La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

LUGLIO

 

XXII. GIORNO

Santa Maria Maddalena.

Maniera ammirabile della divina Misericordia nella conversione de’ peccatori.

 

«Eras nuda, et confusione plena: et transivi per te, et vidi te: et ecce tempus tuum, tempus amantium: et expandi amictum meum super te, et operui ignominiam tuam, et, jiuravi tibi, et ingressus sum pactum tecum, ait Dominus Deus, et fatta es mihi. — Eri ignuda, e piena di confusione: passai per te, e ti vidi, e quel tuo tempo, era il tempo degli amanti: stesi il mio pallio sopra di te, e ricopersi la tua ignominia, e ti ho giurato, e teco feci un patto, dice il Signore Iddio, e tu se’ fatta per me» (Ezechiele 16, 7, 8).

 

I.

Considera, che in queste belle parole ci vien espressa la maniera ammirabile, la quale tiene Iddio con un’anima, quando per eccesso di misericordia la tira a sè, e di gran peccatrice, ch’ell’era, la fa gran Santa: « Eras nuda, et confusione piena — Eri ignuda, e piena di confusione ». Ecco qui una tal anima miserabile: « nuda — ignuda », perchè è priva d’ogni virtù; « confusione piena — piena di confusione », perchè è carica d’ogni vizio. In tale stato passa Dio per essa, e la vede: transivi per te, et vidi te. Passa qual Re, che uscito alla caccia per altro, si abbatte in essa, transivi per te, e la vede, vidi te, cioè la vede con una di quelle occhiate, in virtù di cui si compiace di mostrare in quell’anima quanto ei vaglia; ch’è ciò, che intese il Redentore, quando disse a Natanaello : « Cum esses sub ficu vidi te — Quando eri sotto il fico io ti vidi », cioè « elegi te — ti elessi », come spiegò San Gregorio (Lib. 17 Mor., c. 20), poichè nel resto chi è, che sempre non sia veduto da Dio? Ed in che tempo guarda egli un’anima tale con tanto amore? In quello appunto, in cui ritrovala data più alle cose del Mondo, ai passatempi, ai piaceri, alle vanità: « Et ecce tempus tuum, tempus amantium — E quel tuo tempo era il tempo degli amanti ». E pure in quel tempo stesso (chi ‘l crederebbe?) si risolve di renderla tutta sua, affinchè tanto sia più bello il trionfo, che dell’umana miseria sa riportar la Divina misericordia : « Et expandi amictum meum super te, et operai ignominiam tuam — E stesi sopra di te il mio pallio, e ricopersi la tua ignominia ». Qui precede innanzi la grazia preveniente, con la quale Iddio sorprende tutta l’anima, di maniera, che non si ritiri da esso. E ciò significa « Expandi amictum meum super te — Stesi il mio pallio sopra di te », ch’è un atto simile a quel, che fa il cacciatore, allor che spande la rete sopra la cerva per arrestarla : benchè il Signore non volle dir : « rete meum — la mia rete », ma « amictum meum — il mio pallio », perchè la grazia non impossibilita all’anima di scappare, ma solo gliel difficulta, come farebbe la cappa del cacciatore sopra la cerva in cambio di rete. Dipoi siegue la grazia giustificante, la quale non si distingue dalla preveniente nel suo principio, ma nel suo effetto : perchè attesa la corrispondenza dell’anima in convertirsi, quello spirito stesso di carità, che prima con la sua forza la tirò a Dio, sottentra poi con la sua nobile unione a vestirla quasi di un abito pomposissimo. E ciò significa il Signore quando aggiugne : « et operai ignominiam tuam — e ricopersi la tua ignominia », perchè nel tempo stesso, ch’ei tira l’anima a sè, le dà sentimenti sì vivi di compunzione, e di contrizione, che tutta affatto sopraffanno in lei l’ignominia del mal commesso, più che un prezioso ricamo non sopraffà l’ignobilità di quel panno, su cui riluce: « Universa delicta operit charitas. — La carità ricopre tutti i peccati » (Proverbio 10, 12). In queste disposizioni, in cui già l’anima di peccatrice è divenuta dolente, si celebrano prima gli sponsali, e dipoi le nozze. Gli sponsali consistono nelle caparre più speziali di amore, che Dio dà all’anima in varii doni di divozione, di dolcezze, di lagrime, che in quello stato non sono più, che « arrhae amoris — caparre di amore »; ma sopra tutto consistono in una viva fiducia, che infonde in essa, di doverle egli solo bastar per tutti: il che allor l’anima tanto tien per sicuro, come se Dio glie ‘1 giurasse sensibilmente di bocca propria : onde vieppiù da tal fiducia animata, determina di staccare affatto il suo cuor dalle creature per essere di Dio solo : « Memor esto verbi tui servo tuo, in quo miti spero dedisti. — Ricordati di tua parola in favore del tuo servo, nella quale mi desti speranza » (Salmo 119, 49). Le nozze consistono nella congiunzione reciproca, che di breve succede tra Dio e l’anima, tra l’anima e Dio, in una totale unione di volontà, sicchè alla fine non solo ella è di Dio, come qualunque anima giusta, ma è per Dio, cioè per essere tutta di suo servizio: « Dilectus meus mihi, et ego illi. — A me il mio diletto, ed io a lui » (Cantico dei Cantici 2, 16). E tutto questo tu miri esprimersi a maraviglia con le parole, le quali vengono appresso: « Juravi tibi — Ti ho giurato » : ecco gli sponsali, ne’ quali l’ anima non altro fa che ricevere le caparre, che Dio le dona : « Ingressus sum pactum tecum — Feci teco un patto »; ecco le nozze, che sono il patto reciproco di una fedeltà coniugale. « Et facta es mihi — E tu se’ fatta per me », non « mea — mia » solamente, ma « mihi — per me » ; ecco che già l’anima è tutta per suo servizio, il che solo a quelle conviene, le quali Iddio per favor esimio si elegge, affine o di popolare per mezzo d’esse le stelle di prole eletta, o di godersele da solo a solo nell’ozio di un’eccelsa contemplazione. Pare a te punto in questo vivo ritratto di riconoscere quello, che Iddio si sia degnato cortesemente operar con l’anima tua? Oh quanto gli sei obbligato, se tu pure hai cagione di riconoscervelo!

