La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

MARZO

XIX. GIORNO

San Giuseppe.

Dell’abbandono che soffre il Redentore anche da quelli che si sono donati a lui.

 

« Omnes, quae sua sunt, quaerunt, non quae Jesu Christi. — Tutti cercano ciò che ad essi appartiene, non ciò che appartiene a Gesù Cristo » (Lettera ai Filippesi 2, 21).

 

I.

Considera con qual tenerezza di affetto dovresti tu compatire al tuo buon Gesù, mentre tu vedi, che tanto pochi sono al Mondo, che piglino la sua causa. Lasciamo stare quei che però chiamansi appunto di Mondo, perchè al Mondo professano di servire; che fanno tanti Sacerdoti medesimi, tanti Predicatori, tanti Parrochi, tanti Prelati, tanti Uomini che si sono donati a Cristo? Son tutti forse stretti in lega fra loro a favor di Cristo? ‘a risentirsi delle ingiurie di Cristo? a liscaldarsi negli interessi di Cristo? Anzi tra loro pure si contano in tanto numero quegl’innamorati di sè, i quali « quaerunt — cercano » con somma avidità, « quae sua sunt, non quae Jesu Christi — ciò che ad essi appartiene, non ciò che appartiene a Gesù Cristo »; che però si dicono « Omnes — Tutti ». Amano, è vero, tutti ogni ben di Cristo, lo approvano, gli applaudono, lo desiderano; ma non quaerunt, non Io cercano, perchè procedono molto diversamente nella causa di Cristo, dal modo, il qual essi tengono nella propria.

II.

Considera, che questa diversità di procedere singolarmente si conosce a’ due segni di sopra addotti. Al risentimento delle ingiurie, ed al riscaldamento negl’interessi. Quanto alle ingiurie, vedi tu come fremono per un torto recato alla loro persona, al lor parentado, o talor anche alla semplice lor famiglia? All’incontro sanno essi, che vi son tanti, i quali tutto dì non fanno altro che bestemmiare il nome di Cristo; e pur dov’è ch’essi prendano a fulminarli? Sono contenti di atterrirti col tuono. Quanti son quegli adulteri i quali passano tutto giorno impuniti, quanti gli scandalosi, quanti i sacrileghi, purchè questi non rechino pregiudizio, salvo che all’onore di Cristo? Quanto poi agl’interessi, mettiti un poco ad osservar con che ardore si pensa a sollevar lo stato domestico; anzi, se si può, a sublimarlo. All’incontro, chi è, che con pari sollecitudine mai provvegga a tante povere genti, che per le campagne si muoiono senza il pascolo della parola Divina? o pur chi è che con pari studio promuova o l’arricchimento delle Chiese, o l’avanzamento de’ Chiostri? Anzi non è vero, che molti le entrate stesse del Signore divertono a pro di casa senza rispetto? Povera Vigna di Cristo ! Son già moltissimi quei, che in essa procedono’ da Padroni, perchè non contenti di cogliere i frutti di essa, e di satollarsene, ne portano ancora fuori, ne portano a nipoti, ne portano a cugini, ne portano a cognate, ne portano a chi lor piace, con quell’ingiuria, che non fu mai permesso usare alla vigna di qualunque uomo, per plebeo ch’egli fosse: « Ingressus vineam proximi tui, disse Iddio, comede uvas quantum tibi placuerit: foras autem ne efferas tecum. — Entrato nella vigna del prossimo tuo mangia dell’uva quanto ti pare, ma non portarne via » (Deuteronomio 23, 25). E questo è avere a cuore i vantaggi di Gesù Cristo? Questo è spogliarlo del suo, sicchè poi gli manchino rendite ad alimentare i suoi fratelli minori, a guadagnarsi i ribelli, a reprimere gli avversari, a rimunerare gli amici.

III.

