La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

OTTOBRE

 

XXIX. GIORNO

Sopra la beatitudine degli apostoli.

« Vos estis qui permansistis mecum in tentationibus meis: et ego dispono vobis, sicut disposuit mihi Pater meus Regnum, ut edatis et bibatis super mensam meam in Regno meo. — Voi siete quelli, che avete continuato a star nelle mie tentazioni, e io dispongo a favor vostro del Regno, come il Padre ne ha disposto a favor mio, affinchè mangiate e beviate alla mia tavola nel Regno mio » (Vangelo di Luca 22, 28).

 

I.

Considera come par cosa strana, che promettendo Cristo agli Apostoli il Paradiso, ch’è sì gran Regno, non abbia loro di questo Regno a dir altro, se non che ivi mangieranno, e berranno sulla sua mensa quanto lor piace : Et ego dispono vobis Regnum, ut edatis, et bibatis, etc. Dunque non si dovrà in Paradiso far altro mai, se non questo, mangiare, e bere? Anzi questo nè anche dovrà mai farsi. « Regnum Dei non est esca et potus — Il Regno di Dio non è cibo e bevanda », come disse l’Apostolo a confusione dell’ingordo Cerinto, che nella Chiesa pur volle insegnar l’opposto. Lassù ogni brama di vivande, e di vini sarà già spenta : « Non esurient, neque sitíent amplius. — Non avranno più nè fame, nè sete » (Apocalisse di Giovanni 7, 16). E posto ciò, qual godimento sarebbe più il prevalersene? Sarebbe questo un proseguire i rimedi, passato il male. Se però Cristo si valse di questa forma, fu per ispiegare agli Apostoli ancora rozzi, la Beatitudine celestiale sotto la viva imagine d’un convito, ch’è nota a tutti. Il convito è un pascolo di delizie, che vanno a penetrar fin nell’intimo delle viscere, è lieto, è lauto, e dà a’ convitati una totale comodità di saziarsi, quanto essi vogliono. E tale, ma in un genere assai più alto, sarà la Beatitudine: « Satiabor cum apparuerit gloria tua. — Sarò satollato all’apparire della tua gloria » (Salmo 17, 15). Solleva dunque tu i tuoi fantasmi, già purgati, già puri dalla materia, e rappresentati in Paradiso un convito sì, ma di spirito, qual è quello che promette agli uomini un Dio, non un Maometto : « Torrente voluptatis tue potabis eos. —Al torrente di tue delizie darai loro da bere » (Salmo 36, 9).

II.

Considera come un Re può tener molti nobili a mangiar seco nella sua sala regia solennemente, ma non per questo è di necessità, che li tenga alla propria tavola : super mensam suam. E’ ciò un onore più segnalato, che Assuero nel suo convito non fece sicuramente all’ immenso popolo ch’egli in Susa invitò dal maggiore al minimo : a maximo usque ad minimum (Ester 1, 5). Lo fece solamente ad alcuno de’ personaggi più riguardevoli, che più d’appresso vedevano la sua faccia : « Qui videbant faciem Regis, et primi post eum residere soliti erant. — Coloro i quali vedevano la faccia del Re, e solevano sedere a’ primi posti dopo di lui » (Ester 1, 14). Quando però qui agli Apostoli disse Cristo, vicino a morte, che come per testamento disponea loro il suo Regno, cioè  lo determinava e lo destinava, con espressa dichiarazione di dover essi star lassù sempre seco, a tavola sua : Dispono vobis Regnum, ut edatis et bibatis super mensam meam, intese senza fallo con questo di voler fare a ciascun di loro in Paradiso un onore più segnalato di quel che quivi a proporzione godrebbono tutti gli altri, convitati sì, ma a più tavole differenti. Tal è pertanto il vero significato di questa formola : dir, che gli Apostoli dovean essere tra i Beati, i più prossimi al Signor loro, e dovean sedere alla mensa sua nel suo Regno, siccome appunto nel Giudizio suo Universale, dovean sedere in troni di podestà simiglianti al suo, a giudicare con esso lui l’uman genere. Che però dopo aver Cristo qui detto loro : « Dispono vobis Regnum, ut edatis, et bibatis super inensam meani in Regno meo — Dispongo a favor vostro del Regno, affinchè mangiate, e beviate alla mia tavola », soggiunse subito, quasi a maggior spiegazion d’un onore non comune a tutti, « et sedeatis super thronos judicantes duodecim tribus Israel — e sediate in trono a far giudizio delle dodici tribù d’Israele ». Che dici dunque tu, che sì poco usi di venerar questi Apostoli benedetti, ancora in quei dì che dalla Chiesa sono assegnati specialmente a lor culto? Questi son quei che ti hanno a giudicare il dì del Giudizio, insieme con Cristo, e che frattanto sono ora in Paradiso i suoi familiari, i suoi favoriti, i suoi intimi in ogni senso, e tu pur gli curi sì poco? Non si può dire quanto sia quel bene, ch’essi ti possono del continuo ottenere, sol che tu di loro ti sappia valere in tempo. E per qual cagione? Per l’alto posto in cui seggono. Quei che più possono riportar grazie dal Principe in pro d’ognuno, son quegli comunemente ch’egli si tien sempre a mangiare con esso sè. E questo è ciò, che volle Cristo parimente qui intendere degli Apostoli, quando disse, che in Paradiso si starebbono alla sua mensa. Intender ch’essi sa rebbono in Paradiso ancora i più atti a disporre del voler suo: « Erat Daniel conviva Regis — Daniele era un di que’ che mangiavano alla tavola del re », e però aggiugnesi « et honoratus super omnes amicos ejus — ed era onorato sopra tutti gli amici di lui » (Daniele 14, 1).

