La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

SETTEMBRE

 

XXVIII. GIORNO

Giorno affetti terreni impedimento alla sequela di Cristo.

«Nemo mittens manum suam ad aratrum, et respiciens retro, aptus est Regno Dei. — Niuno, il qual ponga mano all’aratro, e riguardi indietro, è atto al Regno di Dio » (Vangelo di Luca 9, 62).

 

I.

Considera, che a capir bene l’intenzione di Cristo in questo suo terribilissimo detto, è necessario saper prima a qual fine lo indirizzò. Lo indirizzò a ripudiar certo giovane, il quale spontaneamente gli si era offerto per seguace perpetuo : « Sequar te, Domine — Signore, io ti seguirò »; ma volea prima ottener licenza di farne consapevoli i suoi, per dare assetto agl’interessi domestici : « Sed permitte mihi primum renunciare his, quae domi sunt — Ma permetti che prima io vada a dire addio a que’ di mia casa »; senza la qual permissione non parea ch’egli volesse proseguir nella impresa risoluzione, come dinota quella particola « Sed — Ma », che sta qui molto avversativa. Ad un tal giovane Cristo non rispose altro, che queste crude parole : Nemo mittens manum suam ad aratrum, et respiciens retro, aptus est Regno Dei. Disse, che niuno, il qual ponga mano all’aratro, e riguardi indietro, è atto al Regno di Dio. O per Regno di Dio intendasi quello, che Cristo ha in Cielo, ch’è il Regno dove si gode; o per Regno di Dio intendasi quello che Cristo ha in terra, ch’è il regno dove faticasi; come un tal uomo non è atto al Regno di Dio senza restrizione, non è atto a veruno di detti Regni. E non è questa una decisione da mettere sommo orrore, se non s’interpreta nella più cortese maniera, che sia possibile?

II.

Considera, che chi pon mano alla sequela più perfetta di Cristo, qual era quella che intendea questo giovane di abbracciare ad imitazion degli Apostoli, pone di certo mano a un’opera grande, la quale conseguentemente richiede amor grande verso il Signore, animo grande, applicazion grande: e però Cristo la spiegò ancora con la similitudine di chi mette la mano a un’opera grande. Chi mette mano all’aratro, pon mano a un’opera la più laboriosa, che sia nell’agricoltura: ond’è, che gli conviene aver animo ed applicazione, animo, perchè in un campo vasto è opera vasta; e applicazione, perchè non si può fare badando ad altro, come il vangare, il seminare, il segare; attesochè i solchi vogliono esser tutti tirati a filo; il che non succede a chi massimamente rivolga i suoi guardi indietro. E ciò a maraviglia spiega l’intento primario ch’ebbe in questo luogo il Signore. Perché la sua perfetta sequela, ch’è l’apostolica, è un’opera vasta assai, ed è un’opera la quale vuole tutto l’uomo, e così non è punto opportuno ad essa chi non ha grandissimo animo a intraprenderla, e chi non ha applicazione grandissima in eseguirla. Ora questo giovane non avea animo grande, perchè non avea cuore di abbandonare per Cristo gl’interessi domestici con quella risoluzione, che avevano dimostrata, non solo un Giacomo, ed un. Giovanni partitisi dalle reti, ma un Matteo stesso spiccatosi da un telonio nè dava segno di quell’applicazione che deve avere chi così seguita Cristo, mentre nel punto stesso trattava di seguitarlo, e nel punto stesso trattava di abbandonarlo, quantunque a tempo, per le sue faccende dimestiche. E però Cristo affermò, che chi fa così non è atto all’Apostolato. Dico all’Apostolato, perchè la continuazione della metafora richiede qui, che avendo detto il Signore: « Nemo mittens manum suam ad aratrum, et respiciens retro, aptus est Regno Dei — Niuno, il qual ponga mano all’aratro, e riguardi indietro, è atto al Regno di Dio », si aggiunga « excolendo — coltivando », per compimento della proposizion lasciata imperfetta. Questa è la interpretazione più mite, che dar si possa alla proposizion qui addotta da Cristo. Ma da ciò solo argomenta, che gran male sia l’avere affetto agl’interessi terreni. Questo solo è bastevole ad impedire tanto alto bene, quanto è divenire Apostolo.

III.

Considera, che oltre la sequela più perfetta di Cristo, vi è ancora la men perfetta, qual è quella alla quale è tenuto ogni Cristiano : e però sembra non aver Cristo voluto compire interamente una tale proposizione, perchè secondo i vari mancamenti commessi in detta sequela, potesse con la sua debita proporzione adattarsi a tutti, come l’adattano i Santi. E da ciò nasce il terrore. Perciocchè quello che ha voluto Cristo inferire universalmente si è, che chiunque non è forte in condurre a fine i buoni propositi stabiliti, ma gl’interrompe, o sia per incostanza, o sia per pusillanimità, o sitt per pigrizia, o sia per affetto agl’ interessi terreni; che lo richiamano a sè (che fu l’ intoppo di questo misero giovane) come non è atto a faticare virilmente per Dio quaggiù nel Regno terreno; così nè anche a meritar di goderlo su nel celeste. Tu, che puoi dir giustamente di te medesimo? Sei sì forte, quale il Signore ti richiede?

IV.

