La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

SETTEMBRE

 

II. GIORNO

Che la vita dell’uomo è un continuo combattimento, e come debba dirigersi.

« Militia est vita hominis super terrazzi. — Una milizia è la vita dell’uomo sopra la terra » (Giobbe 7, 1).

 

I.

Considera come queste parole sono già notissime a tutti; ma non a tutti sono tutte note altresì quelle conseguenze di somma utilità, che se ne deducono : e però sprofonda il tuo spirito ad iscavarle; giacchè non devi far come alcuni, che si contentano nelle Divine Scritture di quelle ponderazioni, che son qual oro, già ridotto in monete. Convien che passi a ricercare anche quelle, che son qual oro tuttavia seppellito nelle caverne: « Si quaesieris sapientiam, quasi pecuniam — Se cercherai della sapienza, come si fa delle ricchezze » (Proverbio 2, 4), ch’è quanto si fa da’ primi: « et sicut thesauros ef foderis islam — e la scaverai, come si fa de’ tesori », ch’è quello che si fa di più da’ secondi, « tunc intelliges timorem — allora apprenderai il timor del Signore », ch’è quel che basta a contenere in uffizio la volontà; « et scientiam Dei invenies — e troverai la scienza di Dio », ch’è quella che fa ricco l’intendimentO con sommo pro della volontà stessa, la quale da lui dipende. Dunque per tornare all’intento: E’ la vita degli uomini una milizia, in cui, se cerchi il Generalissimo, è Dio; i Capitani inferiori sono quei che tengono sulla terra il suo luogo; i soldati son gli uomini obbligati a militare per tutta la loro vita, che però non si dice « militia est in vita hominis — una milizia è nella vita dell’uomo », ma bensì « vita hominis est militia — la vita dell’uomo è una milizia »; il campo della battaglia è questa terra, sulla qual sono disposti in varie ordinanze gli uomini tutti secondo gli stati loro, la divisa è il nome bello di Cristiano, l’armi sono l’orazioni, di cui essi si vagliono nel combattere, son le Scritture, sono i Sagramenti, sono le penitenze, e sono gli altri simili aiuti spirituali; i nemici sono gli appetiti scorretti, avvalorati da que’ demonii infernali, che sono in lega con essi; gli stipendi sono i conforti, che si ricevono dalla grazia; le perdite sono le cadute in peccato; le conquiste sono gli atti nobili di virtù; la sconfitta è la dannazione; il trionfo è la gloria del Paradiso, che al fin corona chi vittorioso ha compita la sua milizia. Ma queste sono cose già note a tutti. Tu pensa adesso a quelle utili conseguenze, che hai a cavar da ciò per tuo ben maggiore.

II.

Considera, che se la vita degli uomini è una milizia, ne segue adunque, che ella sia tempo di travaglio continuo, non di riposo; che però le Leggi ci dicono, che « nella milizia non si danno vacanze di sorta alcuna: In militia nullas ferias admitti » ; perchè se in essa si cessa dal combattere, il che nella milizia spirituale (ch’è quella di cui qui ragioniamo) è caso rarissimo, non però mai si cessa dal faticare. Quando anche non si combatta, a cagion dei nemici, che non dan pena, dee star ciascuno preparato a combattere: « State ergo succincti lumbos vestros. — State adunque cinti i vostri lombi » (Lettera agli Efesini 6, 14). Dee ripulir l’armadure; dee raffinarle; nè può andare vagando di qua, e di là, come fanno gli scioperati; ma dee stare a quartiere, al posto, alli passi: « Super custodiam ineam stabo — Starò vegliante a far la mia sentinella » (Abacuc 2, 1), ancorchè però gli convenga di dimorare esposto alle ingiurie d’ogni stagione, e spasimare di freddo, e svenir di fame, e durare ogni grave stento. Che dici dunque tu, che vorresti in questa vita pigliarti ogni tuo sollazzo? Pare a te, che ciò si convenga in una milizia? « Militia est vita hominis super terram — Una milizia è la vita dell’uomo sopra la terra », non è diporto.

III.

