La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

MAGGIO

XVI. GIORNO

Sopra il SS. Sacramento dellAltare, e come debba riceversi.

 

« Ecce ascendet Dominus super nubem levem, et ingredietur Aegyptum, et commovebuntur simulacra Aegypti a facie ejus. — Ecco che il Signore salirà sopra una nuvola leggiera, ed entrerà nell’Egitto, e davanti a lui si scuoteranno gl’idoli dell’Egitto » (Isaia 19, 1).

 

I.

Considera, che quando il Signore, nascosto sotto la nuvola di quella sagra umanità, che egli assunse (nuvola leggierissima, perchè fu scarica totalmente dal peso d’ogni peccato), se n’entrò bambino in Egitto, tutti quegl’idoli, di cui il paese era popolato, era pieno, si scossero al suo cospetto di tal maniera, che dovunque egli passò, caddero a terra, non potendo in faccia del Dio vero star forte verun Dio falso. Questo è quel fatto, che qui predice Isaia, e questo è quello, che si dovrebbe rinnovare ogni volta, che il Signore viene a te nel Santissimo Sagramento, giacchè l’entrata, ch’egli fe’ allor nell’Egitto, par che fosse ordinata a figurar questa, ch’egli ora fa nel cuor tuo.

II.

Considera quanto giustamente il tuo cuore può da te sempre riputarsi un Egitto, che s’interpreta tenebroso; mentre tanti sono gl’Idoli, che ivi regnano, quanti sono gli affetti viziosi, a cui rende culto. La superbia, l’iracondia, l’impazienza, l’ostinazione, ed altri senza fine simili a questi. Non è però maraviglia singolarissima, che il Signore si degni con tutto ciò di venire dentro un tal cuore, mentre non è più bambinello fuggiasco, com’era allora, ma grande, ma glorioso, ma dominante? Aggiungi, che in quell’Egitto andò per ordine espresso, ch’ebbe dal Padre; in questo viene di suo motivo spontaneo. In quello andò non più che una volta sola; in questo viene infinite. In quello andò per salvar a sè la sua vita da mille spade nemiche, che lo insidiavano; in questo viene non per salvare a sè la sua vita, ma a te la tua. Quanto più dunque tu devi restar confuso in veder, ch’egli nondimeno compiacciasi di venirvi? Ben puoi, quando già sei vicino a comunicarti, chiamare gli Angeli, chiamar gli Arcangeli, chiamare gli Ordini tutti di quei Spiriti subliinissimi, che mai non furono eletti a ricettare in egual maniera il Dio loro, e dir che rimirino prodigio di degnazione : « Ecce Dominus ascendet super nubem levem, et ingredietur Aegyptum. — Ecco che il Signore salirà sopra una nuvola leggiera, ed entrerà nell’Egitto ».

III.

Considera qual sia questa nuvoletta leggiera, su la qual viene. E’ quella sagrosanta particola, che il Sacerdote di mano sua ti deposita sulla lingua. Questa è detta leggiera, perchè non consta d’altro fuor che di meri accidenti; non ha sostanza, non ha sostegno, si regge a forza di un eccessivo miracolo, qual è quello, che operò il Sacerdote, allor che la consagrò; ed è detta nuvola, perchè qual nuvola appunto è ordinata a coprire il Sol della gloria, quando a te viene, sicchè la somma sua luce non ti getti di subito a terra morto. Sai, ch’una nuvola fu necessaria a quei tre famosi Discepoli sul Taborre, perchè non morissero anch’essi a così gran Sole? « Facta est nubes obumbrans eos. — Si levò una nuvola, che li copriva » (Vangelo di Marco 9, 6). Ed una nuvola è così stata necessaria anche a te. Ma che? per questo non ti è noto, che quegli, che tu ricevi sotto tal nuvola, è Gesù Cristo? Ripensa dunque con quanto spirito di confusione è dovere, che tu l’accolga, vedendolo nello stato presente di Maestà, in cui si ritrova, non avere a sdegno un Egitto, qual è il cuor tuo. In questo Egitto vien egli su quella nuvola, non altrimenti che sopra un piccolo cocchio, nel qual salì per portarsi ad un tale ingresso : e però ancora si dice, che in essa ascende : « Ascendet Dominus super nubem levem. — Il Signore salirà sopra una nuvola leggiera ». Se pure non vuoi dir anzi, che usisi questo termine per mostrare, che il Signore quasi reputa d’innalzarsi, quando maggiormente si abbassa per amor tuo : « Ponit nubem ascensum suum. — Monta sopra le nuvole » (Salmo 104, 3). Comunque siasi, dentro questo cocchio vien chiuso, chi può negarlo? vien segreto, vien solo; ma pur adoralo con un ossequio profondo : perchè ad un Principe sommo l’andare incognito non dee mai punto diminuire di ossequio, quand’egli è noto.

IV.

