La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

LUGLIO

 

II. GIORNO

La Visitazione della Vergine.

Come dobbiamo ad imitazione di Maria impiegarci nel dar anime a Dio.

 

« Recupera proximum secundum virtutem tuam, et attende tibi ne incidas. — Ricupera il prossimo secondo il tuo potere, e veglia sopra te stesso affine di non inciampare » (Ecclesiastico o Siracide 29, 27).

 

I.

Considera quanti sieno quei debiti, che ti stringono a quel Signore, il quale ti ha eletto fino ab eterno alla gloria, ti ha creato, ti ha conservato, ti ha donato di nascere dentro il cuor del Cristianesimo, ti ha aspettato a penitenza, ti ha ammesso al perdono, ed è infino arrivato a morir per te su un duro patibolo. Se non hai cuore di tigre, dovresti di ragion tutto struggerti per la brama di usargli qualche cortese ricognizione. Ma che farai? Egli è ricchissimo, non ha bisogno di niente, è grande, è glorioso. In che gli potrai mostrare la tua gratitudine? Eccolo. In far per lui ciò, che oggi fece la Vergine : ch’è quanto dire in guadagnargli delle anime più che puoi. Perciocchè ti devi figurare, che com’egli per se medesimo è tanto ricco, così ha ceduta ai più miseri, ai più meschini tutta quell’azione, che avrebbe sopra di te. L’ha ceduta a quell’anime specialmente, che, per mancanza di chi le aiuti, trascorrono in perdizione. Se però vuoi, ch’egli chiamisi soddisfatto, fa in pro de’ servi ciò che tu non puoi fare in pro del Padrone. Tal è l’esempio, che in questo suo fausto giorno ti die’ Maria. Subito che si scorse beneficata a tanto alto segno, quanto era quello di esser stata assunta alla dignità di Madre di Dio, che fec’ella per corrispondere? Si trattenne forse racchiusa nella sua camera a cantar inni solamente di lode? Non già. Subito varcò le Montagne della Giudea per cooperare al suo benedetto Figliuol in salvar dell’anime. Andò a visitare la cognata sua Elisabetta, non per cerimonia, non per congratulazione, non per una vaga curiosità di vedere s’era vero ciò, che l’Arcangelo le avea detto; ma per rendere a Dio con tal occasione il piccolo Precursore rapito a lui dal gran ladrone d’Inferno. Se sei vero Figliuol di Maria Vergine dimostralo in tener dietro alle sue pedate. E però figurati, che di sua bocca in questo giorno ti dica queste belle parole dell’Ecclesiastico, in cui non solo ti dà l’ordine di quanto devi eseguire, ma ancor la norma : « Recupera proximum secundurn virtutem tuam, et attende tibi ne incidas. — Ricupera il prossimo secondo il tuo potere, e veglia sopra te stesso affine di non inciampare ».

II.

Considera chi è questi, che hai da ricuperare. E’ il prossimo tuo: Recupera proximum, cioè quel prossimo, che pur per altro sei tenuto ad amar come te medesimo : Diliges proximum tuum sicut te ipsum. Quando però cessasse ogni altro motivo per intenderti a sovvenirlo, non basta questo? Tu sei tenuto per legge di carità a sentire i danni del prossimo come tuoi, « flere cum flentibus — piangere con quelli che piangono ». Ma s’egli ha danni, che tu debba sentir più vivamente, sono i danni spirituali : perchè d’una parte questi sono i danni per lui più considerabili, e d’altra parte questi sono quei danni, di cui men geme, e da cui meno si guarda. Egli si lascia condur qual vile schiavo dirittamente all’Inferno, senza neppur fare una minima resistenza : « Juvenes mei abierunt in captivitatem. — I miei giovani sono andati in ischiavitù » (Lamentazioni 1, 18). Non « ducti sunt — sono stati condotti », ma « abierunt — sono andati ». Tanto più dunque ha maggior la necessità di chi corra sollecito a riparare la sua rovina. Un infermo si aiuta di chiamare il Medico che lo sani, un affamato si aiuta a trovare chi lo ristori, un assetato si aiuta a trovare chi lo refrigeri, un ignudo si aiuta a trovare anch’egli nel freddo chi lo ricopra : laddove un peccator non solo non si aiuta a trovare chi lo riscatti dalla sua dolorosa cattività, ma spesso ancora lo sdegna. « Pretium meum cogitaverunt repellere. — Pensarono a levarmi quello che ho di prezioso » (Salmo 62, 5). Se dunque tu sei tenuto a sovvenire il tuo prossimo in quelle stesse necessità corporali, che egli ancora si studia di sollevare da se medesimo, quanto più dunque nelle spirituali, ch’ei non apprezza?

