La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

LUGLIO

 

XV. GIORNO

Gesù Cristo sofferente c’insegna a vincere la pigrizia al bene, e la prontezza al male.

 

« Christo autem passo in carne, et vos eadem cogitatione armarnini. — Avendo Cristo patito nella carne, armatevi ancor voi dello stesso pensiero » (Prima lettera di Pietro 4, 1).

 

I.

Considera, che se Cristo nella sua carne ha patito tanto, non ha fatto ciò per bisogno della sua carne, ma della tua. Egli nella sua fu purissimo, e perfettissimo. Purissimo, perchè mai non ebbe necessità di ritirarla dal male : perfettissimo, perchè mai non ebbe necessità d’incitarla al bene. E però per bisogno della sua non patì mai nulla : patì bensì per bisogno grandissimo della tua, ch’è sì pigra al bene, e sì pronta al male. Parea per tanto che qui dovesse dir di ragione l’Apostolo : « Christo autem passo in carne, et vos eadem passione armamini — Avendo Cristo patito nella carne, armatevi ancor voi della medesima passione ». Perchè se Cristo a vincere la tua carne, che niente a lui potea nuocere, si armò tutto di tante pene, si armò di sferze, si armò di spine, si armò di chiodi sì acuti; quanto più a vincerla te ne dovresti armar tu, che da lei ricevi ogni dì tanti nocumenti? Contuttociò l’Apostolo, che sapea la tua debolezza, non disse eadem passione armamini, ma eadem cogitatione. Vuole, che se non ti armi della passione di Cristo, t’armi almeno del pensiero di tal passione, eadem cogitatione Christi passi. Che scusa avrai però, se non vorrai farlo?

II.

Considera, che questo armamento vuol essere doppio, difensivo, e offensivo; difensivo per ribatter gli assalti della tua carne ribelle, offensivo per assaltarla, cioè per tenerla umile, per tenerla ubbidiente, per fare che paghi allo spirito quel tributo che si conviene. Prima dunque ti servirà la memoria della passione di Cristo per armatura, con cui ribattere virilmente gli assalti della tua carne: perché tutti insegnano, che il più efficace rimedio contro le tentazioni sensuali, è pensare a quello che Cristo per noi pali: « Dabis eis scutum cordis laborem tuum. — Porrai sopra il cuor loro per iscudo gli affanni che lor manderai » (Lamentazioni 3, 65). Com’è possibile, che tu ti metta a contemplar Cristo in Croce, che lo vegga ignudo diluviar tutto il sangue per tua cagione, lo vegga squarciato, lo vegga scarnificato, lo vegga lacero, e che tuttavia tu pensi nel tempo stesso a dare al corpo tuo diletti anche illeciti? Anzi piuttosto ti sentirai tosto accendere di un santo sdegno contro te stesso, e vorrai maltrattarti, e vorrai mortificarti, e vorrai pigliar di te quel gastigo che si conviene, ch’è non solo difendersi dalla carne, ma ancora offenderla. Nota però, come a tanto non è bastevole, che ti rammemori della passione di Cristo assai leggiermente, bisogna che vi pensi con attenzione. Che però qui non dice l’Apostolo : « Christo autem passo in carne, et vos eadem recordatione armamini — Avendo Cristo patito nella carne, armatevi voi pure d’una tal rimembranza », ma « eadem cogitatione — d’un tal pelisiero ». Questo è quello che giova, il pensiero assiduo. Nè dir che l’armi si prendono ne’ bisogni, e poi si depongono. Perchè se continuamente la carne ti muove guerra, o sta in procinto per muoverla; qual è quel tempo, in cui tu debba deporre così buone armi contro di lei?

III.

Considera, che affinchè questo pensiero della passione. ti rechi per verità giovamento grande, hai soprattutto a procurare di apprendere con vivezza chi sia colui, che sì per te la sofferse. Però l’Apostolo dice assolutamente : « Christo autem passo in carne — Avendo Cristo patito nella carne », non dice nè « passo verbera — avendo patito percosse », nè « passo vulnera — avendo patito ferite », nè « passo crucem — avendo patito la croce »; sol dice « passo — avendo patito » perchè sol ciò ha da bastarti. Quando il Figliuol di Dio vivo e vero non avesse fatt’altro per tua salute, che assaporare quel solo sorso di fiele che gustò per te sulla Croce, dovrebb’essere sufficiente a far che tu verme vilissimo della Terra, vivessi immerso del continuo in un pelago di amarezza per amor suo. Perchè qui fu lo stupore: non che nel suo delicatissimo corpo patisse tanto per te, che pur fu moltissimo, mentre a poter resistere bisognò provvedersi ancora di forze miracolose; ma che si degnasse patirlo. Però siccome Tobia, finchè mirò i benefizi ricevuti dal condottiero del suo giovanetto figliuolo, pensò a contraccambiarglieli con dargli la metà delle sue sostanze : ma quando noi seme che chi gli avea fatti benefizi tali era un Angelo. anzi un Arcangelo calato apposta dal Cielo, cadè a terra subito come morto, e non potè più nè guardarlo, nè ricnondergli, nè ringraziarlo; ma si credette di non potere far altro ner lui che sphargli a’ piedi; così tu molto senza dubbio hai da muoverti in contemplar ciò che Cristo per te patì; ma quando ti ricordi. che chi il patì, non fu già un uomo ordinario, non un Angelo, non un Arcangelo, ma l’istesso Figliuol di Dio sceso apposta dal Cielo in Terra, hai da restar tutto stolido, tutto stupito, con dichiararti, se pur potrai più parlare, che prostrato a’ suoi piedi sei fluivi pronto a dar ner lui. se gli piaccia, l’ultimo spirito. « Quis mihi tribuat ut ego moriar pro te? — Chi mi concederà ch’io muoia per te? » (Secondo libro di Samuele 18, 33). Se non sei tigre, non può essere affetto minor di questo, quello che ti risvegli dentro il tuo cuore alla rimembranza di chi ha patito per te: Christi passi in carne; e però questa devi tener sempre viva più che ti sia possibile nella mente, ner dover vivere come morto a te stesso, di tal maniera, che la tua carne non sia neppur più bastevole a travagliarti : « Memoria memor ero, et tabescet in me anima mea. — Avrò sempre in mente tai cose, e dentro di me si struggerà l’anima mia » (Lamentazioni 3, 20).

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