La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

SETTEMBRE

 

XXIV. GIORNO

Conversion del peccatore, di quanta consolazione al Cielo.

« Dico vobis: gaudium erit coram Angelis Dei super uno peccatore poenitentiam agente, quam super nonagintanovem justis, qui non indigent poenitentia.— Io vi dico: si farà più festa dagli Angeli di Dio per un peccatore, che fa penitenza, che per novantanove giusti, che non hanno bisogno di penitenza » (Vangelo di Luca 15, 7).

 

I.

Considera, che secondo la frase ebrea, questo positivo « gaudium erit — si farà festa », ha forza di perfetto comparativo, conforme in quegli altri luoghi : « Bonum est confidere in Domino, quam confidere in homine. — E’ miglior cosa il confidar nel Signore, che confidare nell’uomo » (Salmo 118, 8). « Bonum est sperare in Domino, quam sperare in Principibus. — E’ miglior cosa lo sperare nel Signore, che sperare ne’ Principi » (Salmo 118, 9). E così tanto qui vuol dir « gaudium erit — si farà festa », quanto dir « majus gaudium — si farà più festa ». Vero è, che se osservi bene, qui non affermasi che in Paradiso si faccia maggiore stima di un peccator convertito, che di novantanove giusti, i quali non han bisogno di penitenza; ma affermasi soltanto, che se ne fa maggior allegrezza majus gaudium. Perchè la stima allor sarebbe maggiore, quando quel peccator convertito si desse a Dio con tal fervore di spirito, che attualmente l’amasse più di tutti quegl’innocenti, di cui si parla, anche uniti insieme. Ma questo è caso assai raro, qual forse fu nella conversion, che già fece la Maddalena. Qui il Signore non intende parlare di ciò, che accade in qualche conversione, per accidente; ma di ciò, che secondo il puro esser loro succede in tutte : che però non altro paragone egli fa, che tra un semplice penitente, super uno peccatore poenitentiam agente, e tra novantanove semplici innocenti, qui non indigeni poenitentia: nol fa tra un penitente assai fervoroso, e tra novantanove innocenti tiepidi. Posto dunque che questi innocenti sì uniti insieme, sian d’ordinario a Dio di maggiore stima, che un penitente; contuttociò il penitente è di maggior gaudio, perchè il gaudio non tanto guarda la stima, che alcuno faccia secondo sè di una cosa, quanto guarda l’acquisto; massimamente quand’era acquisto, o disperato, o difficile. Ond’è, che se quel buon padre fece una festa sì insolita nel ritorno del figliuol prodigo, non ne diede altra ragione, se non che questa, perchè l’avea riacquistato dopo tanti anni; non altrimenti, che se il vedesse tornato da morte a vita : « Epulari autem et gaudere oportebat, quia frater tuus hic mortuus erat, et revixit; perierat, et inventus est. — Ma era giusto di banchettare e di far festa, perchè questo tuo fratello era morto, ed è risuscitato; si era perduto, e si è ritrovato » (Vangelo di Luca 15, 32). 11a come tu da questo medesimo non ti accendi ad un amor sommo verso il Signore? Conciossiachè qual motivo avrebb’egli di festeggiare a tanto alto segno per averti ricuperato, se non fosse anche la sublimissima stima, che fa di te, non dico in comparazione di tanti giusti di te migliori, ma almeno assolutamente? Non sarebbe egli a un modo stesso beato senza di te? al pari grande? al pari glorioso? Che ragion dunque ha mai egli di rallegrarsi tanto del tuo ritorno dal peccato alla grazia, se non perchè veramente ti tiene a cuore? E’ tanto questo, che di sicuro non potrebbe mai credersi, se Dio stesso nol venisse a giurare di bocca propria. E però appunto vedi qui, che ei lo giura : « Dico vobis, etc. O nos beatos, quorum causa Deus jurat! — Io vi dico, ecc. Oh noi beati, per cui giura un Dio! ».

II.

Considera donde avvenga, che non solamente Iddio si rallegri tanto nella conversione di un peccatore, ma che tutti se ne rallegrino ancora gli Angeli : « Gaudium erit coram Angelis Dei — Faranno festa gli Angeli di Dio »; quasi che una tal festa non sia in Cielo giammai festa privata, ma sempre pubblica. Ciò avviene per tre ragioni. Per quel riguardo ch’hanno in ciò gli Angeli a Dio, per quello ch’hanno agli uomini, e per quel ch’hanno finalmente anche a sè. Quanto a Dio, veggon gli Angeli quanto egli riporti di gloria, tuttochè accidentale, dalla conversione degli uomini a penitenza; e però non possono, per l’amore ardentissimo che gli portano, non ne goder ancor essi infinitamente. Quanto agli uomini, certo è, che gli Angeli non sono punto invidiosi, anzi non altro bramano se non che di aver seco molti di loro a partecipare un’istessa felicità; e però ancora sommamente gioiscono, quando scorgono, che chi avea disgraziatamente perduto il diritto ad essa, lo riconquista. Quanto a sè poi, la cagion ch’hanno di rallegrarsi anche è chiara, perciocchè avendo gli Angeli per &tizio di adoperarsi nella salvezza degli uomini, conforme a quello : « Omnes sunt administratorii Spiritus, in ministerium missi propter eos, qui haereditatem capient salutis — Tutti sono Spiriti amministratori, mandati al ministero in grazia di coloro, i quali acquisteranno l’eredità della salute » (Lettera agli Ebrei 1, 14); come possono far di meno di non provare un rallegramento sensibile, quand’essi adempiono un tal uffizio con frutto? « Quae est nostra corona gloriae? Nonne vos ante Dominum Jesum Christum? — Qual è per noi la corona di gloria? Non lo siete voi forse dinanzi al Signor Gesù Cristo? » (Prima lettera ai Tessalonicesi 2, 19) dicea già l’Apostolo a’ suoi Tessalonicensi, da lui guadagnati a Dio. E così fa conto che, dicano ancora gli Angeli. Quindi non si troverà forse mai Predicator sì zelante sopra la terra, che tanto giubili in cavar di molte anime dal peccato, quanto in ciò sempre giubila ognuno di essi : tanto più, che i demonii procurano del continuo di attraversarsi a sì belli acquisti, e però gli Angeli hanno un diletto infinito, quando essi mirano di rimaner superiori in sì gran battaglia a’ loro antichi avversari, e di trionfarne: « Projectus est Draco ille magnus, qui seducit universum orbeni, etc., propterea laetamini Cali, et qui habitatis in eis. — Fu atterrato quel gran Dragone, che seduce tutta la terra, ecc., per questo rallegratevi, o Cieli, e voi, che in essi abitate » (Apocalisse di Giovanni 12, 9, 12). Comunque siasi, mira con quanto poco tu puoi dare a tanti beati Spiriti il maggior gaudio che possano mai provare, non sostanziale, perchè quest’ è continuaniente l’ istesso, ma accidentale : con l’uscir da uno stato, che a te per altro sarìa di eterna rovina.

