La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

APRILE

XXX. GIORNO

Santa Catterina da Siena.

Sopra il vero zelo di salvar anime.

 

« Dura sicut Infernus aemulati. — Sia duro lo zelo a par di quel dello Inferno » (Cantico dei Cantici 8, 6)

 

I.

Considera, che la rabbia, che hanno i Demoni di rubare anime al Cielo, è indicibilissima. Gli affligge, gli crucia, gli conquide, gli strugge; e però ella è detta dura, cioè molesta: « Missus sum ad te durus nuntius. — Io sono a te mandato molesto messaggiero » (Primo libro dei Re 14, 6). E tale appunto in te dev’essere lo zelo di salvare al Cielo quelle anime, che l’Inferno vorria rubargli. Dev’essere uno zelo duro; cioè uno zelo, che non ti lasci interiormente aver pace, ma ti contristi: Dura sicut Infernus xmulatio. Questo fu lo zelo di Cristo nostro Signore; zelo che non lasciò, che in trentatrè anni fosse neppure una volta veduto ridere, ma piangere bensì molte: « Tota die contristatus ingrediebar. — Io tutto dì attristito n’andava » (Salmo 38, 7). E questo è quello, che devi ancora tu procacciarti dentro il cuor tuo: perchè un vero servo, non solo non vuole offendere il suo Padrone, ma non può sopportare, ch’altri l’offenda: « Vidi praevaricantes, et tabescebam. — Vidi i prevaricatori, e ne venia meno » (Salmo 119, 158). Quando avrai questo, ti servirà per gran parte di quei talenti, di cui sei privo: « Indignatio mea ipsa auxiliata est mihi. — L’indignazione mia ella stessa mi fu di soccorso » (Isaia 63, 5). Ti manchi eloquenza, ti manchi erudizione, ti manchi grazia nel dire: supplirà questo semplice sdegno santo contro il peccato. Mira l’odierna Vergine Catterina. Non era donna? povera? popolare? E pur quanti uomini esimii ella superò nel salvar delle anime! Ma come gli superò? a forza di eloquenza? a forza di erudizione? no certamente: a forza di quello sdegno ch’ebbe al peccato: « Acuit duram iram in lanceam. — Con acerbo sdegno aguzzò l’asta » (Sapienza 5, 21). Questo sdegno fu l’asta, con cui recò tante sconfitte all’Inferno, sdegno acerbo, sdegno afflittivo, sdegno simile a quello de’ suoi nemici nel tormentare il suo petto: Dura sicut Infernus aemulatio. E chi vieta a te provvederti di un tale sdegno?

II.

Considera, che questa rabbia medesima de’ Demoni è rabbia sofferentissima d’ogni oltraggio, e però parimenti ell’è detta dura: « Ignis probat ferrum durum. — Il fuoco prova la durezza del ferro » (Ecclesiastico o Siracide 31, 26). E qual molestia ti pnoi tu figurare, qual obbrobrio, qual onta, che non sostengano per rapirsi un’anima sola? Sai quanto sieno superbi. E pur mille volte si sono avviliti a servir l’uomo in uffizi anche ignominiosi, per adescarlo. Gli han servito di valletti, gli han servito di cavalli, gli han servito di cani: si sono ridotti anche ad essere suoi giumenti in portar le some. E tale parimente ha da essere lo zelo tuo: « Dura sicut Infernus aemulatio. — Sia duro lo zelo come quel dello Inferno ». Non devi temer di abbassarti ad ogni servizio non solamente faticoso, ma abbietto; sol che ciò ti vaglU a guadagnare qualche anima di vantaggio: « Cum liber essem ex omnibus, omnium me servum feci, ut plures lucrifacerem. — Essendo io libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per più guadagnarne » (Prima lettera ai Corinzi 9, 19). Ma non è questa la sofferenza maggiore. Sanno i Demoni, che per ogni anima a Dio rubata si accrescono dannazione. E contuttociò non la curano. Si contentano di penare ancor più altamente per tutta l’eternità, purché Dio non abbia la gloria, che per altro egli brama, di salvar tutti. E posto ciò non pare a te, che daddovero sia dura la loro rabbia? Ciò che può in essi la rabbia, ha da poter nel tuo petto la Carità: « Dura sicut Infernus aemulatio. — Sia dúro come quel dello Inferno il tuo zelo a. Questa ha da fare, che ad imitazione di tanti nobili Santi, sii preparato a pospor la tua gloria, il tuo godimento all’altrui salute: « Optabam ego ipse anathema esse a Christo pro fratribus meis. — Bramava di essere io stesso separato da Cristo pe’ miei fratelli » (Lettera ai Romani 9, 3), dicea l’Apostolo. Che vuol dire anathema a Christo? Vuol dir forse diviso dalla sua grazia? No, che ciò non può mai bramarsi lecitamente; ma dal suo consorzio, ma dalla sua compagnia, com’è d’uno scomunicato nel foro esterno; e ciò non semplicemente, ma solo a tempo, finché si conquistino ad esso più adoratori. Questo è quel male, di cui qui intese l’Apostolo: male, che a te forse par facile a sopportarsi, perchè non intendi qual beatitudine sia dimorar con Cristo; ma non parea già facile a quel grand’uomo, che avea provata, almeno in buona parte, una tal beatitudine. E pur non solo offerivasi a sì gran male, ma ancora bramavalo: Optabam. E ad esempio di lui l’istesso hanno fatto più altri Santi, ma specialmente la Vergine Catterina, che si contentava di andar da Cristo lòntana fin sulla bocca medesima dell’Inferno, purchè dovesse col suo tenero corpo ingombrarla in modo, che non vi potesse in futuro più passar anima. Oh questo sì ch’è emulare la sofferenza infernale, anzi superarla! Perchè i demoni si contentan di accrescersi quella pena, g cui già per altro si trovan condannati; i Santi si contentano di addossarsela.

