La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

AGOSTO

 

VII. GIORNO

S. Gaetano.

Quanto si debba far caso della virtù e dell’umiltà.

«Humiliamini sub potenti manu Dei, ut vos exaltet in tempore visitationis, omnem sollicitudinem vestram projicientes in eum, quoniam ipsi est cura de vobis.— Umiliatevi sotto la potente mano di Dio, affinchè vi esalti nel tempo della visita, ogni vostra sollecitudine gettando in lui, poichè egli ha cura di voi » (Prima lettera di Pietro 5, 6, 7).

 

I.

Considera, come il maggior male, che forse in te si ritrovi, è il non volere pienamente lasciarti governare da Dio. Non voglio credere, che tu sii di coloro, i quali a suo dispetto pretendono di esaltarsi. Ma quanto è facile, che se non sei di costoro, almen sii di quelli, che con superbia risentonsi ad ogni contrarietà, che da lui ricevono, nè vogliono dire anch’essi con umiltà: « Dominus est: quod bonum est in oculis suis faciat. — Egli è il Signore: faccia quello, che agli occhi suoi è ben fatto » (Primo libro di Samuele 3, 18). Però t’intima qui chiaramente l’Apostolo, che ti umilii sotto la mano potentissima del tuo Dio: Humiliamini sub potenti manu Dei. Perchè se non vuoi umiliarti a lui con tuo merito, saprà ben egli umiliarti a tua confusione: « Humiliabit illos qui est ante sacula. — Umilierà costoro quegli che è prima de’ secoli » (Salmo 55, 20). Credi forse tu, che gli debba riuscir difficile? Anzi però qui senti dire, ch’egli ha mano potente assai, perchè lo può far con poco. Quella mano, la quale ad atterrare un gigante ha bisogno di lancie, di spade, di scimitarre, non è potente. Potente è quella, che lo può insino atterrare con una frombola, come fece il pastorello Davidde. E tal è la mano di Dio. Con un niente ella può umiliarti: « Sicut lutum in manu figuli, sic vos in mania mea, domus Israel. —Siccome la terra è in mano del vasaio, così voi, casa d’Israele, nelle mie mani » (Geremia 18, 6). Non vedi con quanto poco quel fornaciaio può fare a quel suo vaso il peggio ch’ei sappia? Non ha bisogno di martello pesante, come hanno gli altri co’ loro vasi, o di metallo, o di marmo. Con un sol colpo di bastone lo stritola in mille pezzi. E così può Dio fare con te : « Comminuetur, sicut conteritur lagena figuli contritione pervalida, et non invenietur de fragmentis ejus testa. — Va tutto in frantumi, come frangesi un vaso di terra per una forte percossa, de’ cui rottami non trovasi un coccio » (Isaia 30, 14). E s’è così, come dunque ancor non ti umilii con una profondissima riverenza alla disposizione di colui, che ti può fare con una somma facilità tanto peggio di quello, che ti succede? « Humiliamini sub potenti manu Dei — Umiliatevi sotto la mano potente di Dio ». Questo vuole chi ti ordina, che ti umilii. Vuole, che chini il capo, confessando umilmente fra tutto ciò, che patisci, che ben ti sta: « Omnia quae fecisti nobis, Domine, in vero judicio fecisti — Tutto ciò che hai fatto, o Signore, hai fatto rettamente ».

II.

