L’Emulazione fa, che tu voglia sopraffare i tuoi forti competitori; e a questa il Timor divino ha da soprapporsi con la Carità, che val più di tutti i trionfi: « Si habuero omnem scientiam, Charitatem autem non habuero, nihil sum. — Quando avessi ogni scienza, se non ho la Carità, sono un niente » (Prima lettera ai Corinzi 13, 2). L’inganno fa, che tu della Scienza ti vaglia a truffare i semplici; e a questo il Timor divino ha da soprapporsi con la Sincerità, che ti prescrive in usare le tue ragioni : Cum sapientia proferes responsum verum (Ecclesiastico o Siracide 5, 13). L’Interesse fa, che tu della Scienza ti vaglia a formar danaro; e a questo il Timor divino ha da soprapporsi con la Liberalità, che ti persuade in comunicare la stessa Scienza: Ponam in lucem Sapientiam ejus (Sapienza 6, 24). Il Tratto fastoso fa, che tu sprezzi il prossimo nelle conversazioni, sicchè apparisca ancora in te quella piaga, che apparve negli Egiziani, siccome in quelli, che figuravano i letterati del Mondo, voglio dir le vessiche turgide: Vessicae turgentes (Esodo 9). E a questo il Timor divino ha da soprapporsi con la Modestia, che ti ordina verso tutti: Quis sapiens, et disciplinatus inter vos? Ostendat ex bona conversatione operationem suam; in mansuetudine sapientiae (Lettera di Giacomo 3, 13). Quando il Timor divino terrà lo scettro sopra di questi vizi, facilissimi ai letterati, si potrà dire, che tengalo sopra tutti, perchè questi sette sono almeno quei vizi loro capitali, a cui si riducono gli altri; e così sarà vero, che « Timor Domini super omnia se superposuit — il Timor di Dio si soprappone a tutto »; non « superpositus est — è soprapposto », ma « se superposuit — si soprappone », perchè egli è Re naturale, non elettivo; e conseguentemente si dee mettere in trono a seder da sè, non ha da aspettare l’autorità di veruno, che ve lo inetta.

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