La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

NOVEMBRE

 

XXX. GIORNO

S. Andrea Apostolo.

Che ognuno per salvarsi deve appigliarsi dopo il peccato alla Croce.

« Lignum vitEe est his, qui apprehenderint cani; et qui tenuerit eam beatus. — Essa è legno di vita per quelli, che l’abbracciano, e beato colui che la terrà forte » (Proverbio 3, 18).

 

I.

Considera come il Paradiso è la nostra patria. La terra, sulla quale ora siamo, è terra di esilio, e però qual dubbio, che incessantemente dovremmo colà aspirare, dove abbiamo l’eredità? Ma oimè, che golfo vi s’interpone di mezzo! golfo tempestoso, golfo terribile : e tal è il golfo della vita mortale. A tragittare, di certo vi vuole un legno. Ma qual sarà? La nave comoda, che Dio ci aveva apprestata già a tal effetto, era l’innocenza, in cui, godendo, e gioiendo, saremmo non per tanto potuti arrivare a riva. Ma questa nave si ruppe nello sventurato naufragio, che in un Adamo fecero al tempo stesso tutti i suoi posteri. E così non altro rimane se non che ciascuno si attacchi alla penitenza, chiamata però la tavola di ricorso, dopo il naufragio, e tal è la Croce di Cristo. E in che consiste questa, se non che solo in patire, in mortificarsi, in maltrattarsi, in umiliarsi, in diportarsi sempre da misero penitente, indegno di godere alcun bene al mondo? Questa benedetta Croce è quel legno, in cui pertanto unicamente ora restaci speranza di salvazione: « Nemo potest transire mare hujus saculi, nisi Cruce Christi portatus. — Niuno può passar il mare di questo secolo, se non è portato dalla Croce di Cristo » (S. AUG. c. 2 in Jo.). E però non ti maravigliare, se tu la senti chiamar qui « Lignum vitae — Legno di vita ». Se tu non ti tieni ad essa ben saldo, non v’è rimedio: conviene per forza ire a fondo, cioè conviene ir giù a trovare gli abborritori della Croce di Cristo, periti tutti: « Inimicos Crucis Christi, quorum finis interitus.— I nemici della Croce di Cristo, la fine de’ quali è la perdizione » (Lettera ai Filippesi 3, 18).

II.

Considera, che impetuosa gara sia quella, la qual succede in mezzo all’Oceano, quando ita in pezzi, per naufragio la nave, non riman altro a quei miseri passeggieri, se non che abbracciare alcun legno. Oh come allora pugnano tutti gli sventurati fra loro per farne acquisto! oh come si scacciano! oh come si spingono! oh come, preso al fine, lo stringono fortemente! E perchè ciò? Sol perchè egli è legno, che vale a salvar la vita: Lignum vitae. Fortunati Cristiani s’essi intendessero che tal è la Croce per loro ! Lignum vitae est his, qui apprehenderint eam. Oh quanto, in cambio di lasciarla al compagno, ciascuno la vorrebbe il primo per sè! Ma questa verità non s’intende punto. Si guarda a quello ch’è la Croce in se stessa, cioè legno vile, contemptibile lignum (Sapienza 10, 4). E però ciascuno, in cambio di procacciarsela, la discaccia. E non sai tu, come quel pezzo di legno il qual innanzi al naufragio non era in pregio, dopo il naufragio, si cerca, si rapisce, si ruba, ancor dalle mani di chi che sia, giacchè sarebbe impossibile il comperarlo a qualunque costo? Tal è la Croce ancor essa. Se guardisi in se medesima, è legno vile; ma è legno a noi rimasto dopo il naufragio : e questo solo è stato già sufficiente a nobilitarla : « Evacuatum est scandalum Crucis. — E’ tolto via lo scandalo della Croce » (Lettera ai Galati 5, 11). Non è più tempo questo di rimirare alla sua viltà naturale. Convien prezzarla per lo stato in cui siamo di naufraganti, nè solo « prehendere. — prenderla », ma apprehendere illam, cioè prenderla quasi a gara: tanto ella vale, ove vale a salvar la vita, e la vita eterna : Lignum vitre est his qui apprehenderint eam. Tu come fai? Lasci a’ compagni la Croce, o la vuoi per te? Avverti bene: perchè siccome l’avere la Croce in pregio è segno considerabile di salute, così sprezzarla, o sdegnarla è manifestissimo segno di perdizione : « Verbum Crucis, pereuntibus, stultitia est: iis autem, qui salvi fiunt, Dei virtus. — La parola della Croce è stoltezza per quei che si perdono; per quelli poi, che sono salvati, ella è virtù di Dio » (Prima lettera ai Corinzi 1, 18). Vero è, che l’avere la Croce in pregio non è adorarla solamente col volgo de’ Cristiani, non è predicarla, non è preconizzarla : è stringerla al seno. Perchè ella è legno di vita, ma non a tutti: è solo a chi sa abbracciarla : Lignum vital est his, qui apprehenderint eam: non « adorantibus — a coloro che l’adorano », non « colentibus — a coloro che la predicano », non « celebranlibus — a coloro che la preconizzano », ma « apprehendentibus — a coloro che l’abbracciano ».