Considera, che Cristo dice primieramente : « Nemo mittens manum suam ad aratrum— Niuno, il quale ponga mano all’aratro », non dice nè « qui misit —il quale pose » nè « qui miserit — il quale avrà posta », dice « mittens — il quale ponga », affinchè intendasi, che non solo non è atto al Regno di Dio chi non è forte in proseguire quel bene, che egli ha intrapreso, ma ancora chi non è forte ad intraprendere quello ch’egli ha proposto. Questi è colui, che mette mano all’aratro chi fermamente determina di operare; chi opera è già chiaro. Però quando tu per la vocazione speciale, che Dio ti manda, hai proposto una cosa di suo servizio, comincia subito, non dimorare, non differire, non ti voltare indietro ad udir che dicano le persone di mondo, i compagni, i conoscenti, i domestici, altrimenti tu corri un rischio gravissimo di non porre in effetto tal vocazione, a cagione degl’impedimenti che si attraversano a tutte le opere grandi. E dall’altra parte chi sa che all’ adempimento di una tal vocazione non sia da Dio stata annessa la tua salute nell’alta serie che formò egli di te, quando amò di predestinarti? A quel giovane sventurato potè riuscire di leggieri il medesimo, il non servire il Signore nell’Apostolato, e il dannarsi : non perchè nol servì nell’Apostolato, ma perchè non servendolo in quella forma, no ‘1 servì in altra, ma restò tra i lacci mondani. E così in questo luogo intese prima il Signore di accusar quei che non corrispondono alle ispirazioni divine con quella celerità ch’è propria de’ forti, ma vi frammettono altre faccende di mezzo, quantunque in sè non cattive, come fanno gl’irrisoluti. Tu come sei sollecito in corrispondere?

V.

Considera, che Cristo dice secondariamente: « respiciens retro — che riguardi indietro », non dice « revertens — che ritorni indietro », non dice « recedens —che retroceda »; dice « respiciens — che riguardi indietro », perchè ciò basta a far sì, che tu non sia atto al Regno di Dio, dare alle cose terrene un semplice guardo, massimamente quando egli è guardo nascente da quell’amore che lor si porta; come era appunto in quel giovane. Il Signor ti chiama ad Oriente, cioè dire alle cose eterne; e tu nel tempo stesso guardi a Occidente, cioè dire alle temporali? Oh quanto gran pericolo corri di lasciarti da esse adescar in modo, che non ti paia possibil cosa di vivere senza di esse! Però bisogna più troncare che sciogliere questi lacci, giacchè lo sciogliere riesce assai più difficile che il troncare: « Fugite de medio Babylonis, et salvet unusquisque animam suam. — Fuggite di mezzo a Babilonia, e ciascuno inetta in salvo la propria vita » (Geremia 51, 6): non dice « exite — uscite », ma « fugite — fuggite ». E così intese qui Cristo in secondo luogo, accusar coloro, i quali vogliono tuttavia riguardar con l’affetto ciò che hanno già abbandonato con 1′ intenzione. Che tanti pretesti di volere utilmente dispor del tuo? Il Signor ama te più che la tua roba. Lasciala andare a chi vuole; tu vola a Cristo. Troppo grave è il pericolo nell’indugio. « Qui in agro est, non revertatur tollere tunicam suam. — Chi è nel campo, non ritorni a pigliar la sua veste » (Vangelo di Matteo 24, 18).

VI.

Considera, che il Signore finalmente dice di chi procede così, che « non est aptus Regno Dei — non è atto al Regno di Dio ». Non dice, che non l’otterrà, dice, che non è atto a ottenerlo: Non est aptus. Non dice, che non l’otterrà, perchè può essere, che anche alcun di costoro, che guardi indietro dopo aver posta la sua mano all’aratro, giunga a salvarsi in virtù di un legittimo pentimento del mal commesso; ma dice che non è atto, perchè non ha in se medesimo quelle disposizioni, che ricerca il Regno di Dio. Il Regno di Dio vuole uomini risoluti, stabili, sodi, disprezzatori di tutto ciò, che più stimasi sulla terra. Ma dov’è, che questi sien tali? Questi non sono atti a quel Regno di Cristo, ove si fatica, perchè son uomini freddi, e così nemmeno son atti a quel Regno di Cristo, ove goderassi, perchè al godere dee necessariamente precedere il faticare. « Propter frigus piger arare noluit: mendicabit ergo aestate, et non dabitur illi. — Il pigro non volle arare a cagione del freddo : egli adunque andrà accattando nell’ estate, e non gli sarà dato nulla » (Proverbio 20, 4).

VII.

Considera, che se questo detto del Signore ferisce tanto altamente tutti coloro, che sono pigri in eseguire le buone risoluzioni, non ferisce, ma fulmina quei che sono anche arditi di abbandonarle. Perchè, se solo il guardare indietro, è, se non altro, indizio di perdizione in chi mette mano all’aratro; che sarà, dall’aratro levar la mano, affin di tornarsene indietro? Nè creder già, che sia solo a tornare indietro chi vi ritorna con la persona, con i passi, con le opere da mondano, come gli apostati, che sono « vasa irae opta in interitum — vasi d’ira atti alla perdizione » (Lettera ai Romani 9, 22). Ritorna indietro chi vi ritorna ancora col semplice desiderio : perchè questi già è pentito di aver posta una volta mano all’aratro, e così dinanzi a Dio non distinguesi da chi già ne l’ha ritirata. Adunque sta sempre forte ancora col cuore nella servitù del Signore che ti sei proposta. « Non recessit retro cor nostrum. — Il nostro cuore non si rivoltò addietro » (Salmo 44, 19). Questa è l’aratro, non bisogna da esso levar la mano, vadane ciò, che si vuole : rileva troppo : rileva un’Eternità. « De mane usque nunc stat in agro, et ne ad momentum quidem domum reversa est. — Dal mattino fino a quest’ora se ne sta nel campo, e non se n’è ritornata a casa nè pure per un momento » (Rut 2, 7). Così fa chi pretende di guadagnarsi la grazia del Signor suo.

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