III.

Considera qual sia la ragione, per la qual Cristo disse agli Apostoli, di voler sublimarli a tanto. La ragion fu, perchè erano a lui stati fedeli ne’ suoi travagli, e nelle sue traversie, nè mai gli aveano però voltate le spalle, come quegli altri, che per timor della rabbia giudaica, o non lo seguivano più, o solamente il seguivano di nascosto : Vos estis, qui permansistis mecum in tentationibus meis. Oh che bella dote si è questa, non abbandonare il padrone nelle avversità! Molti amano alla sua mensa di stargli appresso : « Est amicus socius mensae — L’amico è compagno di tavola » : ma di pochi di stargli appresso al suo mendicare : « Et non permanebit in die necessitatis. — E scomparirà nel giorno della necessità » (Ecclesiastico o Siracide 6, 10). Perchè dunque gli Apostoli per contrario erano stati fedeli a Cristo nella sua mendicanza : permanserunt in die necessitatis, però Cristo dispose di voler poi, quando regnasse, tenerseli alla sua mensa : Socios mensae. Giacchè questa è la regola universale. Chi vuol godere con Cristo, dev’aver prima patito ancora con Cristo : « Sicut socii passionum estis, sic eritis et consolationis. — Siccome siete compagni ne’ patimenti, così pur lo sarete nella consolazione » (Seconda lettera ai Corinzi 1, 7). Nota per tanto l’antitesi prodigiosa : « Vos estis qui permansistis mecum in tentationibus meis, et ego dispono vobis Regnum. — Voi siete quelli, che avete continuato a star meco nelle mie tentazioni, ed io dispongo a favor vostro del Regno ». Si può trovare disuguaglianza maggior di quella, che corre tra questi due brevi termini tanto opposti : « Vos mecum. Ego vobis — Voi meco : Io a voi »? Dunque perchè servi sì vili hanno mostrato un poco di fedeltà nelle sofferenze a Padron sì degno, il Padrone ha quasi da rendergli pari a sè nella signoria? E pure questo è ciò che qui disse Cristo : « Vos estis qui permansistis mecum in tentationibus meis, et ego dispono vobis Regnum,ut edatis, et bibatis super mensam meam in Regno meo. E come dispono? Sicut disposuit mihi Pater meus. — Cioè dispongo a vostro pro il mio Reame, come l’ha appunto il mio Padre disposto a me, cioè con l’istesso amore, con l’istessa altezza, con l’istessa sostanzialità di Beatitudine, che consiste in veder la faccia Divina; se non che il Padre l’ha disposto a me per natura, ed io a voi lo dispongo sì, ma per grazia : Dispono vobis sicut disposuit mihi Pater meus Regnum. Che pare dunque a te di una maniera tal di guiderdonare, qual è questa che vedi qui usar da Cristo? E tu non ardi ancora di voglia d’accompagnarlo, di aderirgli, di stargli appresso, dovunque egli mai se ne vada con la sua Croce? Queste son le sue tentazioni, i suoi patimenti, le sue persecuzioni, le sue penurie, chiamate qui da lui tentazioni, permansistis mecum in tentationibus meis: perchè con esse veniva il Padre, per così dire, a provarlo; non affin di conoscere qual egli era, ma bensì affine di far con esse, che il mondo lo conoscesse: ch’è la ragione per cui non furono le tentazioni di Cristo tentazioni ordinarie, ma gravi, ma generali, ma d’ogni sorta : tentatus per omnia. Certo è, che pari non le soffersero con esso lui mai gli Apostoli, ma sol ne furono a parte. Ond’è, che qui Cristo non disse loro: « Vos estis qui pertulistis mecum tentationes meas — Voi siete, che soffriste meco le mie tentazioni », ma solo disse: « Vos estis qui permansistis mecum in tentationibus meis. — Voi siete quelli, che avete continuato a star meco nelle mie tentazioni ». E pure per sì poco gli premiò tanto! Oh sciocco te, se non servi a un Padron sì buono !