Considera, che come la mano del Signore è potente a umiliarti, se tu ti esalti, così è potente a esaltarti, se ti umilii. Ti può esaltare in questo Mondo medesimo con far sì, che quel disastro, che tu sopporti pazientemente da lui, ritorni finalmente a tua maggior gloria, come a Giuseppe ritornò la sua misera schiavitudine nell’Egitto : « Vos cogitastis de me malum; sed Deus vertit illud in bonum, ut exaltaret me. — Voi faceste cattivi disegni contro di me; ma Iddio li convertì in bene, affine d’esaltarmi » (Genesi 50, 20). E quando non ti esalterà in questo Mondo, ti esalterà, ch’è molto meglio, nell’altro, allor che fedelmente a ciascuno renderà il premio della soggezione mostrata al Divin volere. « Exaltabit mansuetos in salutem. — I mansueti esalterà a salute » (Salmo 150, 4). Questo è quel che tu hai puramente a desiderare. E però dice l’Apostolo: « Humiliamini sub potenti manu Dei, ut vos exaltet in tempore visitationis — Umiliatevi sotto la potente mano di Dio, affinchè vi esalti . nel tempo della visita »; non « in tempore hoc — nel tempo presente », ma « in tempore visitationis — nel tempo della visita », cioè nel dì solennissimo del Giudizio. Quello sarà il dì della visita universale, ordinata appunto da Dio ad un tale effetto di riveder tutti i conti al genere umano, e di rassettarli, sicchè nessuno si possa doler di aggravio : « Ecce dies Domini veniet, etc. et visitabo super Orbis mala. — Ecco che verrà il giorno del Signore, ecc. e punirò i delitti del Mondo » (Isaia 13, 9). E in quella visita, che sommo onore sarà l’essere al cospetto di tutti riconosciuto per servo fedele a Dio, cioè per servo, che non volle a lui togliere giammai punto della sua gloria, ma si contentò d’ogni strazio, d’ogni strapazzo, purchè Dio solo restasse il glorificato? Oh come il Signore sarà allora tenuto ad esaltare questo suo servo sì nobile! Come potrà far di meno di non gli gettare con un tenerissimo amore le braccia al collo, di non accarezzarlo, di non applaudirgli, di non gli donare una corona di gloria più bella assai, che non fu quella, la qual pose Assuero al disprezzato Mardocheo sulla testa? « Erexit eum ab humilitate ipsius, et exaltavit caput ejus. — Egli lo sollevò dalla sua abbiezione, ed esaltollo » (Ecclesiastico o Siracide 11, 13). Adunque contentati per un poco di chinare ora il capo con umiltà negli accidenti, che facilmente ti avvengono più contrari, perchè verrà finalmente, verrà quel giorno, in cui lo dovrai sollevare : « Humiliamini sub potenti manu Dei, ut vos exaltet in tempore visitationis — Umiliatevi sotto la potente mano di Dio, affinchè vi esalti nel tempo della visita ».

III.

Considera, come quello che soprattutto t’impedisce il lasciarti guidar da Dio, come più gli piace, è perchè di lui non ti fidi. Stimi in un certo modo, ch’egli occupato in pensare al bene di tanti, non pensi al tuo; ma che ti lasci poco men, che avvenire le cose a caso : « Et dicis: quasi per caliginem judicat. — Onde dici: (Dio) giudica quasi all’oscuro » (Giobbe 22, 13). Oh quanto vivi ingannato! Sta pur sicuro, ch’egli ha di te una spezialissima cura, come l’ha di tutti : Quoniam illi est cura de vobis. E posto ciò, fatti cuore. Sai tu che vuol dire: « Est illi cura de vobis — Egli ha cura di voi »? Non vuol dir solamente ch’ei pensa a te, ma che vi pensa di modo, che quanto mai ti avvien di avverso, e di acerbo, lo fa avvenire per tuo maggior benefizio. Che vuol dire aver cura di un ammalato? « Curam illius habe. — Abbi cura di lui » (Vangelo di Luca 10, 35). Vuol forse dire assistergli intorno al letto, per dargli a tutte l’ore ciò ch’egli chiegga di più notevole? No di certo. Vuol dire assistergli, per dargli ancora, quando torni a suo pro, de’ bocconi amari. Così fa Dio parimente con te. Tu sei malato : « Homo marcidus, egens recuperatione. — Uomo languido, bisognoso d’aiuto » (Ecclesiastico o Siracide 11, 12). Sa egli il bisogno tuo : Però dunque affermasi, ch’egli ha cura di te : Est illi cura de vobis; perchè ti dà ciò, che giova, non ciò, che piace. Se procedesse altrimenti, non si potrebbe mai dir, che ne avesse cura. Fingiti dunque di veder, ch’egli come in persona ti assista, con amore appunto di Padre; e ch’egli sia, che ti rompa quel tuo disegno, perchè tel conosce nocivo, egli che ti disponga quella confusione, egli che ti determini quel contrasto, egli che dia perfettissima regola a tuttociò, che di giorno in giorno ti accade. Non ti potrai col pensiero mai fingere a sufficienza in questa materia quello, che fa teco il Signore per verità: « Illi est cura de vobis — Egli ha cura di voi » ; « illi — egli » in persona, e non « ministris illius — i suoi ministri ».

IV.

