La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

GENNAIO

VII. GIORNO

Frutti del timor di Dio, e quale debba essere.

 

« In timore Domini esto tota die, quia habebis spem in novissimo. — Sta fisso perpetuamente nel timor del Signore; perocchè avrai fiducia alla morte» (Proverbio 23, 17, 18).

 

I.

Considera il frutto grande, che seco reca il santo timor divino: aver fiducia alla morte, in novissimo. Questa è la regola universale comprovata dalla sperienza. Quelli, che in vita sono più baldanzosi, con dir se peccano, che la misericordia Divina gli aiuterà, neppure alla morte ardiscono d’invocarla. Son tutti pieni di disperazione, o almeno di diffidenza. Quelli allora procedono con più animo, che furono di coscienza più timorosa. Mira un poco di guai sei.

II.

Considera, che per conseguire alla morte questa fiducia, non basta adesso un timor Divino ordinario vuol essere grande assai. Però non dice « sit in te timor Domini tota die — stia fisso in te perpetuamente il timor del Signore », ma « esto in timore Domini tota die — sta fisso tu nel timor del Signore perpetuamente », perchè il timore divino ha da esser appunto a guisa d’un mare, che ti circondi, sicchè sommersovi non ne possi uscir fuori. E ciò quanto tempo? dalla mattina alla sera : non dice « singulis diebus — ogni giorno », no « tota die — tutto il giorno ». Non vuol essere frequente, vuol essere continuato.

III.

Considera, che questo è quanto finalmente è promesso a chi possiede un sì alto timor divino: avere alla morte fiducia: Habebis spem in novissimo. Non dice « habebis securitatem — avrai si curezza», ma « habebis spem — avrai fiducia »; perchè nemmeno questo timore medesimo, che si è detto, può renderti mai sicuro. Or s’è così, che sarà dunque di quei, che non n’hanno punto? Potranno gli scellerati aver sicurtà, se i Santi nulla avranno più che speranza?

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