La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

MARZO

XXXI. GIORNO

Dei consigli Evangelici

«Ducam te per sernitas aequitatis, quas cum ingressus fueris, non arctabuntur gressus tui, et currens non habebis offendiculum.Ti condurrò pe’ sentieri della rettitudine, e quando in essi sarai entrato, non troverai angustia a’ tuoi passi, nè inciampo al tuo corso » (Proverbio 4, 11, 12).

I.

Considera quali siano questi sentieri di rettitudine, per li quali Iddio si offerisce a voler condurti. I suoi Consigli Evangelici. I suoi comandamenti sono chiamati «viae — vie » : i consigli «semitae — sentieri », conforme a quello : « vias tuas Domine demonstra mihi, et semitas tuas edoce me — additami le tue vie, o Signore, e insegnami con diligenza i tuoi sentieri » (Salmo 25, 4). Le vie sono più note, i sentieri meno : e però a quelle basta uno che te le additi, demostra mihi: a questi ci vuole uno, che te gl’insegni con diligenza, edoce me. Prega dunque Dio, che ti faccia bene conoscere ancora questi, per poter muoverti ancora tu a seguitarli, s’è di sua gloria.

II.

Considera la prima ragione, per cui i Consigli Evangelici sono chiamati « semi — sentieri », che è perchè sono strade più strette, che non son quelle de’ soli comandamenti. Contuttociò non hai punto da sbigottirti, perchè sono strette solo sul loro principio. Nel resto « cum ingressus fueris — essendovi entrato », vi camminerai con quella facilità, con cui si va per le larghe : « Non arctabuntur gressus tui — Non troverai angustia a’ tuoi passi ». Perciocchè quali sono i passi dell’anima? Son gli affetti. Con questi ella si porta a Dio. E questi come cominciano ad infiammarsi, sempre amerebber una strettezza maggiore, più purità, più povertà, più ubbidienza, sicchè in progresso di tempo va sì spedita, che ancora corre. I passi spirituali sono molto diversi dai materiali. I materiali col lungo moto al fine languiscono, gli spirituali non solo allor non languiscono, ma anzi allora è, che si fanno più vigorosi; e però si dice : « Currens non habebis offendiculum —Non troverai inciampo al tuo corso », perchè chi va piano nel servizio divino, spesso intoppa, spesso inciampa, spesso anche cade : chi corre va sicurissimo : mercè che questo correre non è altro che un amar molto il Signore; e chi ama molto, non pruova difficoltà. Però se osservi, non si dice che « non erit offendiculum — non vi sarà inciampo », ma che « non habebis — non troverai » : perchè in Religione non mancano talora delle difficoltà ancora gravi, ma perchè si ama molto, è come se non vi fossero : « Non habebis — Non troverai ».

 

III.

Considera la seconda ragione, per cui i Consigli Evangelici sono in riguardo a’ comandamenti chiamati « semitae — sentieri », che è, perchè son vie battute da minor numero di persone. Contuttociò nemmen questo ti ha da atterrire : piuttosto ha da rincorarti, perchè tu sai, che il Paradiso è de’ meno, non è de’ più : « Pauci inveniunt — Pochi l’ottengono ». Sono, è vero, i professori de’ Consigli Evangelici i meno di numero, ma sono i più riguardevoli di valore, i più scienziati; i più savii, i più favoriti dal Cielo. Mira nel secolo stesso le vie perfette in qualunque genere, sono battute da’ meno. Meno sono i Teologi, che i Canonisti; meno sono gli architetti, che i manoali; meno sono gli artefici, che i meccanici. E poi chi non vede, che per questo medesimo i sentieri sono migliori delle vie pubbliche, perchè sono frequentati dai meno? Così tu puoi camminar più felicemente : « non arctabuntur gressus tui —non troverai angustià a’ tuoi passi.». Non hai tanti rispetti umani, tanti ritegni, tanti riguardi, com’è, dove o la calca ti porti altrove col mal esempio, o molti almen ti distraggano, ti divertano con invitarti a fermare. Così tu vedi, che quantunque i Religiosi sieno i meno di numero, contuttociò a proporzione sono ancora i più di coloro, che vanno al Cielo. Fa osservazione a quei Santi,’ che frequentemente tu odi canonizzarsi. Vedrai, che senza paragone i più furono Religiosi. Perchè quantunque i Religiosi sieno obbligati a corrispondere a Dio più degli altri, per quel maggior dono, che hanno ricevuto da Dio (conforme a quello : « Cui plus datum est, plus requiretur ab eo — Da quegli cui più fu dato, più si ricercherà »); contuttociò corrispondono ancora più. Hai tu mai notato ciò, che tante volte ascoltasti nel Sacro Vangelo? Chi fu quel servo, che lasciato ozioso il talento, non corrispose alla espettazion del padrone? Chi ne avea ricevuti molti? non già. Fu chi ne aveva ricevuto uno solo.