Considera il frutto grande, che dovrai riportare da questa persuasione, se l’avrai sempre vivissima nella mente. Il frutto sarà, che tu getti tutta la sollecitudine di te stesso nel sen di Dio, sicchè tu di te non vogli più saper nulla, come fa quel savio figliuolo, che a sè non pensa, perchè sa di avere un buon padre. E questo è quello a che pretende l’Apostolo, che tu arrivi. Che però dice : « Hamiliamini sub potenti manu Dei, etc., omnem sollicitudinem vestram projicientes in eum, quoniam illi est cura de vobis — Umiliatevi sotto la potente mano di Dio, ecc., ogni vostra sollecitudine gettando in lui, poichè egli ha cura di voi » ; non dice « deponentes — mettendo », ma « projicientes — gettando », tanto egli l’ha per nociva. Oh, se intendessi di quanto gran pregiudizio alla vita spirituale ti sia quella cura superflua, ansiosa, affannosa, ch’hai tu di te, che tal è la sollecitudine! Quella è, che soprattutto ti ritarda dal dare, almen totalmente, il tuo cuore a Dio. Però non solo hai quanto prima a scuoterla da te stesso, ma da gettarla, come appunto fa chi si vede una serpe in seno. E non è serpe una prudenza soverchia? Anzi ella appunto è la serpe peggior d’ogni altra : perchè questa è quella, che nel Paradiso terrestre fe’ diffidare di Dio i due primi padri. Getta dunque via questa serpe: gettala dal tuo seno nel sen di Dio : projice in eum; e questa serpe medesima saprà egli ricevere da te in dono assai più gradito, che anticamente non gli erano le colombe : dono, che tanto più lo stimolerà giornalmente ad aver cura di te, quanto vedrà, che più ti fidi di lui: « Jacta super Dominum curam tuam — Getta nel Signore la tua ansietà », ch’è questa sollecitudine sì molesta, « et ipse te enutriet — ed egli ti sostenterà ». Non solo nutriet, ma enutriet, perchè lo farà con affetto anche più speziale. Questo è il guadagno, che fa chi di Dio si fida, se l’obbliga con poco all’estremo segno : « Erit tibi anima tua in salutem, quia in me habuisti fiduciam. — L’anima tua avrà salute, perchè hai confidato in me » (Geremia 39, 18).

V.

Considera, che se alcuno intese mai su la Terra tal verità, fu senza dubbio tra i primi quel glorioso Santo, di cui ricorre in questo dì la memoria, San Gaetano : mentr’egli con maniera speziale obbligò tutti i suoi Figliuoli a dipendere dalla Provvidenza Divina, non solo nelle cose, che sembrano più accessorie, ma ancora in quelle, le quali sono di maggiore necessità, cioè il vitto, e il vestito. Quindi è, che nemmeno volle, ch’essi chiedessero mai limosina alcuna (come altri fanno santamente) per Dio, ma che l’aspettassero : tanto di Dio si fidò : « In Domino confido: quomodo dicitis animae meae: transmigra in montem sicut passer? — Io confido nel Signore: come dite all’anima mia : passa al monte come una passera? » (Salmo 11). La passera, quando lascia la valle per ire al monte, si dice, che sia solita di recarsi una spica in bocca, quasi che diffidi di potersi là così subito ritrovare il suo cibo pronto. Ma non così farò io, rispondea Davidde. Se perseguitato da Saulle, mi converrà di fuggire su i monti alpestri, non sarò punto sollecito di trovare ancora su quelli chi mi provegga. Ho Dio da per tutto, confido in lui, non mi mancherà di che vivere. Può essere, che un Nabale stolto, scortese, mi nieghi ancora una piccola refezione con modi indegni: ma dove mancherà Nabale, supplirà per Nabale un’Abigaille. Così parea pur, che dicesse questo gran Santo : se non che dove Davidde ricercò da Nabale il provvedimento, egli non volle chiederlo da véruno, ma solo attenderlo. Tu, se non sai giugnere a tanto di confidenza, sii contento almeno di credere, che Dio non ti mancherà nello stato tuo di provvederti opportunamente di ciò che ti sia giovevole, senza che tel procuri con modi, se non iniqui, almeno imperfetti : « Numquid solitudo factus sum Israeli, aut terra serotina? — Sono io forse per Israele un deserto, o una terra serotina?» (Geremia 2, 31). Non solamente Iddio non è terra sterile, sicchè lasci di dare il frutto a chi si fida di lui; ma nemmeno è terra serotina, sicchè lasci di darlo in tempo.

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