La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

GENNAIO

V. GIORNO

Superbi ed umili in confronto, come da Dio trattati.

 

«Deus superbis resistit, humilibus autem dat gratiam.Dio resiste a’ superbi, e agli umili dà la grazia » (Lettera di Giacomo 4, 6).

I.

Considera chi sono coloro, ai quali noi sogliamo far resistenza. Sono quelli, che ci vogliono togliere il nostro; quando uno ingiustamente ci vuole toglier la vita, o toglier la riputazione, o toglier la roba, allora è quando noi fortemente gli resistiamo. Or adesso intenderai la cagione, per cui si dice, che il Signore resiste ai superbi: Superbis resistit; perchè i superbi gli vogliono togliere il suo. Oh che ladro infame sei tu, ‘quando, o per quelle ricchezze, che tu possiedi, o per la scienza, o per la saviezza, o per la facondia, o per qualch’atto medesimo di virtù tu t’insuperbisci, e sprezzi gli altri, e ti vagheggi, e ti vanti, e ti compiaci in tante varie forme di te! Quanto in te scorgi, non è tutto dono di Dio? «Quid habes quod non accepisti? — Che hai tu, che non lo abbi ricevuto? » (Prima lettera ai Corinzi 4, 7). E s’è suo dono, perchè invanirtene, quasi che fosse tuo merito? Si autem accepisti, quid gloriaris, quasi non acceperis. E’ vero, che agli atti di virtù tu concorri in vigor del libero arbitrio. Ma questo concorso medesimo devi a Dio, che ti fa concorrere, quantunque in quella forma, la qual è dovuta a te, cioè a dire liberamente: «Deus est, qui operatur in te velle. — Dio è che opera in te il volere » (Lettera ai Filippesi 2, 13). Il corpo non concorre egli ancora alle operazioni, che fa, di vedere, di saltare, di schernire, di parlare si eccessivamente? E pure sarebbe pazzo, se volesse attribuirne veruna a sè, non all’anima, che lo regge. Or ecco ciò, che sia .il tuo libero arbitrio, senza la grazia Divina: è un corpo senza anima; non può niente, o se può niente, può peccare, può perdersi, può perire. Beato te, se ti sprofondassi intimamente a capir questa verità! Quanto ti arrossiresti di tanti furti, che giornalmente hai commessi contro il tuo Dio!

II.

Considera per qual ragione si dice, che il Signore agli umili dà la grazia, eh’ è una gioia sì segnalata. Perchè egli sa di metterla in buone mani. Gli umili sono depositarii fedeli, non rubano, non usurpano, non si vagliono di quello, ch’è loro dato, se non in ossequio di quel Signore medesimo, che lo diè. E però il Signore dà volentierissimo agli umili ogni ricchezza: «Et emittit fontes in convallibus. — E fa nelle valli scaturir le fontane» ; perchè al fin sa, che tutto gli tornerà in casa sua, e che quei fiumi non resteran nelle valli, ma andranno al Mare. Oh quanto è giusto, che il Signore sia geloso della sua gloria! Ognuno ha da favorire la verità. Se Iddio mai volesse attribuire a te punto di quella gloria, che tutta è sua, sarebbe un bugiardo. Laddove tu per questo a Dio piaci tanto, quando ti umili, perchè dici la verità.

III.

Considera, che quando tu però sei tenuto ad intraprendere qualche malagevol impresa, che ridondi ad onor Divino, hai da far, che prima preceda questo esercizio: considerare che «Deus superbis resistit, humilibus autem dat gratiam. — Dio resiste ai superbi, e agli umili dà la grazia » . Ti hai da raccogliere per qualche poco in te stesso, conoscer il proprio niente, la tua fiacchezza, la tua ignoranza, la tua inabilità, i tuoi demeriti, e vivamente accusartene innanzi a Dio: poi persuaderti, che per questo medesimo Iddio vorrà compiacersi d’operar teco, perchè tanto più apparirà, ch’egli solo è quello, che opera. Non è egli quello, che «ostendit divitias gloriae suae in vasa misericordiae — fa conoscere i tesori della sua gloria a pro dei vasi di misericordia »? cioè negl’istrumenti più miseri, più meschini, e così eletti da lui per mera pietà? Adunque con questa viva fiducia, svegliata in te, va generoso ad investire le difficoltà, che ti vogliono spaventare, con sicurezza, che da te non puoi vincerle, ma che nondimeno le vincerai, perchè hai teco l’Onnipotente: « Eris omnipotens contra hostes tuos. — Sarai Onnipotente contro i tuoi nemici ».

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