 

IV.

Considera la terza ragione, per cui finalmente sono i Consigli Evangelici chiamati « semitae — sentieri » in riguardo ai comandamenti: ch’è perchè sono a guisa di scorciatoie, che conducono al Cielo più prestamente. Ma nemmeno da ciò devi punto pigliar timore, quasi che ciò sia, come si credono alcuni, perchè ti facciano morire innanzi al tuo tempo. Non è così. Non è la mortificazione quella, che fa venir più presto la morte. Sono le ingiustizie, sono le crapole, sono le carnalità, sono le inimicizie, sono le ambizioni, sono le audacie, sono tanti altri mali, da ‘cui lo stato Religioso ti libera. « Stimulus mortis peccatum est. — Il pungiglione della morte è il peccato » (Prima lettera ai Corinzi 15, 56). Sai tu perchè i Consigli si dicono vie scorciatoie di andare al Cielo? Perchè sono vie di lor natura più rette. Ti fanno vivere con maggior perfezione, mentre tu doni non solo al Signore i frutti, ma ancora l’àlbero, e così esci speditamente d’ intrico « currens viam compendii — battendo una via più corta » (Secondo libro dei Re 18, 23), senza aver più quelle tante sollecitudini, che reca seco o ‘l governo della facoltà, o ‘I governo della famiglia, o ‘l governo di te medesimo, che consagri a Dio co’ tre voti di povertà, di purità, di ubbidienza. E mentre ti fanno vivere con maggior perfezione, ti mandano conseguentemente al Cielo più presto, perchè ti fanno star meno nel Purgatorio. Benchè ti ci fanno star meno per altro ancora: per le penitenze più proprie del loro stato, per le Indulgenze grandissime, per la comunicazione de’ beni scambievoli in Religione, per li soccorsi, per li suffragi, e per la qualità di quell’atto, che facesti, consagrandoti a Dio co’ voti solenni, che è paragonato al Martirio. Sicchè tu vedi per ogni verso, che « non arctabuntur non troverai angustia » per queste vie « gressus tui — a’ tuoi passi », e che « currens non habebis offendiculum — non troverai inciampo al tuo corso », perchè ti si toglierà almeno molto di quell’impedimento, che resta anche dopo morte, d’ir presto al Cielo. E questo è ciò; che voleva intender l’Apostolo in quelle voci : « Festinemus ergo ingredi in illam requiem. Affrettiamci adunque di entrare in quella requie » (Lettera agli Ebrei 4, 11). Facciamo del bene assai, perchè così noi ce ne andremo lassù più speditamente : meno ci sarà da scontare innanzi di entrarvi.

 

V.

Considera, che questi sentieri, cioè queste vie più strette, più solinghe, più scorciatoie, che sono le proprietà, che costituiscono ogni sentiero, si chiamano di equità: Ducam te per semitas aequitatis, perchè non è di obbligazione l’andarvi, è sol di equità, cioè dire di rettitudine, di convenevolezza, di congruenza. Il Signore non ti astringe ad abbracciare i suoi Consigli Evangelici, sol ti esorta. Ma non vedi quanto è dicevole che gli abbracci? dicevole in ordine a te, dicevole in ordine a lui. In ordine a te, perchè tu fai all’anima tua un pro grandissimo, che non sei veramente tenuto farle. Ma ciò che pruova? Faglielo, se non per altro, per carità: « Miserere animae tuae. — Abbi carità dell’anima tua » (Ecclesiastico o Siracide 30, 24). Quando ti contenti de’ precetti, le paghi un debito : quando ti appigli a’ Consigli, le usi misericordia. E se non l’usi nemmeno all’anima tua, a chi l’userai? In ordine a lui, perchè qual cosa più ragionevole, che mentre Iddio ha donato a te tutto sè, senza ritenersene niente, tu doni a lui parimente tutto te stesso? Ma tu non puoi giammai donartegli tutto, se non che in Religione. Fuor di Religione gli doni l’uso di te, nella Religione gli doni non solo l’uso, ma ancora la proprietà. « Miserere dunque animae tuae placens Deo — Abbi carità dell’anima tua per piacere a Dio » ; giacchè tanto più dovrai anche piacere a Dio, quanto più userai misericordia a te stesso, non che dovere.

Archivio delle meditazioni