III.

Considera, che se tu hai da ricuperare questo tuo prossimo, dunque l’hai da ricuperare dalle mani di alcuno, che lo rapì. Chi è questi? Il Demonio. Egli è, che insolentemente l’ha fatto schiavo. Mira però s’è dovere, che a un tal ladrone tu lasci impunemente godere sì reo possesso. No ‘1 comporta la giustizia, no ‘1 comporta la carità. Non comportalo la giustizia; perchè non è di ragion che l’ar prossimo dalle mani dell’inimico, tanto te ne può ritirare per avventura la tua debolezza, quasi che tu non abbia a ciò quel talento, che si ricerca. Ma per troncarti appunto sì fredda scusa, chi ti dice : « Recupera proximum — Ricupera il prossimo »; aggiunge tosto, « secundum virtutem tuam — secondo il tuo potere ». Tu non puoi tonare da’ Pergami, come fan tanti zelanti Predicatori, sui traviati; non gli puoi cercar per le strade, non gli puoi cavar dalle selve; ma ciò che vale? Fa quello che puoi far secondo il tuo stato, secondo il tuo sapere, secondo la tua virtù. Ma che non potrai fare se hai punto di zelo vero? Lo zelo è amore, e l’amore oh quanto è ingegnoso a beneficare! Miralo nella Vergine, che sotto sembiante d’un offizio comune di civiltà si seppe aprir destramente sì bella strada, a levar tosto un’Anima dal peccato. Le anime non si salvano solnente per via di Prediche strepitose, si salvano con un sibilo ancor tenue : « Sibilabo eis, et congregabo illos. — Li radunerò con un fischio » (Zaccaria 10, 8). Si salvano co’ ricordi privati, si salvan con le riprensioni particolari, si salvano con le limosine date in tempo a preservarle dal male, si salvano con le preghiere, si salvano con le penitenze, si salvano con le lagrime, si salvano con le offerte de’ sacrifizi quotidiani, si salvano, se non altro, col buon esempio. Basta che tu voglia veramente operare secondo la tua virtù, secundum virtutem tuam; che vuol dir, « pro virili parte — per quanto puoi » ; che vi pensi, che vi specoli, che vi studii, oh quanto, chiunque sii, potrai recare in brieve al tuo prossimo di profitto ! « Non enim in sermone est Regnum Dei, sed in virtute — Imperciocchè non istà il Regno di Dio nelle parole, ma sì nella virtù » (Prima lettera ai Corinzi 4, 20).

IV.

Considera, che nell’istesso tempo in cui ti si dice, che tu quanto puoi ti affatichi a salvare il prossimo, ti si dà questo amorevole avvertimento, che badi frattanto a te per non perdere te medesimo : Et attende tibi ne incidas. Chi più sicuro d’ogni rischio di colpa, che Maria Vergine, la qual era impeccabile? E pure osserva, come andò riguardata su per i monti della Giudea, con quanta speditezza, con quanta sollecitudine, quasi che temesse anch’ella i pericoli delle vie! Abiit cum festinatione, quantunque avesse per sicurezza de’ ladroni un Dio chiuso nelle sue viscere. Che devi dunque far tu, che sei pronto al male? Se daddovero vuoi darti a salvare i prossimi, gli hai da cavare spesso da fosse sì profonde, sì paludose, che l’istesso accostarvisi è di alto rischio. Però senti dirti, « attende tibi ne incidas — veglia sopra te stesso affine di non inciampare ». Non dice « ne cadas — affine di non cadere », perchè il cadere anche è proprio di chi va da se stesso a precipitarsi, ma dice « ne incidas — affine di non inciampare », il che solo è proprio di chi cade sì bene, ma contro voglia. Non basta che tu vada là con retta intenzione di recare ad altri soccorso : bisogna che frattanto procedi con buoni riguardi, con buone regole, affinchè quando tu distendi la mano a cavare il tuo prossimo dalla fossa, egli non sia più possente a tirar giù te. « Convertentur ipsi ad te, et tu non converteris ad eos. — Convertansi eglino a te, ma tu non convertirti a loro » (Geremia 15, 19).

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