La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

APRILE

XIII. GIORNO

Santo Ermenegildo Martire.

Sopra la fermezza del santo, e la instabilità del peccatore.

 

« Homo sanctus in sapientia sua manet sicut Sol: nam stultus sicut Luna mutatur. — L’uomo santo sta fermo nella sua sapienza come il Sole: ma lo stolto si cangia come la Luna » (Ecclesiastico o Siracide 27, 12).

 

I.

Considera, che il Sole si dice star sempre fermo, manet, non perchè non si muova continuamente (mentre anzi si muove con tanta velocità, che in un’ora sola fa più d’un milion di miglia), ma perchè mài nulla perde del suo chiarore, del suo calore, della sua viva virtù : sempre è lo stesso, benchè noi non sempre lo stesso lo sperimentiamo, ma secondo che noi l’abbiamo da noi distante. Laddove per contrario la Luna viaggia manco, e dall’altra parte non ha momento in cui non cali, o non cresca nella sua luce, facendo in breve spazio grandissime alterazioni, ora piena, ora povera, ora pallida, ora pomposa. Questa è però la principal differenza, che passa tra l’uomo santo, e lo stolto, cioè il peccatore. L’uno e l’altro si muove, ciò non ha dubbio; ma il santo muovesi a un tempo stesso, e sta fermo : muovesi, perchè sempre « procedit progredisce »; in qual maniera? « de virtute in virtutem — di virtù in virtù » ; e così ancor sempre « crescit — cresce », fino che giunga « usque ad perfectam diem — sino al giorno perfetto » : ma insieme sta fermo; perchè mai non iscapita punto di quella prima virtù, ch’egli ha guadagnata, ma piuttosto la corrobora, la conferma; ad imitazione del suo vero Sol di giustizia, di cui sta scritto, che fin da’ suoi primi albori, « crescebat, et confortabatur — cresceva e si corroborava », ma sempre « plenus sapientia — pieno di sapienza ». Lo stolto per contrario si muove in qualunque modo; perchè talora acquista, ma tosto perde, si rallegra, si attrista, si anima, si avvilisce; e se comincia a far un poco di bene, si pente subito, formando in un solo dì mille alterazioni. La tua costanza nel bene com’è ancor forte? Questa è la dote, la qual ti rende simile al tuo bel Sole, a Gesù, non mai differente da se medesimo ne’ tesori di cui fu ricco : « Apud quem non est transmutatio, nec vicissitudinis obumbratio. — In cui non è mutamento, nè alternativa di adombramento » (Lettera di Giacomo 1, 17).

II.

Considera per qual cagione lo stolto è così mutabile, il santo è sì fermo. La cagione è, perchè il santo è come il Sole, ha la sua sapienza in se stesso, non la mendica da verun altro a sè simile: laddove lo stolto non l’ha : « Auferetur ab impiis lux sua. — Sarà tolta agli empii la loro luce » (Giobbe 38, 15). E così, se la vuole, bisogna che la mendichi da quei, che n’hanno, come fa la Luna dal Sole : e però secondo i vari dettami, ch’egli riceve, or da questo, or da quello, coi casti è casto, coi sozzi è sozzo, coi cauti è cauto, cogli sfacciati è sfacciato, « et numquam in eodem statu permanet — nè mai si sta in un medesimo stato » (ivi, 14, 2), mercecchè non ha per fin suo di piacere a Dio, ma di conformarsi alla gente. Oh quanto importa conoscere per se stesso quel, che va fatto, per non lasciarsi leggermente ravvolgere da veruno! Questo è « manere in sapientia sua — star fermo nella sua sapienza ». Non è viltà, che tu voglia servire così vilmente agli altrui dettami scorretti? Senti, che cosa ti farà più stimar da’ malvagi stessi: la tua costanza : « Horruerunt Persae constantiam ejus. — Si sbigottirono i Persiani per la sua costanza » (Judith 16, 10).

III.

Considera, che dell’uomo santo si dice: « Manet in sapientia. — Sta fermo nella sapienza »; ma non si dice : « Manet in scientia. — Sta fermo nella scienza », perchè la sapienza è de’ principii universali, e riguarda il fine; la scienza è de’ principii particolari, e riguarda i mezzi. Però l’uomo santo « in sapientia manet sicut Sol — nella sapienza sta fermo come il Sole », perchè non mai muta il fine: sempre ha lo stesso, vuol sempre tendere a Dio : « Mihi adhaerere Deo bonum est. — Per me buona cosa ell’è star unito con Dio » (Salmo 73, 28); ma non così « manet in scientia — sta fermo nella scienza » : perchè ne’ particolari, che sono i mezzi, ei si muta secondo ciò, che richiede il tempo, che richiede l’ubbidienza, che richiede l’uffizio, che richiede la sanità. Ora si dà alla contemplazione, ed ora all’azione; ora comanda, ora serve; ora conversa, ora studia; ora fa più penitenze, ed or ne fa meno : ma questo stesso è star fermo nella sapienza, perchè è far quello, che vede più acconcio al fine, che si è proposto, di piacer più sempre al suo Dio. Così fa il Sole, che ha per fine di dare la vita al Mondo; ma ciò non opera in ‘tutti all’istesso modo. Contuttociò, perchè nell’opere sue va più regolato, si sanno le sue opere omai da tutti. Quelle della Luna si tolgono a indovinare. Ma chi le accerta?

