La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

MARZO

VIII. GIORNO

Ignoranza del Peccatore sopra i Benefizi di Dio.

 

« Ignoras, quoniam benignitas Dei ad poenitentiam te adducit? — Non sai tu che la benignità di Dio a penitenza t’induce? » (Lettera ai Romani 2, 4).

 

I.

Considera quanto perniciosa ignoranza sia questa: non sapere perchè Iddio ti tolleri tanto pazientemente nel tuo peccato. Finchè « ignoras — non sai » ciò, non ci sarà mai pericolo che ti emendi. Perchè altra cosa è non corrispondere a un beneficio, altra è non apprezzarlo, altra è non conoscerlo. Chi non corrisponde è nel numero degl’ingrati, chi non lo apprezza è in quello degl’iniqui, ma chi non lo conosce è in quel degli incorreggibili.

II.

Considera, che se Dio tollera te in questa forma, non è perchè non ti possa precipitare di subito nell’Inferno; è perchè non vuole, sperando che tu frattanto ti abbia da ravvedere. Chi non vede però, come la benignità del Signore non solamente t’invita alla penitenza, ma quanto spetta ancora a lei, ti c’induce, adducit, o com’altri leggono, impellit; ti spinge, ti stimola, ti violenta? Perchè, come puoi tu resistere nel mirare, che un Signore di tanta maestà, sopporti tanti disprezzi, che tu gli fai, solo perchè tu, verme vilissimo, non perisca? Non dovrebbe bastare una benignità sì maravigliosa a commuovere un cuor di sasso? E pur è così: « Propterea expectat Dominus, ut misereatur vestri. — Per questo aspetta il Signore, affin di usarvi pietà » (Isaia 30, 18).

III.

Considera quanto orrendo male sia quello, che tu commetti, se per questo medesimo prendi ardire di peccare più liberamente, perchè il Signore si mostra a te sì benigno nel tollerarti. E non è questo un voler essere avvedutamente cattivo, perchè Dio è buono? Se tu vuoi offendere Dio, perchè ti benefica, dunque bisognerà, che ancor tu l’offenda, perchè ti ha beneficato, perchè per te si è vestito di umana carne, perchè ha sparsi tanti sudori, perchè ha versato tanto Sangue, perchè è arrivato a morire in Croce per te. Rimira un poco, che conseguenze barbare son queste! e pure queste, se attentamente le ponderi, sono le tue, mentre la bontà del Signore non solo « ad poenitentiam te non adducit — a penitenza non t’induce », ma piuttosto « ad impoenitentiam — alla impenitenza ».

IV.

Considera, che una tal bontà del Signore in questo caso nostro è chiamata benignità, Benignitas Dei. Cioè una bontà, la quale è tutta graziosa, tutta gratuita, e però ti può abbandonare, quando a lui piace, e dare in mano alla Divina giustizia. Come dunque è possibile, che non tremi a pensar ciò che sarebbe di te, se ti abbandonasse? Forse non ha ella i suoi limiti, dentro i quali ha da contenersi? La potenza Divina è infinita, e contuttociò non produce infinite cose. La provvidenza Divina è infinita, e con tuttociò non provvede a infinite cose. Così quantunque la Divina bontà sia infinita, non per questo sopporta infinite volte. Ha il numero a lei prescritto dalla sua imperscrutabile ordinazione. E chi sa che questo per te non sia già compito? Altro è la misericordia nel suo attributo, altro è ne’ suoi atti. Questi pur troppo hanno fine: « Multae sunt miserationes ejus — Molte sono le sue misericordie », così si dice (1 Paral. 21): ma non così mai si dice « infinitae sunt — sono infinite ».

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