La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

MAGGIO

VII. GIORNO

Iddio quanto abbia in abbominio la terrena politica o sia la doppiezza, e quanto ami la semplicità.

 

« Abominabile Domino cor pravum; et voluntas ejus in iis, qui simpliciter ambulant. — E’ abbominevole al Signore un cuor doppio: e si compiace di quelli, che camminano con semplicità » (Proverbio 11, 20).

 

I.

Considera quanto sulla terra sian degni di compassione alcuni mondani, i quali studiano tanto, all’in d’ imparare una scienza a Dio così odiosa, come è la falsa politica. Hanno per fine di arrivare al conseguimento de’ loro privati interessi, e poi ciò studiano di ricoprir col mantello dell’util pubblico, della carità, della convenienza, dell’ onestà, e per conseguenza della maggior gloria Divina : « Abominabile Domino cor pravum. — E’ abbominevole al Signore un cuor doppio ». Questo è quel cuore, che tortuoso nasconde l’iniquità, l’inorpella, l’indora : « Est qui nequiter humiliat se, et interiora ejus plena sunt dolo. — V’ha chi maliziosamente s’umilia, e il cuore di lui è pieno di frode » (Ecclesiastico o Siracide 19, 23). Ma che gli vale? Può ingannar con ciò gli uomini, non ha dubbio, ma non già Dio : « Numquid Deus decipietur, ut homo, vestris fraudulentiis? — Forse Dio verrà ingannato, come l’uomo, dalle vostre astuzie? » (Giobbe 13, 9); non già, perchè Dio vede tutto : « Homo videt ea, quae parent, Deus autem intuetur cor. — L’uomo vede le cose, che dan negli occhi, ma Dio vede il cuore » (Primo libro dei Re 16, 7).

II.

Considera per qual ragione si dice, che questo cuore non solo a Dio sia odioso, ma abbominevole: « Abominabile. Domino cor pravum. — E’ abbominevole al Signore il cuor doppio ». Perchè è tutto opposto al procedere, che Dio tiene. Iddio è verità, e però troppo conviene ancor, che abborrisca i doppii, i finti, i fraudolenti, i perversi : « Simulatores et callidi provocant iram Dei. — Gl’ipocriti e gli scaltri provocano l’ira di Dio » (Giobbe 36, 13). « Simulatores — gl’ipocriti » in affettar la virtù, « callidi — gli scaltri » in ascondere il vizio, « provocant iram Dei — provocano l’ira di Dio », non solo incorrono nel furore Divino, ma anche lo provocano. Così tu vedi, che sulla Terra il Signore non trattò mai veruno (per gran peccatore che egli fosse), con modi acerbi, fuorchè gl’ipocriti. In un solo discorso a questi stessi otto volte gridò : « Vae vobis. — Guai a voi » (Vangelo di Matteo 23). Gli chiamò sepolture, gli chiamò serpi, gli chiamò figliuoli d’Inferno: ma sopra tutto godè di chiamarli stolti, come coloro, che dimostravan di credere, che a Dio bastasse l’apparente pietà senza la reale : « Stulti, nonne qui fecit, quod deforis est, etiam id, quod deintus est fecit? — Stolti, chi ha fatto il di fuori, non ha egli fatto anche il di dentro? » (Vangelo di Luca 11, 40). Ma checchè siasi di ciò, il sommo male nel peccatore qual è? è pretender di più la gloria di giusto. E questo è ciò, che fanno appunto questi Uomini detti doppii : ond’è, che se gli altri peccatori ordinarii si sogliono chiamar bestie, gli usurai lupi, i superbi pantere, i sensuali porci, i crudeli tigri, gl’iracondi cani, gli infingardi conigli, i loquaci rane; i doppii soli fra tutti sono da Santo Agostino chiamati mostri, perchè con una portentosissima unione pretendono di congiugnere in se medesimi tutti i vizi, ora detti, colla virtù, che dimostrano nell’esterno. Qual maraviglia è però, se Dio non gli abborrisca, ma ancor gli abbomini? abborrisce le bestie tra i Cristiani, abbomina i Mostri, « Abominabile Domino cor pravum. — E’ abbominevole al Signore il cuor doppio ».

III.