II.

Considera, che se in verun’anima ha fatto Dio tuttociò più sublimemente, si fu nella Maddalena : che però queste parole a nessun più si adattano, che al suo dosso. Mirala prima in quel tempo, ch’era appunto per essa « tempus amantium — il tempo degli amanti ». Oh come era nuda, e piena di confusione! Nuda, et confusione piena. Ma dinanzi a chi? dinanzi agli occhi Divini. E qui ammira la differenza ch’è tra i giudizi degli uomini, e quei di Dio. Dinanzi agli uomini non sol non era ella nuda, ma pomposissima : nè solo non era colma di confusione, ma corteggiata, applaudita, adulata. Contuttociò, che è valevole tutto questo, mentre dinanzi a Dio era sì obbrobriosa? Misera lei se Dio non si fosse degnato passar per essa, e rimirarla con guardi di compassione, quando era « Mulier in civitate peccatrix — Donna nella città peccatrice! ». E ciò vuol dire: « transivi per te, et vidi te — passai per te, e ti vidi ». Le passò prima per l’anima ben addentro con la forza della sua divina parola: che però non dice « transivi ante te — passai innanzi a te », ma « per te — per te »; e la illustrò co’ raggi della sua luce, il che fu vederla prima assai, ch’egli fosse da lei veduto; che però dice « vidi te —ti vidi », non dice « vidisti me — mi hai veduto », perchè furono tutti guardi di puro amor suo, quali sarebbono i guardi di un risoluto figliuol di Re, il qual vedesse una lurida villanella, e dicesse: Questa ha da essere la mia sposa. Invidia alla Maddalena sì bella sorte, ed innamorati almen ora di lei, quando la miri in Cielo sì ben vestita, e sì ripiena di gloria, giacchè Iddio potè innamorarsene ancora in terra, quando la vide ripiena di confusione, come quel figliuolo stesso di Re si potè innamorar della villanella, non per quel ch’essa allor era, ma per quel ch’egli la poteva far essere con levarla a grado reale.

III.

