L’arca dell’Alleanza, secondo la Bibbia, era una cassa di legno rivestita d’oro e riccamente decorata, la cui costruzione fu ordinata da Dio a Mosè, e che costituiva il segno visibile della presenza divina in mezzo al popolo di Israele.

Le dimensioni dell’arca erano  di due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza e altezza, ovvero circa 110×66×66 cm. Ai lati erano fissate, con quattro anelli d’oro, due stanghe di legno dorato, con le quali l’arca veniva sollevata quando la si trasportava. Sul coperchio d’oro dell’arca erano collocate due statue, anch’esse d’oro, di cherubini con le ali spiegate. All’interno della cassa erano conservate le Tavole della Legge, un vaso d’oro contenente della manna e la verga di Aronne che era fiorita. (Ebrei 9,4; Deuteronomio 10,1-5). Tuttavia, già all’epoca dell’inaugurazione del Tempio di Salomone pare che essa non contenesse nient’altro che le Tavole della Legge (1 Re 8,9; 2 Cronache 5,2-10).

Durante la peregrinazione degli Israeliti nel deserto, l’arca rimaneva sempre nel loro accampamento, spostandosi insieme con loro. L’incarico di trasportare l’arca era riservato ai leviti. A chiunque altro era vietato toccarla; quando il re Davide fece trasportare l’arca a Gerusalemme, durante il viaggio un uomo di nome Uzzà vi si appoggiò per sostenerla e cadde morto sul posto (2Samuele 6,1-8, 1Cronache 13,9-10). L’arca veniva trasportata coperta da un telo di pelle di tasso, coperto da un ulteriore telo di stoffa turchino (Numeri 4,6), e quando il popolo si fermava nel deserto, essa veniva collocata al riparo di un’apposita tenda, chiamata “tenda del Signore” o “tenda del convegno”, senza che venisse mai esposta al pubblico, se non in casi eccezionali.

Dopo l’entrata del popolo ebraico nella Terra d’Israele, la “tenda del convegno” fu eretta a Silo (Giosuè 18,1) e vi rimase fino al tempo di Samuele. A quel tempo gli Israeliti decisero di portare l’arca in battaglia contro i Filistei perché assicurasse loro la vittoria, ma vennero sconfitti e l’arca fu catturata dai nemici (1Samuele 4,1-11), che saccheggiarono anche il Mishkan, il “tabernacolo” in cui l’arca veniva custodita. Scoppiò però una grave pestilenza tra i Filistei a causa della presenza dell’arca tra loro e perciò, dopo sette mesi, decisero di restituirla agli Ebrei (1Samuele 5-6). L’arca fu quindi posta nella città di Kiryat Ye’arim (1Samuele 7,1) e vi rimase finché il re Davide la fece trasferire nella “città di David“, la rocca di Gerusalemme (2Samuele 6). Infine, nella seconda metà del X secolo a.C., l’arca trovò la propria collocazione definitiva quando Salomone, figlio e successore di Davide, la fece collocare nel Debir (in latino Sancta Sanctorum) del Tempio di Gerusalemme, da lui fatto costruire (1Re 8,1-9).

Da quel momento l’arca sembra essere custodita nel Tempio di Salomone; ma essendo riposta nel Sancta Sanctorum, inaccessibile ai fedeli e alla maggioranza dei sacerdoti (soltanto un gruppo di Leviti selezionato poteva accedere alla sala dov’era conservata), non ci sono testimonianze oculari. L’unica citazione della sua presenza (o di una sua copia) ci viene dal Secondo Libro delle Cronache, in cui il re Giosia (nell’anno 621 a.C.) invita i leviti a ricollocare l’arca nel Tempio, da dove non è chiaro (2Cronache 35,1-3).

Successivamente, all’arrivo dei Babilonesi e la loro conquista di Gerusalemme (inizi del VI secolo a.C.), dell’arca già non vi è più traccia. Nel passo che parla del saccheggio degli arredi sacri del Tempio (2Re 25,8-17) vengono elencati in modo minuzioso tutti gli oggetti che furono portati a Babilonia, ma non si fa menzione alcuna dell’arca dell’Alleanza.

Secondo il libro di Esdra, Ciro, re dei Persiani, restituì gli arredi sacri (538 a.C.), che evidentemente erano stati custoditi a Babilonia durante l’esilio, ma ancora una volta non viene nominata l’arca (1,7-11).

Dicono oggi

Una delle reliquie più antiche e misteriose della storia si troverebbe ad Axum, nel nord dell’Etiopia, e precisamente nella chiesa di Nostra Signora Maria di Sion. Ma nessuno può dirlo con certezza. La cattedrale che la custodisce infatti è sorvegliata da un sacerdote, che ha l’ordine di non lasciare la cappella dove si trova il manufatto per nessuna ragione al mondo.