Considera, che se la vita degli uomini è una milizia, ne segue ancora, ch’ella non è tempo di premio, come alcuni vorrebbono, ma di merito. E però qual maraviglia, se tanti buoni sulla terra hanno male? Il Generale prudente non ha per regola di tenere i soldati bravi lontani dalle moschettate: anzi questi egli usa di mettere più degli altri alle prime file, e con ciò dà a conoscere che più gli ama, e che più gli apprezza. Basta che, dopo il conseguimento della vittoria totale, egli altresì gli rimuneri più degli altri. Che dici dunque tu, che condanni sì facilmente la Provvidenza, perchè in questo Mondo dia spesso da patir tanto agli uomini giusti? « In Mundo pressuram habebitis. — Nel Mondo sarete angustiati ». Così trattansi i valorosi: « Militia est vita hominis super terram — Una milizia è la vita dell’uomo sopra la terra ». Aspetta all’ultimo, e vedrai se Dio premierà più degli altri, quei che più ancora degli altri hanno faticato. Qui nulla più si ricerca, se non che porga loro stipendi proporzionati a quelle fatiche che loro impone : « Quis enim militat suis stipendiis unquam? — Perocchè, chi è mai che militi a proprie spese? » (Prima lettera ai Corinzi 9, 7) e che però dia loro conforti ancor maggiori di grazia, che non dà agli altri.

IV.

Considera, che se la vita degli uomini è una milizia, ella è dunque tempo di ubbidire umilmente, non di operare a suo modo. E chi non sa quanto esatta sia l’ubbidienza, che sempre e si volle, e si vuole nella milizia? Non v’è al Mondo ubbidienza maggior di questa. Che però il soldato non ha nè anche da esaminare quegli ordini, che riceve dal Capitano, ma gli ha da eseguire a chiusi occhi: « Habeo sub me milites, et dico huic, vade, et vadit, et alii, veni, et venil. — Io ho sotto di me de’ soldati, e dico a uno va, ed egli va, e all’altro vieni, ed egli viene » (Vangelo di Matteo 8, 9). Nè solamente quest’ubbidienza vuol esser nelle cose facili, come son l’andare, e il venire; ma nelle più dolorose. Ond’è, che con pene atrocissime tutto dì si castigano que’ soldati, ch’abbiano ardire di rivoltarsi al Capitano in quel punto, che alza il baston di comando sopra di loro, e che li percuote. Che dici dunque tu, che non vorresti sulla terra altra Legge che il tuo capriccio? « Militia est vita hominis super terram — Una milizia è la vita dell’uomo sopra la terra». Se la vita è tempo di militare, è tempo dunque pur di ubbidire perfettamente, e di non dolersi, neppure tra le sferzate, che vengono dalle mani del Generale, o di chi sostien le sue parti.

V.

Considera, che se la vita degli uomini è una milizia, ne segue in oltre, che la vita è tempo di pericolo sommo, non è tempo di sicurezza. E chi ne può dubitare? « Communionem mortis scito —Sappi che tu conversi con la morte » : ecco la protesta, che il Savio fa a chi nascendo si trova subito ascritto, o voglia, o non voglia, in questa sì gran milizia, di cui trattiamo : « Communionem mortis scito — Sappi che tu conversi con la morte ». Ognuno intenda che sinchè egli vivrà, vivrà sempre in pericolo di dannarsi al pari d’ogni altro. E per qual cagione? « Quoniam in medio laqueorum ingredieris, et super dolentium arma ambulabis. — Perocchè tu ti avanzi in mezzo ai lacci, e cammini sopra l’armi di gente che piange » (Ecclesiastico o Siracide 9, 20). La ragion è perchè del continuo sovrastano mille agguati, e del continuo sovrastano mille assalti. Gli agguati sono i pericoli di peccare che non ti aspetti. Gli assalti sono quei che ti aspetti, ma non ti disponi a ribattere virilmente. I primi son formidabili per lo numero, i secondi per la fierezza : che però de’ primi si dice, « in medio laqueorum ingredieris — ti avanzi in mezzo ai lacci » ; e de’ secondi, « et super dolentium arma ambulabis —e cammini sopra le armi di gente che piange ». Oh se potessi dall’alto mirar la terra, ch’è quel campo vastissimo di battaglia, in cui ti ritrovi ! Vedresti ch’ella è tutta, per dir cosi, seminata d’armi, cadute al fine bruttamente di mano a quei miserabili, che in vano stan ora a piagnere nell’Inferno le loro perdite. E che altro sono queste armi, che testimoni delle sconfitte, le quali tutto dì si ricevono in tali assalti? Arma dolentium. E tu pur ti tieni sicuro, non altrimenti, che se avessi già quasi in pugno la tua salute? T’inganni molto : « Militia est vita hominis super terram — Una milizia è la vita dell’uomo sopra la terra ». E però sta cauto, perchè anche tu puoi patire : « Varius est belli eventus, et nunc hunc, nunc illum consumit gladius. — Vari sono gli eventi della guerra, ed ora questo, ora quello è divorato dalla spada » (Secondo libro di Samuele 11, 25).

