La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

MAGGIO

VIII. GIORNO

Forza delle insidie del tentatore ed armi necessarie alla difesa.

 

« Induite vos armaturam Dei, ut possitis stare adversus insidias Diaboli. Quoniam non est nobis colluctatio adversus carnem, et sanguinem, sed adversus Principes, et Potestates, adversus mundi Rectores tenebrarum harem, contra spiritualia nequitiae in coelestibus. — Vestitevi dell’armatura di Dio, affinchè possiate resistere all’insidie del Diavolo. Imperciocchè non abbiamo a lottare contro la carne e il sangue, ma contro i Principati, e le Podestà, contro i Rettori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti più maligni dell’alto » (Lettera agli Efesini 6, 11, 12).

 

I.

Considera, che Lucifero, per quanto muova contro di te tutto il suo esercito, che pur è tanto numeroso, non può nondimeno mai vincerti a viva forza : « Resistite Diabolo, et fugiet a vobis. — Fate resistenza al Diavolo, ed ei fuggirà da voi » (Lettera di Giacomo 4, 7). Se tu ripugni, non solo si partirà, ma fuggirà, tanto è il terrore, che tu gli dai. Figurati, ch’egli sia come il coccodrillo; fugge chi lo perseguita, perseguita chi lo fugge. Solo ti può vincere adunque per via d’insidie, con persuaderti ingannevolmente a cedergli il tuo consenso. Però l’Apostolo dice: « Induite vos armaturam Dei, ut possitis stare adversus insidias Diaboli. — Vestitevi dell’armatura di Dio, affinchè possiate resistere alle insidie del Diavolo »; non dice « adversus vim — alla forza », dice « adversus insidias — alle insidie ». Ma chi non vede, che per questo medesimo hai da armarti più prontamente? Se il De, monio ti potesse vincere colla forza, precipitandoti a dispetto tuo da quel posto d’integrità, d’innocenza, in cui ti ritrovi, saria per te meno male: il male è, che l’ottiene per via d’insidie, con adescarti, con allettarti, con far che tu ti precipiti da te stesso: Mitte te deorsum. Ond’è, che la caduta ti viene imputata a colpa. Vero è, che queste sue insidie sono sì gravi, che quasi quasi si possono chiamar forza, e però ti dice che ti armi. Vuoi vedere se sono gravi? non pretende nè anche da te l’Apostolo, che le vinca con un solenne trionfo: gli basta, che non sii vinto : « Induite vos armaturam Dei, ut possitis stare adversus insidias Diaboli. — Vestitevi dell’armatura di Dio, affinchè possiate resistere all’insidie del Diavolo».

II.

Considera quali sieno singolarmente le insidie dell’inimico, affine di non errare nell’armarti in un modo più che nell’altro. Queste insidie sono infinite: Multae sunt insidiae dolosi (Ecclesiastico o Siracide 11, 12). Ma tutte al fine si riducono ad una; a trasfigurarsi d’inimico in amico. Perchè non mai ti si accosta a fronte scoperta, con proporti il peccato come peccato; ma bensì con proportelo mascherato sotto una di queste larve, o di piacere, o di guadagno, o di gloria. Se ti vede inclinato al piacere, te lo maschera di piacere; se ti vede inclinato al guadagno, te lo maschera di guadagno; se ti vede inclinato alla gloria, te lo maschera di gloria. Non vuole, che tu mai vegga il peccato nudo, perchè sa che l’abborriresti. E se si accorge, che tu fai professione di virtuoso, che fa allor egli? « Ut perficiat simulationem — Perfezionando l’ipocrisia » (Isaia 32, 6). te lo rappresenta come opera di virtù. E questo è il sommo de’ mali. nerchè allora è quando il tristo si trasfigura in Angelo luminoso: Transfigurat se in Angelum lucis (Seconda lettera ai Corinzi 11, 14). E così allora pur è, quando è sommamente difficile il ravvisarlo : « Ouis enim revelabit faciem indumenti ejus? — Imnerocchè chi scuonrirà la superficie della sua veste? » (Giobbe 41, 4). Però quello stato, nel quale hai più che mai da temere il vizio, è quando tu lo apprendi per virtù, credendo sincerità quello ch’è maldicenza, sodezza quel eh’ è protervia, saviezza quel eh’ è passione. Se allora tu non ti ravvedi per tempo, tu sei perduto; perchè il primo rimedio contro ogni vizio fu sempre questo: stimarlo vizio.

