La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

FEBBRAIO

XXIV. GIORNO

S. Mattia Apostolo.

Riflessi sopra la Bontà e Severità del Signore.

 

«Vide bonitatem, et severitatem Dei. In eos quidem qui ceciderunt, severitatem; in te autem bonitatem Dei, si permanseris in bonitate; alioquin et tu excideris. — Considera la bontà, e la severità di Dio; la severità contro di quelli, che caddero: la bontà di Dio verso di te, se ti atterrai alla bontà; altrimenti sarai reciso anche tu » (Lettera ai Romani 11, 22).

 

I.

Considera la bontà e la severità del Signore. Bontà qui significa la benignità, cioè quella bontà, con cui il. Signore ci benefica senz’alcun merito nostro. Severità vuol dire quella giustizia più rigorosa, la quale egli usa, attesi i nostri demeriti. Iddio non può mai dirsi assolutamente severo, come si dice benigno, perchè mai non punisce quanto potrebbe: sempre egli è misericordioso. Però si dice severo quando usa più di giustizia, che di misericordia. Posto ciò: « Vide bonitatem, et severitatem Dei. — Considera la bontà, e la severità di Dio ». La considerazione di questa bontà e di questa severità ha da essere quella scala, per la quale hai da fuggire dall’inimico. Quando egli ti tenta di diffidenza, e tu sollevati a contemplare, quanto il Signore sia buono ancora verso chi non lo merita: Vide bonitatem Dei. Quando egli ti tenta di presunzione, e tu sprofondati a contemplare, quanto il Signore sia terribile, ancora coi suoi più cari: Vide severitatem Dei. Con questo salire, e scendere farai sì, che il Demonio non ti raggiunga. Non ti curare mai di startene troppo fermo su questa scala, perchè è troppo pericoloso. « Vide bonitatem Dei — Considera la bontà di Dio », ma insieme «severitatem — la severità ».

II.

Considera la severità del Signore singolarmente nella persona di tanti, ch’egli ha lasciati cadere, anche da sublimissime altezze: in eos, qui ceciderunt. In Giuda, che cadde giù dall’Apostolato, in Saule, in Salomone, in Origene, e in altri tali, ch’erano al Signore sì d’ appresso. Oh che spavento ! « Praecipitavit Dominus, nec pepercit. Lasciolli cadere il Signore, nè loro perdonò » (Lamentazioni 2, 2). E quanti sono che tutto dì seguono ancora bruttamente a cadere da eccelsi posti, o di santità, o di saviezza, e vanno all’Inferno! Forse non vi vanno anche molti al primo peccato?

III.

Considera la bontà del Signore nella persona tua: in te autem bonitatem Dei, mentre si è compiaciuto di tollerarti, non solamente dopo il primo peccato, ma dopo tanti. Non puoi di certo ciò attribuire a tuo merito, tutto è nato da bontà sua. Ma guarda bene, che non però tu sei salvo : perchè non sai se il Signore vorrà più usartela, quando tu di nuovo t’abusi. Ti salverai, si permanseris in bonitate, cioè si permanseris in eadem bonitate Dei, se sempre ti troverai, come adesso, favorito da Dio con aiuti efficaci, speciali, soprabbondanti. Ma chi mai può assicurartene? E’ forse il Signore tenuto ad usarti questa sua bontà sino al fine? Non sarebbe benignità.

IV.

Considera la rovina, la qual ti aspetta, se il Signore da te sottragga una tale benignità, come l’ha sottratta già da tanti, e da tanti. Et tu excideris; ancor tu sarai reciso dall’Albero della vita senza riguardo, senza risparmio, e gittato sul fuoco eterno. Però, ch’hai da fare, se non che sempre raccomandarti ardentemente al Signore, come chi sta tra la speranza e il timore, e sempre ricordarti, ch’egli è benigno, ma ancora ch’egli è severo?

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