III.

Considera come questi Angeli, i quali altrove son detti degli uomini, « Angeli eorum semper vident faciem Patris mei, qui in Celis est — I loro Angeli vedono perpetuamente il volto del Padre mio, che è ne’ cieli » (Vangelo di Matteo 18, 10), qui per contrario son detti di Dio : « Gaudium erit coram Angelis Dei. — Festa faranno gli Angeli di Dio ». Ma se ben miri, non v’è contrarietà di veruna sorta, ma v’è piuttosto una somma uniformità; perchè ciò è fatto a dinotare interamente le parti del loro uffizio, che sono due : di assistere a Dio, e di servire da suoi ministri anche agli uomini. A Dio assistono gli Angeli in tre maniere, contemplandolo assiduamente, amandolo ardentemente, e lodandolo a gara incessantemente : « Omnes Angeli stabant in circuitu throni, etc., et adoraverunt Deum, dicentes: Amen. — Tutti gli Angeli stavano d’intorno al trono, ecc., e adorarono Dio, dicendo : Amen » (Apocalisse di Giovanni 7, 11, 12). Agli uomini poi servono parimente in tre altri modi, purgandoli, illuminandoli, e perfezionandoli. Purgandoli da’ loro difetti; e ciò è il servizio, che specialmente essi prestano agli Incipienti nella via del Signore: « Et volavit ad me unus de Seraphim, etc., et tetigit os ineum, et dixit: Ecce auferetur iniquitas tua, et peccatum tuum mundabitur. —E volò a me uno de’ Serafini, ecc., e toccò la mia bocca, e disse: Ecco che sarà tolta la tua iniquità, e sarà lavato il tuo peccato » (Isaia 6, 6). Illuminandoli con gli ammaestramenti; e ciò è il servizio, che singolarmente essi porgono a’ Proficienti: « Veni ut docerem te, quae ventura sunt populo tuo in novissimis diebus, etc. — Io son venuto per ispiegare a te le cose che avverranno al popol tuo negli ultimi giorni, ecc. » (Daniele 10, 14). E perfezionandoli co’ conforti validi della grazia, e ciò è il servizio, che finalmente essi usano co’ Perfetti: « Et ecce Angelus Domini tetigit eum, dixitque Surge, comede: grandis enim tibi restat via. — Ed ecco l’Angelo del Signore lo toccò, e gli disse: Alzati, e mangia; perocchè lunga è la strada che ti rimane ». Queste due parti poi dell’uffizio Angelico, il quale consiste in assistere a Dio, in adoperarsi a pro di noi uomini, vennero, com’è noto, adombrate già a mai raviglia in quella celebre scala, per cui Giacobbe non vide gli Angeli in atto, se non che solo o di scendere, o di salire, ascendentes, et descendentes (Genesi 8, 12), perciocchè questo è quanto lor si appartiene: « Videbitis Caelum apertum, et Angelos Dei ascendentes, et descendentes supra Filium hominis. — Vedrete aperto il Cielo, e gli Angeli di Dio in atto di salire, e scendere sopra il Figliuolo dell’uomo » (Vangelo di Giovanni 1, 51). Se tu vuoi però non solamente rallegrar gli Angeli con la tua conversione, che questo è poco, ma di più ancora emularli, com’è dovere, nel lor uftizio; eccoti innanzi agli occhi ciò che hai da fare: salire, e scendere. Salire con gli esercizi della contemplazione ad ammirar Dio, ad amarlo, ad applaudirgli; e scendere con gl’impieghi della vita attiva a giovare ai prossimi d’ogni sorta, purgandoli, illuminandoli, perfezionandoli, secondo i lor varii stati: « Sive mente excedimus, Deo; sive sobrii sumus, vobis. — Se siamo fuori di noi, (lo siamo) per Iddio; se siamo di mente sana, (lo siamo) per voi » (Seconda lettera ai Corinzi 5, 13). Così sarai, se non Angelo, almeno Angelico, cioè tutto insieme di Dio, e tutto degli uomini.

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