III.

Considera, che a salvarsi dopo il naufragio, non è nemmeno bastante abbracciare un legno. Bisogna tenerlo forte. Però senti qui similmente dir della Croce: Lignum vita est his, qui apprehenderint eam: et qui tenuerit eam beatus. Non è beato « qui apprehenderit — chi l’abbraccierà » solamente : perchè se uno abbraccia naufrago un legno, e dipoi lo lascia per non aver cuor da resistere ai fischi, ai flutti, che gli fan guerra sull’alto, convien che perdasi, come se non lo avesse abbracciato: Beato è « qui tenuerit — chi lo terrà forte », perchè questi solo è sicuro di andare a lido: E così pur è della Croce. Che vale, che per un poco tu stringa la Croce al seno con grande amore, se poi dalle tentazioni ti lasci abbattere, e l’abbandoni? Sta forte ad essa, imparando dai naufraganti, i quali avvalorati dall’apprensione dell’imminente pericolo, si lascieranno bensì sferzar dal mar gonfio, agitare, aggirare, ma non già vincere a staccar dal legno le braccia. Così hai da fare anche tu, giacchè da questo alla fine dipende il tutto. Di Croci non ne mancano : perchè il Signore ha voluto, che dopo il luttuoso naufragio di tutto il genere umano, non vi sia scarsezza di tavole a tanta gente. E però la sorte non è trovarle, nè torle; è tenerle forti, disprezzando animosamente tutte le procelle, che fremono d’ogn’intorno : « Absit mihi gloriari, nisi in Cruce Domini nostri Jesu Christi. — Guardimi Iddio dal gloriarmi d’altro, che della Croce del Signore nostro Gesù Cristo » (Lettera ai Galati 6, 14). Qual maraviglia è però, se qui dica il Savio : Et qui tenuerit eam beatus? Oh quanti più son coloro, i quali abbraccian la Croce, di quegli, i quali la tengono sempre salda! Ma non è da maravigliarsene. Così accade pur delle tavole nel naufragio. E perciò ancora senti qui dirti in plurale: Lignum vitae est his, qui apprehenderint eam: e poi mutato un tal numero, il senti appresso soggiugnere in singolare, et qui tenuerit eam beatus. Tu a questo pensa. Non pensare all’aver abbracciata solo la Croce, com’è di molti: pensa a tenerla forte sino alla fine, come sol è di pochissimi: « Christo confixus sum Cruci. — Con Cristo son confitto in Croce » (Lettera ai Galati 2, 19).

IV.

Considera come le parole qui ponderate furono dette in primo luogo a commendazione della Divina Sapienza : ma nel secondo furono poi da varii Santi attribuite alla Croce. E ciò non senza mistero: perchè oggidì la sapienza de’ Cristiani, sebben si guarda, è ridotta a ciò : ad amar la Croce di Cristo : « Non judicavi me scire aliquid inter vos, nisi Jesum Christum, et hunc Crucifixum. — Non credei sapere altra cosa tra voi, se non Gesù Cristo, e questo Crocifisso » (Prima lettera ai Corinzi 2, 2). Quindi è, che uno il qual nulla abbia imparato mai di precetti di perfezione, se starà forte a non curare altro per sè che la Croce, lasciando agli altri per Dio le comodità, i piaceri, le preminenze, e pigliando per sè ciò che il mondo abborre, è sicuro di giugnere in Paradiso ad un altissimo grado di santità. E questo è il vantaggio sommo, il quale ha la Croce sull’altre tavole, dette da noi di naufragio. Che quelle, quantunque sieno legni tutte di vita, non però sempre ti salvano. Può accadere, che per quanto tu ad esse ti tenga forte, esse al fine ti portino disgraziatamente ad una spiaggia deserta, dove abbi in terra ad incontrare più misera quella morte, che non riportasti dal mare. La Croce non fa così. La Croce è certo, che ti condurrà al Paradiso. Tienti tu fermo ad essa, e non dubitare : ella sa la strada, ti metterà salvo in porto : « Hanc Crucem complectatur aliquando, et infirmus oculis: et qui non videt longe, quo eat, non ab illa recedat, et ipsa illum perducet — Abbracci finalmente questa Croce, chi ha debole la vista (cioè un idiota, un ignorante, un che sa poco delle cose che stanno di là dal mare): e chi non vede da lontano dove vada, non si stacchi da lei, ed essa lo condurrà sicuro », così dice S. Agostino (tract. 2 in Jo.). E questa è la ragione, per cui la Croce è divenuta oggidì la sapienza nostra. Mira il glorioso Apostolo S. Andrea. Non solamente alla vista di essa gioì, giubilò, salutolla con festa somma: ma ancor con somma sicurezza le disse: « Redde me magistro meo, ut per te me suscipiat, qui per te me redemit — Rendimi al mio maestro, acciò per tuo mezzo sia ricevuto da lui, che per tuo mezzo m’ha riscattato » : perché intendea non poter lui dalla Croce esser mai fatto ad altro lido arrivare, che al sospirato.

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