IV.

Considera, che avendo il Savio detto : « Homo sanctus in sapientia sua manet sicut Sol. — L’uomo santo sta fermo nella sua sapienza come il sole »; avrebbe dovuto dir per contrario : « Peccator sicut Luna mutatur. — Il peccatore si muta come la Luna »; ma non ha detto così, ha detto anzi « stultus — lo stolto ». E pure chi ha preteso di intendere per lo stolto? L’uom peccatore. Ma non devi maravigliartene; perchè questo è il nome suo proprio nelle Scritture. Certo è, che il Savio comunemente non chiamalo in altra forma. Assai più volte egli lo nomina stolto, che peccatore. Tanto è vero, che non v’è stolto maggiore al Mondo. Non pensar già ch’io qui ti debba tutte dir le stoltezze, ch’egli commette; perchè son tante, quante sono le specie d’iniquità; ma sai qual’è la sua stoltezza maggiore? è credersi di esser saggio. Questa sì è quella, che quando cresce, lo rende affatto incurabile, perchè egli allora non ammette consigli, non applica a correzioni, e crede stolti coloro, i quali gli dicono, ch’egli è stolto : « Sed et in via stultus ambulans, cum ipse insipiens sit, omnes stultos estimat. — E di più lo stolto facendo sua strada, essendo egli privo di senno, tutti gli altri giudica stolti » (Qoèlet 10, 3). Però tu vedi, quanto il peccatore fa peggio ancor della Luna: perchè a mirar direttamente, la Luna manca, non perchè rigetti da sè incostante quel lume, ond’ella era caricata, ma perchè l’è ritolto; e l’è ritolto quando appunto par, che la misera saria degna di ritrovarsene più arricchita, più adorna, cioè quando appunto si fa più prossima al Sole; ond’è, che s’ella fosse capace di colpa nello scarso risplendere, che allor fa, sarebbe degna di scusa. Ma il peccatore non fa così; rigetta il lume da se medesimo, non lo vuole : « Ipsi fuerunt rebelles lumini. — Si fecero ribelli alla luce », vuol pallori, vuole offuscazioni, vuol ombre, vuol quelle tenebre, che gl’ingombrano il capo: « Dilexerunt magis tenebras, quam lucem — amaron più le tenebre che la luce ». E però non si dice, che « Luna mutatur ut stultus. —La Luna si cangia come lo stolto », ma che « stultus mutatur ut Luna — lo stolto si cangia come la Luna ». Perchè la Luna nel suo mancar non è stolta; piuttosto al modo, che noi teniam di discorrere, è sventurata. Guarda però di non mai giungere a segno, che reputi saviezza la iniquità, perchè questa appunto è la somma pazzia. E pure il Mondo n’è pieno : « Stultitia gaudium stulto. — Lo stolto gode di sua stoltezza » (Proverbio 15, 21). Oh che cosa orribile il veder gente, che si compiace della sua cecità, ne trionfa, ne tripudia, l’esalta! « Expedit magis ursae occurrere raptis catulis, quam fatuo confidenti in stultitia sua. — E’ meglio imbattersi in un’orsa, quando le sono stati rapiti i parti, che in uno stolto, il quale si fida di sua stoltezza » (ivi, 17, 12).

V.

Considera, che come il peccatore è chiamato stolto, così per contrario il santo è chiamato savio; perchè questa è la vera sapienza sopra la terra, arrivare alla santità. Dissi, arrivare, perchè molti si avviano a quella volta, ma restano a mezza strada : « manent per un poco in sapientia sua — stanno fermi nella loro sapienza » ; ma « non manent sicut Sol —non stanno fermi come il Sole »; cioè a dire, costantemente sino alla fine: si lasciano quasi spaventar da quei mostri, che incontrano per la via : Monstrorum exagitantur timore; e così avviliti deviano. Chi fa così, non è santo : però non si dice, che « Justus manet in sapientia sua sicut Sol. — Il giusto sta fermo nella sua sapienza come il Sole »; ma bensì « Sanctus — il Santo » : perché costanza simile a quella del Sole, il quale, come noi sogliam dire, non teme i mostri, che gli si parano innanzi nel suo viaggio, non è da tutti. Sai di chi fu? di quel Regio giovane Ermenegildo, di cui ricorre in questo dì la memoria. Quanti mostri ebbe incontro nel suo cammino ! Ricchezze, applausi, adulazioni, piaceri, consigli pessimi, comandamenti peggiori, prigioni, ceppi, catene, mannaie uscite fin dalle mani paterne : e pur sempre fermo non torse un punto dalla reale sua strada. Questo è operare da savio, cioè da santo ; e però ad animarti nel ben, che fai, non solamente ti vaglia di protettore, ma di prototipo, mentre a tua confusione vedi fra gente infetta di mille perfidi errori, che sodezza ebbe un giovane, e di tal sangue, e di tale stato : « Mansit in sapientia sua sicut Sol. — Stette fermo nella sua sapienza come il Sole »; laddove tu, benché lontano da tante contrarietà, non dimostri sodezza di sorta alcuna, ma « sicut Luna mutaris — ti cangi come la Luna ».

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