La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

SETTEMBRE

 

XIX. GIORNO

Gl’inimici come debban trattarsi.

« Noli vinci a malo, sed vince in bono malum. — Non lasciarti vincere dal male, ma col bene vinci il male » (Lettera ai Romani 12, 21).

 

I.

Considera, che quello è vinto da un altro, il quale da quell’altro è tirato a sè : che però si dice che la calamita vince il ferro, e non si dice che il ferro vince la calamita, perchè il ferro si lascia portar dalla calamita, e la calamita non si lascia portar dal ferro. Posto ciò, ecco qual sia il primo senso di queste voci ammirabili dell’Apostolo : « Noli vinci a sed vince in bono malum. — Non lasciarti vincere dal male, ma col bene vinci il male ». Il senso è, che tu non ti lasci tirare dall’inimico a far quello che tu non devi, ma che tu tiri l’inimico a far ciò che da lui dovrebbesi. Così lo vinci. E non è certo che tu, quantunque offeso, non devi infuriarti, non devi infellonire, non devi ad onta di Dio voler da te mai pigliare le tue vendette, ma riserbarle a lui solo, come a tuo Principe? « Mihi vindicta: ego retribuam, dicit Dominus. — A me la vendetta; io farò ragione, dice il Signore » (Lettera ai Romani 12, 19). Se però tu ti lasci tirare dal tuo nimico a far quello che tu non devi, ecco che il tuo nimico già vince te. Laddove se tu non ti perturbi, com’egli pur bramerebbe, non ti adiri, non ti alteri, anzi con fargli alcun benefizio notabile lo riduci a depor lo sdegno, e a confessare l’error che fece in offenderti, e ad umiliarsi, ecco che tu vinci lui, perchè lo tiri a far ciò che da ‘  lui dovrebbesi. E come dunque vuoi piuttosto esser vinto, che vincitore, mentr’è ciò naturale ad ogni avversario, di far sempre il possibile a vincer l’altro? « Noli vinci a malo, sed vince in bono malum. — Non lasciarti vincere dal male, ma col bene vinci il male ». Non « in malo malum — col male vinci il male » : Perciocchè questa è una vittoria a cui giungono ancor le bestie, ma in bono malum, perchè questa è degna di un uomo. E’ questa una vittoria sì nobile, che se tra quante ne riportò Cristo in terra si potè assegnar differenza di perfezione, questa facilmente fu la maggior di tutte. Perciocchè mentre stava egli già moribondo sulla sua Croce, a questo pensò : a tirare a sè quegl’istessi, che su quella Croce l’avevano conficcato : che però in cambio d’incenerirli, come avrebbe potuto, o d’inabissarli, gli sopraffece con tale abbondanza di grazia, che gli ridusse in gran parte a calar dal monte, o compunti, o confusi, a segno tale, che fin andavano percuotendosi il petto per quelle strade, in guisa appunto di pubblici penitenti : « Revertebantur percutientes pectora sua. — Se ne tornavan indietro picchiandosi il petto ». Oh quanto più bell’ atto è mai questo, che non è quello di chi si vendica E così tu vedi quanto ìn tutte le istorie, e sagre, e profane sien più gloriosi quei ch’hanno vinti in tal modo i loro nimici, che non son quei, che si sono da essi lasciati vincere, cioè tirare a far cose bestiali, o barbare, con cui venissero a rendere mal per male. Che se pur tu con tutti i benefizi fatti al nimico, non lo potrai giammai vincere di maniera, che lo tiri a far ciò che gli converrebbe, non però la tua vittoria sarà men gloriosa, perchè avrai fatto quanto bastava per vincerlo. In ogni caso, se non l’avrai vinto, come la calamita vince il ferro con tirarlo a sè, l’avrai vinto come l’oro vince il piombo, come la perla vince l’ alga, come la porpora vince l’arbagio, come il cedro vince il sorbo, ch’è quanto dire, con superarlo infinitamente di pregio, ch’è l’altro modo di vincere più comune. Egli in offenderti fece un atto villano d’iniquità, e tu in perdonargli le offese, e in beneficarlo, fai un atto eroico di virtù Cristiana. E non è questo già un vincerlo a sufficienza?

II.

