La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

GENNAIO

II. GIORNO

Scuola del Signore.

 

«Ego Dominus Deus tuus, docens le utilia. Io Signore Dio tuo, che ti insegno quello che giova» (Isaia 48, 17).

I.

Considera l’onor singolare, che Dio ti fa, mentre egli stesso vuol esser il tuo Maestro nell’Orazione. Quindi egli ti tiene come a una scuola, nella quale singolarmente attende a te, indrizza te, instruisce te, e per verità ti può dire: Ego Dominus Deus tuus, docens te. Quando ti parla da’ Pergami, egli senza dubbio è pur quegli, che allora ti dà la lezione, ma quasi un Maestro pubblico, il quale nel tempo medesimo serve a molti; ma quando ti ammaestra nell’Orazione, si fa Maestro tuo particolare, tuo proprio, come sempre lo sogliono avere i Grandi; e però quanto è maggiore ancor quell’onore, che allora t’usa? Non ti confondi a ripensare, che un Dio di tanta Maestà si degni di avvilirsi a un tal atto? E pur tu come ami la scuola, come la frequenti? sei diligente in ricevere le lezioni?

II.

Considera quali sieno queste lezioni, che il Signore ama di darti: non curiose, non sottili, non sollevate, ma utili: Ego Dominus Deus tuus, docens te utilia: lezioni ordinate alla mortificazione de’ tuoi scorretti appetiti, all’estirpamento de’ vizi, all’esercizio delle virtù, all’ unione ch’hai d’acquistare, sempre più stretta, col tuo Signore. E però questo ha da essere il principal contrassegno, onde tu conosca se la tua orazione sia buona : non i lumi, non le lagrime, non la quiete; ma il frutto, che a te ne risulta nell’operare. Se con l’uso di essa vieni a ritrovarti più mortificato, più forte, più fervente, più unito a Dio, allora è certamente il Signore, che ti ammaestra, benchè non sempre ritenga le stesse vie. Ma quando dall’Orazione non cavi nel tuo vivere alcun profitto, abbila pur per sospetta; perciocchè questa è una scuola, in cui la speculativa vuol tutta essere indirizzata alla pratica.

III.

Considera come questo Signore per es-sere tuo Maestro ancor più giovevole non solamente ti ha voluto insegnare con le parole, ma con l’esempio, e però si è indotto a vestirsi di umana carne: «Ego ipse qui loquebar, ecce adsum. — Io stesso, che parlava, ecco ch’io son presente » (Isaia 52, 6). Non accade pertanto, che or più ti stanchi affin di trovar qual sia la vera regola di operare, come facevano quei Filosofi antichi: vedi solo come ha proceduto Cristo in quel parti-colare, di cui tu dubiti. L’hai dinanzi : Ecce adest. Tutte le altre regole, o sono fallaci in sè, o pure a te non riusciran si palpabili. La più spedita è questa: fissare i guardi nelle opere del Maestro: « Erunt oculi tui videntes praeceptorem tuum. — Gli occhi tuoi vedranno il tuo precettore » (Isaia 30, 20). Non ti potrà venir caso, nel qual tu, se attentamente ti eserciti a meditar la vita di Cristo, non abbi subito il documento opportuno. Che però si dice, ch’egli fu «tentatus per omnia — provato in tutte le cose », affìnchè tu sappia, come abbi da regolarti tra quelle prove, che di te piglia il Signore, or per via di prosperità, or per via di persecuzioni, ora per mezzo de’ Demonii medesimi, che t’inquietano.

IV.

Considera, che questo Maestro ha una prerogativa, che a nessun altro Maestro fu mai comune : ed è, che non solo ti porge il documento, ma ancor la capacità: « Intellectum tibi dabo et instruam te. — Io ti darò intelligenza, e t’insegnerò » (Salmo 32, 8). Gli altri Maestri «instruunt — insegnano» o è vero, ma non « dant intellectum — non danno l’intelligenza » : questo ti dà l’instruzione, e coll’instruzione ti dà nel medesimo tempo l’intelligenza. Mira però con quant’animo devi andare a sì buona scuola, qual’è quella dell’Orazione; perchè ciascuno, per grossolano che sia, per inetto, per idiota, può farvi un profitto sommo. Non è umiltà quel che sì spesso te ne ritira, è pigrizia. Nel resto non vedi tu, come semplici Verginelle sono arrivate colla purità della vita a capir cose nell’Orazione ignotissime ancora ai Dotti? Che se pur tu resti d’andarvi, perchè diffidi di poter appresso operare ciò, che capisci, sappi che questo stesso Maestro è così eminente, che non solo ti darà la capacità, come or ti dicea, ma ti darà forze ancora all’esecuzione: « In scientia sua justificabit ipse justus servus meus multos. — Colla sua dottrina lo stesso mio servo giustificherà molti » (Isaia 53, 11). E dove hai tu mai trovato, che verun altro Maestro con la sua scienza ti faccia giusto? Ti mostra bene il modo di essere, se ti piace, ma non ti fa. Gesù solo è quello, che ti giustifica colla scienza, perché nel tempo stesso dell’Orazione, in cui t’ammaestra, t’infonde tal affetto nel cuore a quelle virtù, che ti ha dichiarate, tal compunzione, tal carità, tal proposito di abbracciarle, che ti giustifica. E tu non prezzerai Maestro sì unico? Filippo si stimò fortunato, perchè Alessandro gli era nato in un tempo, in cui potea dargli Aristotile per Maestro. Ingratissimi Cristiani, che non conoscono qual felicità sia la loro!

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