Considera, che quanto il Signore abbomina i doppii, tanto ama per contrario quei che procedono con santa semplicità: « Voluntas ejus in iis, qui simpliciter ambulant. — Si compiace di quelli, che camminano con semplicità »; con questi ha il suo genio, con questi ha il suo gusto, con questi più si compiace di conversare: « Cum simplicibus sermocinatio ejus. — Tiene la sua conversazione co’ semplici » (Proverbio 3, 32). Mercecchè questi sono i veri figliuoli: Simplices Filii Dei (Lettera ai Filippesi 2, 13). Qual è la dote principal de’ figliuoli? rappresentare il lor padre. Però il Figliuol Divino è chiamato specchio, è chiamato figura, è chiamato forma, è chiamato immagine dell’eterno suo Padre, perchè in qualunque più perfetta maniera lo rappresenta. Ora questo hanno i semplici, rispetto a Dio; lo somigliano più di tutti, perchè questa è la somma dote di Dio, la semplicità: non ha composizione in se stesso di alcuna sorta, non ha inganno, non ha illusione: « Scio, Deus meus, quod simplicitatem diligas. — Io so, mio Dio, che tu ami la semplicità » (Primo libro delle Cronache 29, 17). E così non è da stupire, se tutta la sua inclinazione è sopra de’ semplici: Voluntas ejus in iis, qui simpliciter ambulant. Sono suoi figliuoli speciali; però dà in loro potere la sua volontà, Voluntas ejus in iis: però gli aiuta, però con modo particolare gli protegge in tutti i loro andamenti: Proteget gradientes simpliciter (Proverbio 2, 7). Tu affezionati pure a questa virtù, perchè se non altro, non avrai da temere di essere il dì del Giudizio svergognato, e scornato come gl’ipocriti: « Qui ambulat simpliciter, ambulat confidenter. — Chi cammina con semplicità, cammina con fidanza » (Proverbio 10, 9), perchè non dubita di dovere apparire giammai diverso da quello, che si dimostra: « Qui autem depravat vias suas, manifeslus erit. — Chi poi è finto ne’ suoi andamenti, sarà discoperto », perchè verrà dì, in cui gli caderà di volto la maschera; e dove? su qualche palco? su qualche piazza? al cospetto del Mondo tutto.

IV.

Considera, che dice: « Voluntas ejus in iis, qui simpliciter ambulant. — Si compiace di quelli, che camminano con semplicità », non « inepte — con isciocchezza », non « inconsiderate — con inconsiderazione », non « imprudenter — con imprudenza »; perchè il Signore ama i semplici di virtù, non di dappocaggine. Credi tu forse, che la semplicità oppongasi alla prudenza? tutto il contrario; anzi le va sempre unita come sorella: « Estote prudentes sicut serpentes, et simplices sicut columbae. — Siate prudenti come serpenti, e semplici come colombe » (Vangelo di Matteo 10, 16). Queste due cose non si hanno ad intendere mai disgiunte tra loro, e però non ti si dice, che sii nè assolutamente prudente come il serpente, nè assolutamente semplice come la colomba, ma che sii l’uno e l’altro insieme; sicchè dall’ eccessiva prudenza dell’uno e dall’eccessiva semplicità dell’altra tu venga a formar quel mezzo, nel quale sempre si ritrova a seder la virtù morale. La semplicità dee togliere alla prudenza l’eccesso, nel quale sale, quando trascorre in astuzia; e la prudenza dee togliere. alla semplicità l’eccesso, nel quale cade, quando trapassa a sciocchezza. In una parola, sii prudente come è il serpente, a conoscer le fraudi, affine di poterle schivare : « Videte quomodo caute ambuletis. — Badate di camminar cautamente » (Lettera agli Efesini 5, 15); ma sii lontano siccome è la colomba dall’operarle. E ciò vuol dire: « Voluntas ejus in iis, qui simpliciter ambulant. — Si compiace di quelli, che camminano con semplicità ». Che cosa è « ambulare — camminare » nelle Divine Scritture, qualor è tolto in senso più metaforico, che reale? E’ diportarsi, è procedere : « In novitate viti ambulemus. — Diportiamoci d’una maniera nuova » (Lettera ai Romani 6, 4). « Ambulante» inordinate. — Procedendo con disordine » (Seconda lettera ai Tessalonicesi 3, 6). « Ambulantes inquiete. — Diportarsi senza riposo » (Seconda lettera ai Tessalonicesi 3, 11). E però coloro son quei, che « simpliciter ambulant —camminano con semplicità »; i quali in tutte le opere loro, in tutte le parole, in tutti i pensieri non si dipartono mai dalla verità: « Majorem horum non habeo gratiam, dice il Signore, quam ut audiam filios meos In veritate ambulare. — Maggior piacere io non provo, che in sentire, che i miei figliuoli camminino nella verità » (Giona 4). La verità non pretende, che tu scuopra a tutti te stesso, ma prescrive, che tu non menta; sicchè dissimuli a tempo, sii cauto, sii circospetto, ma non mai simuli con operare da astuto : « Abdicamus occulta dedecoris . — Rinunziamo ai nascondigli infami » (Seconda lettera ai Corinzi 4, 2), con tener da noi lontano ogni sospetto d’iniquità, d’impurità, d’immondezza ancora segreto, che possa pregiudicare all’uffizio nostro, ma non ambulante in astutia (Seconda lettera ai Corinzi 4, 2). Non però ciò procuriamo con modi astuti, ma sol con essere quei, che vogliam parere. Così diceva l’Apostolo, come quegli, che avea unita la prudenza di serpente, e la semplicità di colomba; e così devi poter dire ancor tu nello stato tuo. Lascia pur al mondo di astuzia quanto ne vuole, lasciagli le finzioni, lasciagli le fraudi, e unicamente tieni per te quella dote, che Gesù Cristo raccomandò di bocca sua tante volte alla sua Sposa Maddalena de’ Pazzi, e chiamò nettezza : nettezza di pensieri, nettezza di parole, nettezza di opere: la prima si oppone all’astuzia, la seconda alle finzioni, la terza alle fraudi.

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