VI.

Considera, che se la vita degli uomini è una milizia, ne segue dunque, ch’ella è similmente tempo di esperimento, non è tempo di presunzione. Oh quanto di virtù stimi forse di posseder dentro il cuor tuo! Ma s’è così, convien venire alle prove. E questo è ciò, a che singolarmente anche si ordina la milizia, intitolata in questo passo da’ Settanta col nome di tentazione: « Tentatio est vita hominis super terram — Una prova ella è la vita dell’uomo sopra la terra ». Si ordina a provare l’altrui costanza, e l’altrui codardia : giacchè in questo luogo nessuno si prova meglio, che in mezzo ad un campo d’arme. Quindi è, che dove sta scritto al quarto de’ Re : « Sopher, Princeps exercitus, probabat tyrones de populo terrae — Sopher, principe dell’esercito, faceva nel paese la prova de’ nuovi soldati »; in vece di « probabat — faceva la prova », dice l’Ebreo che « militare faciebat — faceva militare ». Se non che v’era questa diversità: che in quella milizia non si provavano altri, che i principianti: tyrones de populo terrae: in questa ancora si provano i veterani: « Tentavit Deus Abraham. — Dio provò Abramo » (Genesi 22, 1). Perchè le prove che Dio prende degli uomini, come di suoi soldati, non finiscono sino all’ultimo. Che fai tu dunque che tanto presto dai fede alla tua superbia, qualor ti dice che sei già quasi arrivato alla santità? Falso, falso. Non sono ancora terminate le prove: « Militia — Una milizia », cioè « tentatio — una prova ». « Militia est vita hominis super terram — Una milizia è la vita dell’uomo sopra la terra » : e al fine d’essa si vedrà chi tu sei.

VII.

Considera, che se la vita degli uomini è una milizia, ne seguita finalmente, ch’ella non è tempo libero, ma prefisso. Che voglio significare? Vi furono tra’ Filosofi alcuni audaci, i quali, affine di colorir sotto titolo di fortezza una disperazione arrivata al sommo, dissero, che ad uscir da qualche disastro, o d’ignominia, o d’infermità, o d’altro male, che fosse troppo difficile a sopportarsi, poteva l’uomo lodevolmente ammazzarsi da se medesimo. Ma qual error più massiccio? « Militia est vita hominis super terram — Una milizia è la vita dell’uomo sopra la terra ». Adunque come sarà giammai lecito ad un soldato fuggir da essa, senza la buona grazia del Generale? Anzi un tal atto è stato sempre riputato da tutti e iniquissimo, e insolentissimo, e come tale è punito anch’oggi altamente da tutti i popoli. E s’è così, come dunque fia mai lodevole? Può sì bene il soldato, massimamente quando è già lasso lungamente dal peso delle fatiche, chiedere al Generale con calde istanze, che ornai si degni cassarlo dalla milizia; ma non può da sè abbandonarla. E questo è ciò, che può fare anche l’uomo rispetto a Dio : « Sufficit mini Domine: tolte animam meam, neque enim melior sum quam Patres atei. — Basta, o Signore: prendi l’anima mia, poichè io non sono qualche cosa di meglio, che i Padri miei ». Quindi è, che quando vide Giob, che gli amici si erano gravemente scandalizzati in udir ch’egli bramata avesse sì istantemente la morte, quasi per impazienza di tollerare le sue gagliarde miserie proruppe finalmente in queste parole: « Militia est vita hominis super terram — Una milizia è la vita dell’uomo sopra la terra ». E con esse che volle notar loro? Se non che bene egli sapeva il suo debito sulla terra, il quale era di militare; e conseguentemente di patir molto; ma che ciò nulla opponevasi alla sua brama di morir presto, mentre a nessun soldato fu mai disdetto di sospirare il fine della milizia, e di addimandarlo; ch’è quello che pur egli medesimo disse altrove: « Cunctis diebus quibus nunc milito, expecto donec veniat immutatio mea. — In tutti i giorni di mia milizia sto aspettando che venga il mio cangiainento » (Giobbe 14, 14). Chi però ama di vivere sulla terra assai lungamente, come fanno i mondani, che segno dà? Dà segno di soldato, il quale sia poco abbattuto dalle fatiche, tanto egli ha atteso a schivarle.

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