III.

Considera, che presupposto ciò, l’arma più principale, che tu hai da imprendere, è l’orazione, perchè questa è quella, che sopra ogni altra cosa dà lume a scoprir gl’inganni « In his omnibus deprecare Altissimum, ut dirigat in veritate viain tuam.— In tutte queste cose invoca l’Altissimo, affinchè raddrizzi i tuoi passi nella verità » (Ecclesiastico o Siracide 37, 19). E dopo questa tu hai costantemente ad imprendere l’esercizio di ogni virtù, perchè questo al lume aggiunge la perizia, aggiunge la pratica, aggiunge la facilità di pensare a molti rimedii, che riescono salutari. « Vir in multis expertus cogitabit multa. — L’uomo sperimentato in molte cose sarà assai riflessivo » (Ecclesiastico o Siracide 34, 9). Ed ecco la tua armatura. Vero è, che questa più si dice di Dio, di quel che si dica tua : armaturam Dei; perchè sebbene tocca a te di vestirtene di tua mano, indulte vos, contuttociò l’hai da Dio. E guarda bene di non andarne superbo. Non senti ch’ella è somigliante a una veste? « Induite — Vestitevi ». Adunque egli può spogliartene quando vuole; nel resto sai, perchè questo esercizio d’ogni virtù si dice armatura? perchè orna insieme, e difende.

IV.

Considera alquanto più particolarmente le qualità de’ tuoi nemici infernali, perchè tanto più intendi la necessità, che ti stringe di star sempre in difesa. Primieramente non sono nemici visibili, com’erano gli Egiziani, com’erano gli Ammoniti, com’erano gli Amorrei : « Non est nobis colluctatio adversus carnem et sanguinem. — Non abbiamo a lottare contro la carne, ed il sangue »; ma sono nemici invisibili. Che più? sono spiriti, che nulla hanno di materiale; e però sappi, che penetrano da per tutto : penetrano negli occhi, penetrano negli orecchi, penetrano nella memoria, penetrano nell’immaginazione, penetrano nell’intelletto, penetrano nella volontà, e per tutto s’inoltrano ad insidiarti. Di più contengono ordinatissime schiere, e tra le altre due, i Principati, e le Podestà : Principes, et Potestates. Perchè devi sapere, che di tutte le schiere furono gli Angeli, che caddero giù dal Cielo ribelli a Dio ; e così serbano ancora l’ordine stesso, l’istessa Gerarchia, l’istesso Governo, quantunque indirizzato al male; e perchè lo serbano? Perchè altrimenti formerebbero turba, non formerebbero esercito ; e così sarebbero poco abili a far battaglia. Alla fine del Mondo, quando già la battaglia sarà finita, cesserà l’ordine, e rimarrà il solo orrore, perciocchè l’ordine può nell’Inferno stare un poco bensì, ma non può abitarvi : « Nullus ordo, sed sempiternus horror inhabitat. — Non vi abiterà verun ordine, ma un sempiterno orrore ». Vero è, che se essi ritengono ancora l’ordine delle loro pristine schiere, non però egualmente ritengono ancora i nomi, ma quelli solo, che sono indifferenti a significare il bene, ed il male; e tali sono i Principati, e le Podestà: Principes, et Potestates ; e però l’Apostolo non usò altri, che questi. I Principati tra i Demonii son quegli, i quali sono i più principali a promuovere la malizia; le Podestà sono quegli, i quali sono i più potenti a punirla. Nel resto il nome di Angelo, e il nome di Arcangelo, che significa apportatore d’ambasciate (l’Angelo di minori, l’Arcangelo di maggiori) compete loro bensì, ma solamente coll’aggiunto o di Satana, o degli Abissi, o di Averno, o di Tenebroso. Il nome di Serafino esprime un cuore innamorato di Dio; e questo non compete a chi l’odia. Il nome di Cherubino esprime una mente intelligente di Dio, e questo non compete a chi non lo vede. Il nome di Troni esprime il seggio di Dio, e questo non compete a chi giace sotto i suoi piedi come sgabello : Donec ponam inimicos tuos scabellum pedum tuorum. Il nome di Virtù esprime la virtù di Dio, la costanza, il coraggio; e questo non può competere a chi non è capace più di valore, ma sol d’inganno. Il nome di Dominazioni ha bensì loro taluno voluto ascrivere, ma non così propriamente, perchè la Signoria porta seco una specie di libertà, che non può convenire a quegli infelici, che come Schiavi, Rudentibus Inferni detracti, sono laggiù dannati a catene, dannati a ceppi. Però piuttosto che intitolarli Dominazioni, gli ha qui l’Apostolo intitolati Rettori di questo Mondo, cioè de’ mondani, di quei che vivono secondo i dettami del Mondo, secondo i desiderii del Mondo, « Mandi Rectores — Rettori del Mondo ». E perchè ne sono Rettori? perchè gli aggirano come più piace ad essi senza contraddizione, senza contrasto. Quei che ad essi resistono virilmente, sono quei che hanno voltate le spalle al Mondo. Dipoi veduta la varietà dell’esercito, guarda le armi, di cui van tutti forniti. E qual’armi sono? Son le nequizie più fine : Spiritualia nequitiae. Questo vuol dire, Spiritualia nequitiae; quel sunto più lambiccato, che noi pur volgarmente chiamiamo spirito; il più sottile della malvagità, il più scaltro della malizia; perchè appena ritrovasi, chi gli arrivi in ordire inganni. Per ultimo guarda ancora il vantaggiosissimo posto d’onde combattono, ch’è dall’alto, in caelestibus; ti stanno al di sopra, e così ancora ti scorgono da per tutto, ti assediano, ti assaliscono, senza che appena ti possa da lor guardare : li trovi negli esercizi della contemplazione, li trovi nelle confessioni, li trovi nelle comunioni, li trovi insomma nelle opere ancor più sante, in caelestibus. E non pare a te, che atteso ciò, sia bisogno di ben armarsi?