Considera, che se all’entrare che fece già nell’Egitto Gesù Bambino, tutti gl’Idoli scossi da sommo orrore si risentirono, molto più giusto è, che si risentano adesso. Viene egli adesso non più sotto persona di fuggitivo, ma di regnante; e però quanto è più giusto, che sia temuto? Hai già sentito, che questi Idoli sono quei vizi tutti, che il Signore ritrovati dentro il cuore. E questi vizi a forza di qual virtù dovranno cadere? di quella della sua faccia : A facie Domini (Salmo 96, 5). Perchè come esser può, che a fronte di quegli esempi così divini, che ti dà Cristo nel Santissimo Sagramento, veruno de’ tuoi vizi Più ardisca di star costante, anzi contumace? Idolo tuo solennissimo è la superbia ; e come non cade subito « a facie Domini — davanti al Signore »? Ecco il Signore sotto quell’Ostia umiliato a così gran segno, che si può dire per verità esinanito, mentre nè anche sotto quelle specie ha più forma di servo, come una volta, quando exinanivit semetipsum formam servi accipiens (Phil 11,7): ma neppur l’ha d’uomo; l’ha solo di cibo vile. E tu ancora sdegni umiliarti? « Non apponat ultra magnificare se homo super terram. — Non seguiti l’uomo a farla da grande sopra la terra » (Salmo 10, 18). Idolo tuo è l’iracondia, idolo tuo è l’impazienza, idolo tuo è l’amor sommo alla propria riputazione; e tutti questi in una volta non cadono « a facie Domini — davanti al Signore »? mentre tu vedi la mansuetudine invitta, con cui il Signore sopporta sotto quell’Ostia le villanie, che giornalmente riceve, o dai Gentili, o dagli Ebrei, o dagli Eretici, anzi da tanti suoi Sacerdoti medesimi, che non distinguono un cibo sì sacrosanto dal pan de’ cani. Potrebbe a un tratto fulminare questi miseri : non lo fa; anzi non ostante sì orribili villanie egli sta forte tutto dì sotto un numero di Particole innumerabili, fin che non si distruggano affatto le loro specie Sagramentali, tanto egli è mite : e tu subito ti risenti? « Omnis injuriae Proximi ne memineris. — Non ricordarti dell’ingiurie del tuo Prossimo » (Ecclesiastico o Siracide 10, 6). Idolo tuo è soprattutto l’amore, che hai tanto intenso a far la tua volontà. E questo anch’egli non cade spaventatissimo « a facie Domini — davanti al Signore »? Mira, che ubbidienza sia quella, che ogni mattina il Signore esercita in tante parti di mondo, mentre alla semplice voce non già di suoi Superiori, ma di suoi Ministri egli è sull’altare: anzi sarebbe in qualunque luogo egli fosse da lor chiamato, purchè fosse chiamato in materia capace di consagrazione, e con mente deliberata di consagrare. E pur tu sai, quanti sono quei che consagrano indegnamente. Come dunque « a facie Domini — davanti al Signore » può starsene ancora in piedi quest’alto amore alla tua volontà, al tuo giudizio, al tuo genio, al compiacimento, che provi in fare a tuo modo? « Subjecti estote omni humanae creaturae propter Deum. — Per riguardo a Dio siate soggetti ad ogni uomo creato » (Prima lettera di Pietro 2, 13). E quel che si è detto di questi, di’ pure di tanti altri Idoli, che in te sono, massimamente e di spietatezza verso i poveri, e di sfarzo verso i plebei, che alla amorevolezza di Cristo nel Sagramento, alla condiscendenza, alla carità, alla degnazione egualissima verso tutti, dovrebbero andare in polvere, non che in pezzi. Non è di ragione, che quanti sieno questi Idoli, tutti cadano, senza che ne resti pur uno? « Elevabitur Dominus solus in die illa, et Idola penitus conterentur. — Il Signore solo s’innalzerà in quel giorno, e gl’Idoli cadranno affatto » (Isaia 2, 17). Questo è il trionfo, che Cristo riportò bambino in Egitto, ancorchè non lo ricercasse. E come dunque è possibile, che non arrivi a riportarlo, ora ch’egli lo brama adulto? Fa sì, che in ordine anche al cuor tuo possa dirsi con verità, che se il trionfo non è finor riportato, è già vicino: « Ecce ascendet Dominus super nubem levem, et ingredietur Aegyptum, et commovebuntur simulacra Aegypti a facie e jùs. — Ecco che il Signore salirà sopra una nuvola leggiera, ed entrerà nell’Egitto, e davanti a lui si scuoteranno gl’Idoli dell’Egitto ».

V.

Considera per qual ragione Isaia non disse, che questi simulacri dovessero cadere, ma sol commuoversi a vista del vero Dio, mentre per verità ancora caddero : Commovebuntur simulacra Aegypti. Fu, se tu bene avverti, per dimostrare, che non dovean cadere a modo d’inanimati, come fanno le statue tocche dal fulmine; ma a modo di animati, quasi che conoscessero la Divinità, ch’aveano presente del Redentore, e la venerassero. Così hanno a far parimente gl’Idoli tuoi, non hanno ad aspettar, che il Signore a guisa di fulminante gli demolisca; hanno a commuoversi, che è quanto dire, hanno a cader per amore: perciocchè egli non prezza ossequi violenti. Se volesse soggettar a sè gli animi colla forza, lo saprebbe fare, ma non si cura di farlo. Però come già non ammettea nè suoi sagrifizi vittime strascinate, ma camminanti; così neanche ammette nel suo servizio venerazioni stentate, ma volontarie : « Bono animo gloriam redde Deo. — Con lieto animo rendi onore a Dio » (Ecclesiastico o Siaracide 35, 10). Fa dunque, che i tuoi affetti dimostrino di aver senso alla vista del tuo Signore, e così cadano a terra di moto proprio: altrimenti che dovrà dirsi, se non che sieno più indurati, più indocili di quei sassi, che gli resero quella medesima gloria, che tu gli neghi?

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