Considera, che dal primo stato, il quale consiste nella elezion, che Dio fe’ della Maddalena, tu puoi passare a rimirarla nel secondo, il quale allora fu che il Signore con l’abbondanza della sua santissima grazia, prima la prevenne, e poi la giustificò: « Ut cognovit — Quando conobbe » : quivi fu per Maddalena la grazia preveniente, che l’arrestò con una cognizione vivissima del mal fatto : e così quando il Signore le infuse tal cognizione, fu quando « expandit amictum suum super ipsam — stese su d’essa il suo pallio », perchè allora ne fu già sicuro: « Stans retro coepit lacrymis rigare pedes ejus. — Stando di dietro cominciò a bagnare i piedi di lui colle lagrime » (Vangelo di Luca 10, 38) : quivi fu per Maddalena la grazia giustificante che l’arricchì, e l’adornò, in virtù di un pentimento vivissimo di un tal male: e così quando il Signore le infuse con la cognizione sopradetta un tal pentimento, fu quando « operuit — ricoperse » affatto « ignominiam ejus — la di lei ignominia », perchè allor le infuse la grazia, che l’arricchì, laddove prima era nuda, e l’adornò, dov’era prima ripiena di confusione. Dissi « operuit ignominiam — ricoperse l’ignominia », non « abstulit — cancellò », non perchè una tal grazia non cancelli la macchia del peccato, ma perchè aggiugne anche lustro: come succederebbe ad un panno lordo, in cui tu non contento di ripurgarlo, venissi poi di più a soprapporre un nobil ricamo, che ampiamente e risarcisca in esso, e ripari quella ignominia, che avea già contratta in lordarsi. E questo è quel glorioso ricoprimento, di cui qui parlasi. E quando dall’istesso peccato piglia stimolo l’anima di levarsi a maggior eminenza di santità conforme a quello: « Beati quorum remissae sunt iniquitates, et quorum tecta sunt peccata. Remissa quoad delectionem, tecta quoad ornatum superindutum. — Beati coloro, cui sono state rimesse le iniquità, e ricoperti i peccati. Rimesse in riguardo allo scancellarle, ricoperti in riguardo al soprapposto ornamento » (S. Greg. hom. in Ezec.). E però osserva, come dopo questo il Signore « operuit ricoperse » l’ignominia della Maddalena, non solo difendendola dalle accuse del Fariseo, ma esaltandola sino a dire: « dilexit multum — amò molto », il che, rispetto a Dio, quando mai può dirsi in rigore di verità? E pur così disse Cristo : « Remittuntur ei peccata multa, quoniam dilexit multum — Le sono rimessi molti peccati, perchè molto ha amato ». Nel dire « Remittuntur ei peccata multa — Le sono rimessi molti peccati », levò tosto la sua misera nudità, perchè l’arricchì di grazia giustificante. Nel dire « dilexit multum — ha amato molto », coperse la sua ignominia, perchè mostrò che s’ella aveva offeso molto il Signore lo avea dipoi saputo ancor amar molto. Tu qui che dici di te? La tua ignominia può vedersi ornai ricoperta in sì bella forma?

IV.

Considera, che dal secondo stato di Maddalena penitente, puoi passare al terzo di Maddalena innalzata a gran santità. E qui prima son gli sponsali: « Juravi tibi — Ti ho giurato » : e questi allora seguirono, quando ella « sedens secus pedes Domini audiebat verbum illius — sedendo ai piedi del Signore ascoltava le sue parole » (Vangelo di Luca 10, 39). Quivi altre parti ella non facea, che di ricevere consolazioni, delizie, dolcezze somme. Iddio facea le parti sole di dare. Chi può però dubitar, che quivi fosse, dove il Signore singolarmente infondevale quella sovrumana fiducia di poterle egli solo valer per tutto, mentre in un tale stato neppur ella più ricordavasi di cibarsi? Dipoi son le nozze: « ingressus sum pactum tecum — teco feci un patto ». E queste allora seguirono, quando il Signore conducendola sempre seco, come sposa già dichiarata, dava a lei mille segni di fedeltà, ed altrettanti ancor da lei ricevevane, mentre l’ebbe fin salda a piè della Croce, nè solo a piè della Croce, ma tra l’arme, e gli armati ancora al sepolcro: tanto gli fu sposa fedele. Beata l’anima tua, s’è già arrivata ancor ella a sì belle nozze!

V.

Considera finalmente, come dal terzo stato di Maddalena innalzata a gran santità, puoi passare anche all’ultimo di Maddalena fatta già tutta per Cristo: Et facta es mihi. Ciò prima fu, quando il Signore dopo la sua gloriosa Risurrezione si valse un tempo di lei, come di ferventissima cacciatrice in tirar dell’anime a sè: ed in tale uffizio la costituì, quando dissele : « Vade ad fratres meos, et dic eis, etc. — Va a’ miei fratelli, e di’ loro, ecc. ». Dipoi ciò fu, quando da tutta la Giudea ritirata nella solitudine di Marsiglia, quivi in una grotta la tenne ben quarant’anni, non più per sè insieme, e per altri, ma per sè solo in assidua contemplazione. Ti contenti tu per ventura di esser posseduto da Dio, come qualunque anima giusta, a cui può dir « facta es mea — sei fatta mia »? Non fia mai vero. Anzi procura che possa dire anche alla tua « facta es mihi — sei fatta per me », o in faticare per le anime, o in contemplare: perchè quantunque sian questi doni gratuiti; contuttociò, che non si ottiene finalmente da Dio con preghiere instanti?

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