Considera il secondo senso di quelle voci, il qual è, che tu non ti lasci vincere dal demonio, nè da quegli uomini, suoi congiurati, o congiunti, che vogliono indurti al male; ma che piuttosto tu riporti vittoria di tutti loro. Il demonio per antonomasia più volte nelle Divine Scritture è chiamato il Malo: « Venit Malus, et rapit quod seminatum est in corde ejus. — Viene il maligno, e toglie quel che era stato seminato nel di lui cuore » (Vangelo di Matteo 13, 19). Mercè ch’egli è stato il primo ad introdurre il male nell’universo, e tuttavia di ciò non pago, ognor seguita a procurarlo incessantemente, e a promuoverlo per mezzo ancora degli uomini suoi seguaci, i quali a somiglianza di lui sono spesso però detti mali anch’ essi : « In diem perditionis servatur malus. — Pel giorno della vendetta è riserbato 1′ iniquo » (Giobbe 21, 30). Ora è ben vero, che se tu guardi al demonio, non potrai vincerlo mai con tirarlo al bene, perchè egli nel suo male è tanto ostinato, ch’egli è inflessibile; ma puoi almeno non lasciarti vincere da lui qualor egli vorrebbe tirar te al male; ed oltre a ciò lo puoi vincere, con fare un bene maggiore del mal medesimo, al qual egli t’istiga. Puoi primieramente non lasciarti vincere da lui, perchè quantunque sulla terra non trovisi potenza pari alla sua: « Non est super terram potestas, quae comparetur ei — Non v’ha potenza sulla terra che a lui si paragoni » (Giobbe 41, 24); contuttociò non può egli abusare di questa potenza a violentare il tuo libero arbitrio, ma solamente a subornarlo, e sedurlo, se tu non badi : « Mitte te deorsum. — Gettati giù ». Sicchè, se tu non ti vuoi lasciar vincere, è in mano tua. Basta che tu non consenta. Che però non dice l’Apostolo : « Ne vincaris a malo — Non sii vinto dal male »; ma « noli vinci — non lasciarti vincere ». E puoi secondariamente anche vincerlo con fare un bene maggiore del mal medesimo, al qual egli t’istiga; perchè per questo medesimo, che il demonio ti tenta a cagion d’esempio di vanagloria, tu puoi fare un atto contrario di umiliazione; perchè ti tenta di astio, lo puoi fare di carità; perchè ti tenta di asprezza, lo puoi fare di cortesia; perchè ti tenta di gola, lo puoi far M astinenza ancora severa; e così nel resto. Questo non solo è non lasciarsi vincer da esso, cioè non lasciarsi da esso tirare al male; ma di più è un vincerlo, perchè è fare un bene superiore anche al male da lui richiesto. Così fe’ Giobbe, che stretto già dal demonio con tanti assalti, perchè scorresse arditamente in parole, che fossero a Dio di oltraggio; non solamente non si lasciò da lui vincere, ma lo vinse, perchè proruppe per contrario in parole le più onorevoli, che potesse mai dire a Dio : « Dominus dedit, Dominus abstulit: sit nomen Domini benedictum. — Il Signore avea dato, il Signore ha ritolto : sia benedetto il nome del Signore » (Giobbe 1, 21). Quanto agli uomini poi, di cui il demonio si vale per suoi ministri, non hai da soddisfarti di così poco; ma quando essi vogliono pervertir te con tirarti al male, come sarebbe a passatempi profani; tu hai da fare ogni sforzo, affine di convertir essi, con tirarli al bene, come sarebbe, alle Chiese, a’ Chiostri, agli Oratori segreti di penitenza. Questa è la vittoria più gloriosa di tutte, e a questa devi aspirare. Ne vuoi l’esempio? Mira ciò che fece S. Bernardo co’ suoi fratelli. Volevan questi cavarlo di Religione, per ricondurselo al secolo : ed egli cavò essi dal secolo, e gli persuase a viver seco, quanti erano, in Religione. Così procura di far tu a proporzione co’ tuoi compagni, se mai t’incitano al male : « Convertentur ipsi ad te, et tu non converteris ad eos. — Eglino verranno a te, e tu non andrai da loro » (Geremia 15, 19). Non vince appieno l’oppression cagionatagli da gran fasci di sarmenti, o di salci, quel fuoco che non si lascia ammorzar da essi; la vince quello, il qual tramutagli in fuoco.

III.

Considera come « Malum — Male », talor significa ancor nelle Scritture l’appetito scorretto, ch’ è dentro noi : « Quoniam mihi malum adjacet. — Gíacchè il male mi sta dappresso » (Lettera ai Romani 7, 21). Non perchè egli sia malo secondo sè (che non si può dire), ma perchè egli inclinaci al male : ch’è la ragione per cui talvolta è detto ancora peccato : « Si autem quod nolo, illud facio, jam non ego operor illud, sed quod habitat in me peccatum. — Che se io fo quel, che non voglio, non son già io, che lo fo, ma il peccato, che abita in me » (Lettera ai Romani 7, 20). E posto ciò, eccoti altresì il terzo senso di queste voci: « Noli vinci a malo, sed vince in bono malum. — Non lasciarti vincere dal male, ma col bene vinci il male ». Il senso è, che tu non ti lasci vincere da cotesto appetito tuo animalesco, ma che lo vinca, perchè quantunque sia vero che egli in te può molto, contuttociò, se tu vuoi, pur ne sei padrone, mercè gli aiuti bastevoli della Grazia, i quali Dio ti concede per tal effetto. Non è però gran vergogna, se tu potendolo vincere, ti contenti, poco men ch’ogni volta, di restar vinto? « Subter te erit appetitus, et tu dominaberis illius. — Sotto di te sarà l’appetito, e tu gli comanderai » (Genesi 4, 7). Questo è quell’ordine ch’hai ricevuto da Dio, e secondo quest’ordine parimente hai da diportarti. Allora tu tieni l’appetito sotto di te, subter te, quando non ti lasci vincere da esso: Noli vinci a malo. Allora lo domini: et dominaberis illius, quando non solo non ti lasci da esso vincere, ma lo vinci; e! vincis in bono malum, con avvezzarlo a goder a poco a poco ancor esso di quei diletti, che non sono propri del senso, ma dello spirito. E non sai tu, che alcuni Santi fin talor son giunti a godere tra le ignominie, a gioir tra le infermità, a deliziar tra i rigori di penitenza? « Superabundo gaudio in omni tribulatione mea. — Sono inondato dall’allegrezza in mezzo le mie tribolazioni » (Seconda lettera ai Corinzi 7, 4). E come hanno fatto ciò? Non in altra forma, che con assuefare il loro appetito ad invaghirsi di quello, ov’è il vero bene. E questo è il modo di vincerlo : « Haec est vittoria, quae vincit Mundum, fides nostra. — In questo sta la vittoria vincente il mondo, nella nostra fede » (Prima lettera di Giovanni 5, 4).

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