MARZO
II. GIORNO
Robustezza per avanzarsi nel Divino Servizio.
« Cogitationes robusti semper in abundantia. — I pensieri dell’uom robusto tendono sempre all’abbondanza » (Proverbi. 21, 5).
I.
Considera, che pochi nel servizio Divino son quei, che con verità possano chiamarsi robusti. Trenta erano i forti di Davide, ma i robusti non erano più di tre. Come però si può dir, che tu sii robusto, mentre cedi a ogni piccola difficoltà, che tu incontri nella vita spirituale, a un rispetto umano, a uno strapazzo, a uno scherno, a una quantunque piccola derisione? Questo non è neppur esser vigoroso: « Spiritus robustorum, dice Isaia, quasi turbo impellens parietem. — Lo spirito de’ robusti è quasi turbine che abbatte le muraglie ». Beato se giammai giungi a ottener questa robustezza. Allora sì, che ti riuscirà facilissimo il servir Dio, perchè non avrai più quasi incontro, che ti atterrisca. Butterai giù le muraglie.
II.
Considera, come abbi da governarti per ottener questa robustezza di spirito. Come ti governi per ottenere la robustezza di corpo? Tre cose sono quelle, che te la danno: Buona sanità, buon sostentamento, ed esercizio. Buona sanità: perchè se perdi la sanità corporale, perdi ancora la robustezza. Buon sostentamento: perchè quantunque tu di corpo sii sano, se non ti nutri bene, diverrai languido. Esercizio: perchè chi adopera giornalmente le forze le ha sempre più vigorose, che chi le lascia marcir nell’ozio. Così hai da far parimente nel caso nostro. Hai prima da tener sana l’anima dal peccato, perchè questo è il fondamento, la sanità. Appresso l’hai da nutrir bene con quello, ch’è cibo suo, come sono Orazione assidua, Lezione spirituale, Ragionamenti spirituali, frequenza de’ Sacramenti. In ultimo l’hai da tenere in esercizio continuo. E questo è un punto, che importa più che non credi. Se non ti eserciti quotidianamente negli atti delle virtù, abbracciandone le occasioni, e ancora incontrandole, sii pur sicuro, che non ostante tutti i tuoi buoni dettami, tutti i tuoi buoni desiderii, prestissimo languirai. Quelle vittorie, che riporterai giornalmente de’ tuoi difetti, contenendo quelle parole di lode, che ti vengono sulla lingua, reprimendo quell’ira, reprimendo quell’impazienza, mortificando virilmente la gola, quelle ti daranno le forze: perchè il Signore non vuole altrimenti infonderci queste forze, come potrebbe, vuole che le acquistiamo.
III.
Considera da quali segni si potrà argomentare, se tu sii giunto a ottener questa robustezza. Da’ tuoi pensieri. Mira se sempre tendano all’abbondanza: Cogitationes robusti semper in abundantia. Se tu ti contenti di far solamente quello a che sei obbligato; se ti sembra di fare assai, quando ti astieni dalle offese Divine, dalle menzogne, dalle mormorazioni, dalle libidini; se dici, che a te basta di andartene in Paradiso ; non sei robusto. Anzi oh in che stato pericoloso ti truovi di dannazione! Pare a te forse sicura quella Città, la quale contentisi delle sue sole mura, benchè gagliarde, nè curi cingersi di fortificazioni esteriori, ch’è quanto dir di ripari soprabbondanti? Anzi questi sono quelli, che la difendono, perchè qui si rompono i primi impeti del nemico che sono comunemente i più furibondi. Se tu non fai opere di supererogazione, intorno alle quali l’Inferno abbia da consumarsi prima di venire a tentarti in quelle d’obbligo, sei spedito. Oh come ti guadagnerà facilmente!
IV.
Considera, che nè meno tu sei robusto se ti contenti di quelle opere di supererogazione, che fai. Hai da aspirar del continuo a farne di più: Cogitationes robusti semper in abundantia. Se sei paziente, hai da aspirare a una pazienza più invitta, se umile, a una umiltà più profonda, se ubbidiente, a una ubbidienza più puntuale. E così nel resto. Se nell’esercizio delle virtù tu non pigli la mira altissima, sempre colpirai giù dal segno: « Estote perfecti, sicut et Pater verter coelestis perfectus est. — Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste » (Matteo 5, 48).