Considera, che non solo molti non cercano ciò che appartiene a Gesù, quae sunt Jesu Christi: ma pare che piuttosto si vagliano di Gesù, per cercar meglio ciò che appartiene ad essi, quae sua sunt. Lo vedrai ne’ due stessi capi, nelle ingiurie, e negl’interessi. Perocchè quanto alle ingiurie, troverai alcuni che vaglionsi di Gesù, come di mantello, a poter meglio difendere l’onor loro. E quantunque sia indubitato che a un abito sacrosanto, qual è l’Ecclesiastico, si dee da chi che sia portar sempre un rispetto sovrano; contuttociò tu vedrai che non pretendono tutti un rispetto tale, perchè quello sia abito sacrosanto, ma perchè è loro. Se tutti lo pretendessero, perchè quell’abito li è per verità sacrosanto, come dunque alcuni poi lo verrebbono a vilipendere da se stessi col comparire tra conversazioni profane, coll’amoreggiare, coll’adulare, col trafficare, col fare azioni tanto obbrobriose a un tal abito? E quanto agl’interessi, osserverai, che di Gesù pur infiniti si vagliono per promuoverli tanto più vigorosamente. Dicono, che la riputazione di Cristo vuol che mantengasi lo splendore del grado. Chi può negarlo? Ma non vuole anche la riputazione di Cristo, che molto più sia mantenuta la pietà verso i poveri, la mansuetudine, la modestia, la purità? Certo è che Cristo raccomandò mille volte di propria bocca queste virtù, e neppur una raccomandò lo splendore, benchè laudevole, quando non degeneri in lusso. Tratta con alcuni di loro di porsi un poco a voler promuovere un’opera di qualche gran servizio Divino; l’erezione di un Seminario, di una Chiesa, di un Chiostro, di un Monastero di Vergini care a Cristo : ti rispondono tosto, che non è tempo « Nondum venit tempus Domus Domini aedificandae. — Non è ancor venuto il tempo di edificar la casa del Signore » (Aggeo 1, 2). Che a voler fare il servizio di Dio, come si conviene, bisogna pigliar consiglio, aspettare congiunture più propizie, attender comodità più proporzionate, altrimenti è un precipitarlo. Eppure ad accrescere la Casa loro sempre è tempo. Tutte le comodità sono proporzionate, tutte le circostanze sono propizie. Anzi vedrai quanto si danno di fretta, perché il tempo bruttissimo ingannatore degli ambiziosi non li tradisca. « Nondum venit tempus Domus Domini aedificandae — Non è ancor venuto il tempo di edificar la casa del Signore » (questa appunto fu la doglianza che Dio già fece), e poi « festinatis unusquisque in domum suam — ciascun di voi ha gran fretta per la propria casa » (Aggio 1, 9). Ma ciò non basta. Troverai chi predichi spesso con vanità, e poi si ricuopre con dir, ch’è gloria di Dio popolar la Chiesa. Ma di questa gloria di Dio non si cura niente, quando v’è chi altrove la popoli più di lui. Gloria di Cristo è, che siano frequentate le Cattedre, gloria di Cristo è, che sia frequentato il Confessionale, gloria di Cristo è, che la propria comunità Religiosa abbondi di palme riportate dagli Etnici, dagli Eretici, non che da’ peccatori più facili a soggiogare. Ma è dipoi gloria di Cristo l’aver a male, che tali palme fioriscano belle al pari nell’altrui selva? Mira però a quale stato è ridotto quel gran Signore, a cui siamo tanto obbligati. Non solamente noi non vogliamo servirlo con fedeltà, ma vogliam anche, ch’egli ci serva di mantello a coprire i difetti nostri, cioè a coprire molti di quei disgusti medesimi, che gli diamo : « Servire me fecisti in peccatis tuis. — Me tu hai fatto servire ne’ tuoi peccati » (Isaia 43, 24).

IV.

Considera quanto è giusto di piangere amaramente, che sì le ingiurie, sì gl’interessi di Cristo sian sì traditi: « Omnes, quae sua sunt, quaerunt, non quae Jesu Christi — Tutti cercano ciò che ad essi appartiene, non ciò che appartiene a Gesù Cristo ». Ma se tu piangi, com’è dovere, un disordine così strano, convien che molto bene ancor sii sollecito a non cadervi, per non far come coloro, i quali deplorano la calamità del lor secolo, tanto scarso in rimunerare chi è meritevole, e non si accorgono, ch’essi appunto son quei, che lo rendon tale, con accrescere il numero degli ambiziosi. Fa dunque un esattissimo esame di te medesimo, e mira un poco se daddovero tu porti amore a Gesù. Lo vuoi ben conoscere? Guarda come odii te stesso. Questa è la cagione per cui Gesù è abbandonato : perchè i suoi fedeli sono tutti pienissimi di amor proprio. Tu mettiti ad ispiantarlo dalle radici, con non volere cercar te, neppur dove ti vien permesso: « Nemo, quod suum est, quaerat. — Niun cerchi quel, che a lui appartiene » (Prima lettera ai Corinzi 10, 24). Non hai da dire di voler prima procurar la gloria di Cristo, e di poi la tua, ma di volere l’unica gloria di Cristo. Così sarai più sicuro, ch’egli punto non vagliati di mantello. Qualor ti venga proposta qualunque impresa, fa che il pensiero subitamente ti voli a considerare, s’ella dovrà ritornare ad onor di Cristo. Questo ti applichi a viaggiare, questo ti applichi a rimanere, questo ti applichi a vegliare, questo ti applichi a riposarti. Quando a sorte udirai novelle di Mondo, non entrare a parte di esse, se non in ciò, dove abbia parte anche Cristo. Rinnova mille volte a lui, ma di cuore, questa protesta, che non ti curi di vivere un sol momento, se tu non abbi da viverlo per lui solo. Oh quanto è giusto, che tu non pure ti risolva una volta ad amare il tuo Cristo assai più di te, ma che nè anche ami te, se non ti hai solo ad amare in ordine a Cristo!

