La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

FEBBRAIO

XXVII. GIORNO

Dar gloria a Dio che significhi, e come abbia a farsi.

 

«Date Domino Deo vestro gloriam antequam contenebrescat, et antequam offendant pedes vestri ad montes caliginosos. — Date gloria al Signore Dio vostro prima che annotti, e prima che i vostri piedi urtino in monti pieni di caligine » (Geremia 13, 16).

 

I.

Considera, che significa in questo luogo dar gloria a Dio. Vuol dir conoscere il proprio fallo, detestarlo, deplorarlo, accusarsene, e farne finalmente la debita penitenza. Perciocchè allora rendiamo a Dio quella gloria, che gli abbiamo tolta, offendendolo sì in pensieri, sì in parole, sì in opere, quando e col pensiero, e colla parola, e coll’opera protestiamo, che abbiamo fatto male in offenderlo. Al pensiero appartiene l’esaminarsi del mal fatto, il pentirsi, e il proporre : alla parola il confessarlo con umiltà, e verità: all’ opera l’ adempir quelle penitenze, e satisfattorie, e salutari, le quali ci sono ingiunte. Vedi però la gran bontà del Signore, mentre da noi vuole ricevere, come dono, quello, ch’ è debito. E’ certo, che a parlar giustamente dovrebbe dire, che gli rendiamo la gloria toltagli. E pure non dice: « reddite — rendete », dice: « date — date ».

II.

Considera, quando vuole il Signore, che questa gloria gli sia renduta. Subito, subito. « Antequarn contenebrescat —prima che annotti ». Credi tu, che ciò voglia dire innanzi alla morte? T’inganni assai, vuol dire, più presto che puoi dopo il tuo peccato. Perchè se tu tardi punto a ben confessartene, vedrai, che nella tua mente si farà sera, e laddove al principio riputavi il peccato da te commesso un male assai grande, e t’inquietavi per esso, e stavi sbigottito, e stavi sollecito, a poco a poco comincierai a disprezzarlo. E mentre vedrai che le tue cose tuttavia vanno prospere come prima, e che siegui a goder buona sanità, e che non ti mancano amici, e che non ti mancano applausi, e che Dio non mostra a te punto la faccia brusca, comincierai a sospettar, se il peccato sia tanto mal veramente, quanto si predica : passerai dalle fornicazioni agli stupri, dai rancori alle villanie, dalle rivalità alle vendette, e fattasi già alla fine nella tua mente una notte orrenda, non verrai solo a disprezzare il peccato, ma a compiacertene. Oh quanto importa non dare agio alle tenebre d’ingrossarsi! Presto, presto, confessati, non tardare, lascia il peccato « antequam contenebrescat — prima che annotti».

III.

Considera, che se tu non fai così presto la penitenza, come dovresti; bisogna, se vuoi salvarti, che tu almeno la faccia innanzi alla morte: « antequam offendant pedes tui ad montes caliginosos —prima che i tuoi piedi urtino in monti pieni di caligine ». Ma vedi un poco in che difficoltà allor dovrai dare, anche insuperabili. Ahimè, che monti altissimi sono quelli che ti converrà attraversare in andartene all’altra vita! monti foschi, monti folti, monti per verità pieni di caligine: montes caliginosi. E come mai però ti riuscirà di trovar la strada di metterti in salvamento? Vorrai far quel passaggio felicemente con restituire a ciascuno il suo; ma urterai in quella difficoltà di lasciar la famiglia tua decaduta di condizione: oh che gran montagna! Vorrai dar quel perdono; ma ecco un altro monte: non saper come cambiar quell’ odio in amore. Vorrai discacciar quella pratica; ma ecco un altro monte: non saper come cambiar quell’amore in odio. Vorrai confidare nella misericordia Divina; ma ecco un altro monte ancora più alto: ricordarsi di averla così abusata. In una parola, dovunque ti volterai, « pedes tui offendent ad montes caliginosos — i tuoi piedi urteranno in monti caliginosi », perchè le difficoltà saranno assai grandi, e tu privo di conforto, e tu povero di consiglio, e tu abbandonato dalla luce celeste, non vedrai la maniera di superarle.

IV.

Considera, che i monti caliginosi sono quelli appunto, dove si annidano gli assassini. E però ecco l’altra pazzia solennissima che commetti, se differisci la penitenza alla morte, perchè aspetti a porre in salvo l’anima tua, laddove appunto sono innumerabili quei, che ti attendono al passo per involarsela. Oh quanta forza avranno i tuoi nemici infernali tra quelle gravi difficoltà dianzi dette! sulle quali facendosi ognor più forti ti faran credere, che sia per te venuta già quella notte, della quale Cristo favellò, quando disse: « Venit nox, quando nemo potest operari — Viene la notte, quando niuno può operare » (Vangelo di Giovanni 9, 4), che non ci sia più campo a sperare, che non ci sia più comodità di salvarsi, che già tu sii caduto nelle loro mani per tutti i secoli. Or vedi dunque se torna conto sì tardi dar gloria a Dio. Prega il Signore, che ti conceda quanto prima di piagnere ogni tua colpa, e procura di andare in tempo appianando quelle montagne, che alla morte avrai da passare.

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