III.

Considera, che la rabbia, di cui parliamo, è ne’ demoni, oltre a tutto questo, ostinata, perfida, pertinace, incessante, e però similmente ell’è detta dura: « Dura facta sunt peccata tua. — Sono indurite le tue colpe » (Geremia 30, 14). Perchè tu vedi, che non finiscono mai di perseguitare quell’anime, ch’essi bramano. Oh come le assediano! oh come le assaltano! oh come tentan di coglierle ne’ lor lacci per ogni via! E con questa loro ostinazione medesima, che t’insegnano, se non che tale ha da essere in sovvenirle la tua costanza? Dura sicut Infernus aemulatio; non ha giammai da stancarsi. Anzi quante volte i Demoni veggono chiaro di non dovere riportar vittoria, ma scorno? E contuttociò sempre infestano, sempre insidiano, come fecero appunto col Santo Giobbe, sol per una speranza, quantunque tenue, di rimaner vittoriosi. Che dovrai dunque far tu, che tanto fondatamente lo puoi sperare? Chi alle tue persuasioni non arrendesi il giorno d’oggi, si arrenderà facilmente quel di domani, e però non l’abbandonare: « Nolite deficere benefacientes. — Non vi rallentate nel ben fare » (Seconda lettera ai Tessalonicesi 3, 13). Non hai notato mai ciò, che accade ad un pescatore? Avrà un intero giorno tirate le reti indarno: e contuttociò, quando egli, già disperato, pensa ad abbandonar le spiagge, e gli scogli, fa con quel tiro, con cui men se lo immagina, quella preda, che maliziosa s’ era già tante volte da lui sottratta. Oh quanto ottiene una pazienza indefessa! Te ne die’ pur esempio la medesima Vergine Catterina in mille occorrenze, ma specialmente in quella donna sì ingrata, sì insopportabile che curò così lungo tempo. E pur v’è di più. Perchè i Demoni, se non han vittoria, hanno scorno: tu sempre hai gloria, anche quando resti perdente, perchè il premio non è promesso a chi converte i malvagi, ma a chi fa ciò ch’egli sappia per convertirli: « Unusquisque propriam mercedem accipiet secundum suum laborem. — Ognuno riceverà la sua mercede a proporzione di sua fatica » (Prima lettera ai Corinzi 3, 8), dice l’Apostolo, non « secundum suum fructum — a proporzione del frutto riportato ». Che però Cristo non chiamò i pescatori all’Apostolato, quando essi stavano in atto di tirare alla riva le reti cariche, ma di lanciarle nell’acqua: Mittentes retia (Vangelo di Marco 1, 16). E qual pena dunque può darti il perseverare, se tu sempre perseveri con guadagno?

IV.

Considera, che finalmente la rabbia, che hanno i Demoni di tirar seco l’anime in perdizione si chiama dura, perchè è sopra tutto insaziabile: « Infernus numquam dicit: sufficit. — L’inferno non dice mai: basta » (Proverbio 30, 16): per quante ne acquistino, vorrebbero sempre ancora acquistarne più. Ciò che pur viene espresso da questa parola dura. « Scio quia homo durus es, metis ubi non seminasti. — So, che sei uom duro, che mieti dove non hai seminato » (Vangelo di Matteo 23, 24). Che dovrai dunque dire a ciò tu che subito ti contenti? Come hai ridotta una sol’anima a Dio, ti par di avergli conquistata un’ America. Convien che aspiri a guadagnargliene più che ti sia possibile; giacchè nella moltitudine de’ vassalli consiste assai la grandezza d’ogni Monarca: In multitudine populi dignitas Regis (Proverbio 14, 28). E’ possibile dunque, che più glie n’abbia da rubare l’Inferno, di quelle, che noi gli diamo? « Dura sicut lnfernus aemulatio. — Sia duro lo zelo a par di quel dell’Inferno ». Se non puoi guadagnargliene molte colle parole, guadagnale coll’esempio, guadagnale colle penitenze, guadagnale colle preghiere, guadagnale colle lagrime. Oh quante per questa via glie ne guadagnò la Vergine Catterina! E ‘ superfluo, ch’io te lo rimembri. Va a leggere la sua vita, e vedrai, s’ella fu insaziabile nel suo zelo. Quante arti usò, quante industrie, quante invenzioni, più che donnesche! « Numquam dixit: sufficit. — Giammai disse: basta ». E tu sì presto ti appaghi? « Dura sicut Infernus aemulatio. — Lo zelo è duro come l’Inferno ».

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