IV.

Considera come pare non poco strano, che Cristo dicesse agli Apostoli, essere loro stati a lui sì fedeli ne’ suoi travagli : Permansistis mecum in tentationibus meis, mentre si sa che alla sua Passione pur troppo l’abbandonarono: « Omnes relicto eo fugerunt. — Tutti abbandonatolo se ne fuggirono » (Vangelo di Matteo 26, 56). Con tutto questo devi qui prima osservare, che quando Cristo ciò disse, non era ancor seguito un tale abbandonamento: perchè lo disse quand’egli stava per levarsi già su dall’ultima Cena, ed andare incontro alla morte: ond’è, che allora non vi aveva nè anche presente Giuda, suo perfido traditore, che a mezza cena era uscito già del Cenacolo per condurre ad effetto i trattati infami : « Cum ergo accepisset ille buccellam, exivit continuo. — Ma egli preso che ebbe il boccone, subito se ne parti » (Vangelo di Giovanni 13, 30). E da ciò devi imparare, che Cristo di noi non giudica, se non secondo la giustizia presente in cui ci ritrova. Erano quegli Apostoli, a cui parlava, stati a lui tutti fedeli sino a quell’ora, e però come di fedeli ancor egli ne favellò. E’ vero, che fra brev’ora gli dovevano tutti voltar le spalle, com’egli loro mostrò ben di sapere, quando poco appresso inviandosi verso l’Orto, protestò loro che si sarebbono da lui sbandati tutti a guisa di pecorelle, che mirano il lor Pastore sulla montagna steso a terra da un turbine repentino : « Omnes vos scandalum patiemini in me in ista notte. Scriptum est enim: Percutiam Pastorem, et dispergentur Oves gregis. — Tutti voi patirete scandalo per me in questa notte. Imperocchè sta scritto : Percuoterò il Pastore e saran disperse le Pecorelle del gregge » (Vangelo di Matteo 26, 31). Ma che? Se si sarebbono allora sbandati, tutti dovean ancora, dopo una tal dispersione, ritornare a lui cordialmente, quasi pecorelle pentite al loro Pastore, rialzatosi già di terra al cessar del turbine. E perchè Cristo non fa più caso di quelle colpe, che si sono già deplorate con calde lagrime, però favellò qui agli Apostoli di maniera, che dimostrò, come tali colpe non lo avrebbono ritardato dall’effettuare a lor pro gli alti suoi disegni. Senza che, non sai tu, che chi partito da uno ritorna subito, non si stima presso le leggi che sia partito? « Mulier si brevi est ad virum reversa, non dicitur discessisse. —Non si dice che la donna si sia allontanata se subito è ritornata al marito ». E però non ignorando qui Cristo, che dopo la loro fuga dovevano a lui gli Apostoli tornar subito, volle qui parimente parlar di loro, come avrebbe fatto, se mai non si fosser dovuti da lui partire. Se per disgrazia parti mai tu dal tuo Cristo, non porre indugio nè anche tu al tuo ritorno : « Ne tardes converti ad Dominum. — Non tardare a convertirti al Signore » (Ecclesiastico o Siracide 5, 8). E poi fatti cuore; perchè egli non ostante una tal partenza ti tratterà, come se tu sempre avessi perseverato fedelissimamente nel suo servizio: Vos estis, qui permansistis mecum in tentationibus meis, et ecco dispono vobis, sicut disposuit mihi Pater mens Regnum, ut edatis, et bibatis super mensam meam in Regno meo. Dirai che tu non puoi sperare in Paradiso di giugnere ad una mensa sì sontuosa, e sì splendida, qual è quella a cui stan gli Apostoli. Ma che? Per questo non dovrai lassù star contento di ciò ch’avrai? « Beatus qui manducabit panem in Regno Dei. — Beato chi si reficierà nel Regno di Dio » (Vangelo di Luca 14, 15).

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