La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

GENNAIO

XX. GIORNO

Il gran pregiudizio di chi fa la propria volontà.

 

«Vae Vobis divitibus, quia habetis consolationem vestram.Guai a voi, o ricchi, perchè avete la vostra consolazione» (Vangelo di Luca 6, 24).

 

I.

Considera, che parola terribilissima. Non dice « Vae — Guai m perchè rubate, perchè angariate, perchè assassinate, perchè fate infinite fraudi ma solo, perchè avete la vostra consolazione. La consolazione de’ ricchi qual è? E poter far più degli altri la propria volontà, attesa la comodità maggiore, che n’hanno per l’ubbidienza, che il mondo rende al danaro : «Pecuniae obediunt omnia. — Tutto obbedisce al danaro » (Qoèlet 10, 19). Oh che alto male pertanto ha da giudicarsi, il far la volontà propria!

II.

Considera, che l’aver di qua la propria a, è un pessimo segno, perchè questo è segno non doversi aver di là, conforme quello che all’ Epulone fu detto : « Fili… recepisti bona in vita tua. — Figliuolo… hai ricevuto del bene nella tua vita » (Vangelo di Luca 16, 25). Quanto dunque è meglio aver di qua molti affanni, molte amarezze, che non è avere tutte le cose a suo modo! E’ legge inviolabile, non doversi insieme godere di qua, e di là. Però questo « Vae — Guai» a non solamente qui denota un male orrendo, non solo lo deplora, non solo lo minaccia, ma lo predice, ch’è quanto dire, contiene in sè tutti e quattro i significati, che questa voce formidabile a «Vae — Guai » può avere nelle Scritture.

III.

Considera, che siccome quando Cristo chiama fortunati i poveri, non intese parlare di tutti i poveri, ma di quei, ch’erano tali di volontà, pauperes spiritu; cosi fa qui quando chiama infelici i ricchi. Perchè se uno possiede molte ricchezze, ma non ha in esse il suo cuore, e però non le impiega fuorché in quegli usi, che Dio concede, o comanda, non ha tanto da dubitare, perchè non ha in esse la propria consolazione. Ma «quis est hic, et laudabimus eum — chi è costui, e gli darem lode? ». Tu quanto a te, ama piuttosto di non aver le ricchezze, che d’averle, e starne staccato. Il primo è facile, il secondo miracoloso.

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