La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

GIUGNO

 

XIX. GIORNO

Sopra il beneficio, che ci fa il Redentore nella Mensa Eucaristica, e con qual ingratitudine sia ricevuto.

 

« Hospitabitur, et pascet, et potabit ingratos, et ad haec amara audiet.— Albergherà, e darà da mangiare, e da bere a gente ingrata, e oltre a ciò udirà delle cose amare » (Ecclesiastico o Siracide 29, 32).

 

I.

Considera, che per questo Ospite, di cui qui si ragiona, puoi giustamente intendere Gesù Cristo, allorchè viene a te nel Santissimo Sagramento : « Hospes eram, et collegistis me. — Io era ospite, e voi mi accoglieste » (Vangelo di Matteo 25, 35). Perocchè allora egli è vero Ospite più che mai dell’anima tua. Ma guarda quanto differente dagli altri! Gli altri Ospiti, quando vengono in tua casa, non vengono per dar da mangiare a te, ma vengono perchè tu dia da mangiare a loro : ond’è, che Abramo medesimo, quando ricettò que’ tre Angeli pellegrini, che furon tre Ospiti a lui venuti dal Cielo, subito intese, che non toccava a loro di proveder lui, ma a lui di proveder essi, e però corse velocemente all’armento, « et tulit inde vitulum tenerrimum — e prese un vitello il più tenero » (Genesi 18, 7). Perchè tal è l’ospitalità dei mortali : chi ricetta pasce, non pasce chi è ricettato. Ma il tuo Signore è un Ospite tutto opposto, perchè, quasi che ti faccia piccolo onore solamente in venire a te, che sei verme vilissimo della terra, vuole nel venire di più tenerti a banchetto: Hospitabitur et pascet, et potabit; e con che vivande? con quelle, ch’egli ti forma di se medesimo. Oh qui sì, che il tuo stupore bisogna che giunga al colmo! perchè le Madri nutrono bene i figliuoli col proprio latte, che appunto è ad essi, nel medesimo tempo, « et pastus, et potus — e cibo e bevanda », ma non giammai con le viscere, e con le vene. Piuttosto troverai madri, che si sieno cibate de’ lor figliuoli, conforme a quello, comedes fructum uteri tui (Deuteronomio 28, 53), che trovar madri, che si siano volute far lor cibo, e pur si vantano di essere sì pietose : Manus mulierum misericordium coxerunt filios suos (Lamentazioni 4, 10). Or mira un poco, che pietà sia mai quella del tuo Signore.

II.

Considera, che non dice solamente, che « pascet — darà da mangiare », ma ancor che « potabit — darà da bere »; nè dice solamente, che « potabit — darà da bere », ma ancor che « pascet —darà da mangiare », per dinotarti, che quando ti dona sè nel Santissimo Sagramento, ti dona una refezione perfetta. Il cibo senza bevanda, e la bevanda senza cibo, sono refezione, è verissimo, ma non sono refezione perfetta, refezione perfetta sono allor solo, che si congiungono insieme. Però il Signore ti dice, che « pascet, et potabit — darà da mangiare, e da bere », non perchè gustar le sue carni non sia l’istesso, che gustar il suo sangue, e non perchè gustar il suo sangue non sia l’istesso, che gustar le sue carni; ma per farti intendere, ch’egli ti dà una refezione interissima, qual ci vuole a conservare perfettamente la vita. Vero è, che come a far ciò meglio apprendere dalla gente più grossolana, egli ha voluto lasciar nel Sagramento se stesso sotto due specie distinte di pane e di vino; di pane, per dinotar ch’egli è cibo; di vino, per dinotare, ch’egli è bevanda; così tu molto ben puoi distinguere queste cose col tuo pensiero, e devi distinguerle, affine di meglio comprendere il loro sapore. E qual è questo sapore? La rimembranza di quello, che il tuo Signore per te patì. Sai che questo Santissimo Sagramento è stato da lui lasciato singolarmente per memoria della sua morte: Mortem Domini annuntiabitis, donec veniat (Prima lettera ai Corinzi 11, 26). Ma questa morte non fu ordinaria, fu violenta, fu acerba, fu atroce, fu sanguinosa; e però affine che di tuttociò ti rammemori nel riceverlo, pensa, che ricevi quel corpo, il quale per te diventò preda di morte; pensa che ricevi quel sangue, il qual per te scorse tutto giù da quel corpo a sì larghi rivi. Così la tua refezione sarà perfetta.

III.

