La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

AGOSTO

 

IV. GIORNO

San Domenico Patriarca.

Con che amore ci abbia amato Gesù Cristo, e quale debba essere la nostra corrispondenza.

« Charitas Christi urget nos, ut qui vivunt, ioli non sibi vivant, sed ei, qui pro ipsis mortuus est. — La carità di Cristo ci sforza, onde quegli, che vivono, già non vivano per loro medesimi, ma per colui, che per essi morì » (Seconda lettera ai Corinzi 5, 14, 15).

 

I.

Considera, che sia ciò che Cristo pretese, quando arrivò insino a morir per te su un tronco di Croce. Forse ricomperarti solo dalla schiavitudine dell’Inferno ? No certamente, perchè a ciò sarebbe bastato che del suo sangue prezioso non desse più che una semplicissima stilla. Mentre dunque lo volle versare a rivi, mentre incontrò tanti strazi, mentre ingoiò tanti scherni, pretese guadagnar di modo il cuor tuo, che tu, benchè volessi tuttavia vivere a te medesimo, non potessi, ma fossi necessitato di vivere solo a lui. Però l’Apostolo, il quale giunse bene a capir questa verità, però dico, proruppe in queste parole, che son sì belle : « Charitas Christi urget nos — La carità di Cristo ci sforza », non dice, « invítat — invita », non dice, « impellit — spinge », dice : « urget — sforza », perchè non potea resistere a tanta forza. Ancorchè egli avesse voluto cessar di faticar in servizio del suo Signore, di pellegrinare, di predicare, di spender tutto se stesso in salvare delle anime a lui sì care, non gli sarebbe giammai stato possibile. Aveva fiaccole troppo accese ai suoi fianchi, che non gli davano pace: « Lampades ejus, lampades ignis, atque flammarum — Le sue fiaccole son fuoco e fiamme » « ignis — fuoco », a farlo ardere in sè; « flammarum —fiamme », a fare che cercasse di accendere ancora gli altri. Tu come provi questa beata agitazione di spirito in te medesimo? Questa sì ch’è segno di essere veramente Figliuol di Dio : « Qui spiritu Dei aguntur, hi sunt fui Dei. — Tutti quelli, che sono mossi dallo spirito di Dio sono figliuoli di Dio » (Lettera ai Romani 8, 14).

II.

Considera, che di ragione par che l’Apostolo avrebbe a dire: « Mors Christi urget nos, ut qui vivunt, jam non sibi vivant, etc. — La morte di Cristo ci sforza, onde quegli che vivono, già non vivano per se medesimi, ecc. ». Contuttociò dice « Charitas Christi — La carità di Cristo »; perchè se molto ha da muoverti quello che Cristo ha tollerato per te, più senza paragone ha da muoverti quell’amore col quale l’ha tollerato. Vedi quanto fu ciò che Cristo si degnò di patire per tua salute. E pur fu nulla in paragone di ciò ch’egli avrebbe ancora patito, se così fosse stato in piacer del Padre : « A quae multae non potuerunt extinguere Charitatem — Le tante acque non poterono estinguere la Carità ». Tutti quei fiumi di calunnie, d’improperi, d’insulti, di tradimenti, di sferzate, di schiaffi, di trafitture, di angoscie, di amarezze, di stiramenti, di spasimi, di agonie, non furono sufficienti a smorzar la sete dell’infocato amor suo. Però se quello che Cristo ha sopportato per te, ti ha da muovere a non volere di ora innanzi più vivere a te medesimo, ma a lui solo, l’amore con cui di vantaggio l’ha sopportato, ti ha da sforzare: « Charitas Christi urget nos — La carità di Cristo ci sforza ». Finalmente i patimenti benchè eccessivi ebbero tutti i termini loro prescritti dalla ordinazione divina : l’amore non ebbe termine.

III.

Considera, che sia vivere a se medesimo. E’ vivere alla sua volontà, è vivere ai suoi guadagni, è vivere alla sua gloria, è vivere ai suoi piaceri. Questo in te necessariamente dev’essere già cessato, dappoichè Cristo è giunto con tanto amore a morir per te. E la ragion è chiarissima : perchè s’egli è morto per te, ogni convenienza vorrebbe, che tu per lo meno arrivassi a morir per lui. Dissi, per lo meno, perchè se fosse possibile, dovresti fare di ragione assai più, attesochè la tua vita non ha in sè proporzione di sorta alcuna con la vita di Cristo. Quella era vita d’infinito valore, e la tua è una vita vile, sozza, sciaurata, degna di morte. Che gran cosa dunque faresti, quando arrivassi tu ancora a morir per Cristo, dappoi che Cristo si è tanto prima degnato morir per te? Ma se nè anche tu arrivi a morir per lui, adunque di necessità sei costretto a fare almeno tanto di manco, quanto è sol vivere a lui, ch’è quanto dire, vivere per amarlo, e vivere per cercare che ognuno l’ami, ch’è ciò, che tanto a maraviglia compì il gran Patriarca Domenico, con la sua riguardevolissima figliuolanza : « Anima mea illi vivet, et semen meum serviet ipsi. —L’anima mia vivrà per lui, e a lui servirà la mia stirpe » (Salmo 22, 31).

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