V.

Considera, che tu anzi ti atterrirai a quanto si è detto, nè crederai di poter mai resistere ad un esercito di così maligni nemici. Ma fatti cuore, perchè non senza ragione disse l’Apostolo, che tutto il loro regno sta nelle tenebre: « Mundi rectores tenebrarum harum — I rettori di questo mondo di tenebre », come vengono a luce, han perduto il Regno. Però qui sta la salvezza, che tu gli sappia far tutti venire a luce con uno scoprimento interissimo di coscienza. Laddove senza questo, misero te! sei facilmente perduto. E’ dunque necessario di armarsi coll’orazione, come da principio io ti dissi : ed è necessario di armarsi coll’esercizio delle virtù. Ma che ti vagliono le armi, se tra le tenebre tu non discerni il nemico? o se ingannato alle vesti, ingannato alla voce, lo credi amico? Speri tu forse di poter giugnere mai pienamente a discernerlo da te stesso, o col lume che Dio ti doni nell’orazione, ovvero con quella perizia, con quella pratica, che tu acquisti nell’esercizio delle virtù? Ti inganni assai, perchè Dio vuole, che tu non ti fidi mai totalmente di te medesimo, per perfetto che sii : ma ch’eserciti l’ubbidienza, ma ch’eserciti l’umiltà, con manifestare a un altro uomo le tue fiacchezze, com’ egli già manifestò le sue fin a’ suoi discepoli, a discepoli sì idioti, a discepoli sì inesperti; quando nell’orto non si vergognò di dir loro: « Tristis est anima mea usque ad mortem. — L’anima mia è afflitta sino a morte ». E non sai tu, che tutti i Capitani ancora più antichi mai non si sdegnano di tener consiglio di guerra, e di udire ancora il parere de’ più novelli, e di seguitarlo? E questo è ciò ch’hai da fare nel caso nostro. Non dire, che il Padre Spirituale è un uomo ordinario. Perché anzi allora il Demonio abborrisce più, che gli scopri le sue furberie, le sue trame, i suoi tradimenti; e così allora fugge più presto. Comunque siasi. Il Demonio è come il serpente, è amante di tenebre: vuoi che si fugga quanto prima? e tu scoprilo: Si denudaveris absconsa illius, non persequeris post eum (Ecclesiastico o Siracide 27, 19). Se tu lo scuopri, non avrai necessità di corrergli punto dietro a perseguitarlo, non persequeris, perchè egli sarà il primo a fuggir da te.

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