Considera, che senza dubbio è stupor grande, che il Signore doni se stesso in alimento perfetto, come pur or si dicea; ma maggiore assai, che si doni ad uomini ingrati: Hospitabitur, et pascet, et potabit ingratos. E pur è così: quanto pochi sono grati al Signore d’un benefizio sì inenarrabile, qual è quello, che ci ha lasciato nel Santissimo Sagramento! anzi gli sono ingratissimi, perchè tuttodì avviene, che molti lo ricevono in questa forma, e poi quindi a pochi giorni lo scacciano via da sé, per dar ricetto nel loro cuore al Demonio. Questa è una ingratitudine la più barbara, che si possa mai immaginare. E pure il Signore, quando viene a te, la prevede; che dissi ia prevede? la sa di certo: Sciebat enim quisnam esset qui traderet eum (Vangelo di Giovanni 13, 11). E pur non lascia mai di venire, come se in eterno tu gli avessi da essere fedelissimo. Oh prodigi di maraviglia : L’ingratitudine dà titolo sufficiente a ritogliere il beneficio anche ad uno, a cui si sia fatto; or pensa tu quanto lo dia più sufficiente a non farlo. E pur il Signore non solo lo fa agl’ingrati, ma lo torna anche a fare infinite volte, poi che l’ha fatto: « Pascet, et potabit — darà da mangiare, e da bere », non solo « pascit, et potat — dà da mangiare, e da bere ».

IV.

Considera, che ogni sorta d’ingratitudine pare a te sempre durissima a sofferirsi, ma molto più quella, che ricevi da uno, il quale giornalmente ebbe il piatto da casa tua: « Qui edebat panes meos, magnificavit super me supplantationem. — Colui che mangiava il mio pane, ha ordito contro di me un gran tradimento » (Salmo 41, 10). Perchè a far talora qualche benelizio a un ingrato potrai ridurti a impetrargli una volta un favor dal Principe, a donargli un anello, a donargli un abito, a usargli alcuna altra simile cortesia; ma a mantenerlo continuamente a tue spese, non potrai ridurti in eterno, perchè ti par d’allevarti la serpe in seno. E tuttavia questo è ciò, che del continuo vedi far tu a Gesù Cristo : « pascet, et potabit ingratos — darà da mangiare, e da bere a gente ingrata ». Fu istimato un prodigio sommo, quando Sant’Ambrogio arrivò a somministrare il vitto ad un traditore, che gli avea tramato rabbiosamente alla vita. Ma tal prodigio è da Cristo fatto ogni giorno : e con questa diversità, che il Santo lo fece a chi avea voluto tradirlo; Cristo lo fa a chi sa, che di più lo dovrà tradire: « Qui manducat mecum panem, levabit contra me calcaneum suum. — Chi mangia il pane con me, alzerà contro di me il suo piede » (Vangelo di Giovanni 13, 18). Non solamente « levabit —alzò », ma ancora « levabit — alzerà ».

V.

Considera, che a colmare la maraviglia, dopo avere il Signore usata con gli uomini tanta benignità, è costretto ancora ad udirsi da lor dir cose tali, che sieno abili insino ad amareggiarlo : Et ad haec amara audiet. E quali sono queste cose, ch’egli ode? Sono i lamenti, che gli uomini fan di lui, quasi che ne sia poco amante: « Dilexi vos, dicit Dominus, et dixistis, in quo dilexisti nos? — Io vi ho amati, dice il Signore, e voi avete detto, in che ci amasti? » (Malachia 1, 2). Questi lamenti sono antichi nel Mondo. Ma, se però sempre furono insopportabili; da che il Signore con tanto amore ci si dona nel Sagramento, non sono insopportabili solamente, ma inescusabili fino all’ ultimo segno. Perciocchè quale amore non ci ha mostrato, chi ha potuto anche rendersi nostro cibo? tanto grande è stata la brama d’internarsi in noi, d’inviscerarsi in noi, di farsi quasi una medesima cosa con noi! Che puoi tu però dubitare, che non ti doni, chi ti ha donato se stesso? Ogn’altro dono, che facciati, è meno eccelso. E non ha giusta ragione di amareggiarsi, se vegga, che tu diffidi di dover ottenere da esso il meno, sol che ti disponga a riceverlo, dappoi che con tanto amore ti ha dato il più? « Pereat Samaria, quae ad amaritudinem concitavit Deum suum. — Perisca Samaria, perchè ha amareggiato il suo Dio » (Osea 14, 1).

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