V.

Considera come nel gloriosissimo San Giuseppe il Signore ci ha voluto mostrare un Uomo, che non fu punto per sè, ma tutto per Cristo. Perocchè è vero, ch’egli fu Sposo alla Vergine, ma sol quanto ciò doveva valere a salvar l’onore di Cristo, sicchè non fosse riputato illegittimo. Nel rimanente ebbe a lasciare la Vergine sempre intatta, come fa l’Olmo, che si sposa alla Vite, ma non ha però parte alcuna in verun suo frutto. E’ vero ch’egli fu altresì Padre a Cristo, ma Padre di puro nome, di assistenza, di affetto, cioè sol quanto doveva avere di Cristo quella sollecitudine, ch’ogni Padre ha di un suo figliuolo. Ma non doveva però godere la gloria, benchè per altro possibile, di aver generato Cristo. Delle azioni sue nessun’altra doveva sapersi, se non certe poche, che concernevano a maggior notizia di Cristo. E dopo morte dovea restare per molti secoli incognito, inglorioso, e poco men ch’io non dissi dimenticato dalla divozione de’ Popoli, perchè così convenivasi parimenti alla riputazione di Cristo. Perocchè, mentre alcuni arditi Eresiarchi disseminarono da principio tra Popoli questo errore, che Cristo fosse vero figliuol di Giuseppe, era di necessità, che la Chiesa vi provvedesse, con dimostrare di Giuseppe piuttosto una stima tenue: e così non è maraviglia, se’l posponesse nel culto esterno a moltissimi di quei Santi, che neppur potevano per merito stargli a lato. Sicchè a mirar sottilmente, pare che questo Santo così sublime sia giunto in terra ad ottenere dal Signore quel famosissimo vanto, a cui San Bernardo con tanto ardore sospirò, quando disse : « Bonum mihi si me dignetur uti pro clypeo — Buon per me s’egli si degnerà di servirsi di me come di scudo »: perchè per verità sempre è stato come uno scudo, che ha riparato Gesù, con pigliare in sè tutti i dardi, che altrimenti volavano a ferir lui. Lo riparò nella vita, mentre lo riparò da’ ferri d’Erode, trafugandolo presto sino in Egitto con suo gravissimo stento. Lo riparò dalla fame, mentr’egli fu, che lo provvedeva di vitto. Lo riparò dal freddo, mentre egli fu, che lo pìovvedeva di vestito. Lo riparò da quella grave mendicità, ch’ altrimenti gli sovrastava in qualunque genere, mentre egli fu, che lo soccorrea giornalmente co’ suoi sudori. E finalmente lo riparò dalle imposture sagrileghe d’infiniti calunniatori, mentre, sì vivo, come morto ha servito a mantenergli illesissime le sue glorie. E però questo sarà ancora quel Santo, che tu ti eleggerai sommamente per Avvocato a meritar questa grazia, ch’è pur la somma, di non volere più vivere sulla Terra, se non a Cristo. E’ vero ch’egli per ogni verso protegge chi a lui ricorre: « Clypeus est omnibus sperantibus in se. — Egli è scudo per tutti quelli che sperano in lui » (Proverbi 30, 5). Ma tu non hai da pregarlo, che ti difenda, se non che da te stesso, che sei il nimico più crudele, che abbi, mentre per vivere a te tu non vivi a Cristo.

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