La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

MARZO

IV. GIORNO

Dell’ Umiltà, e suoi fondamenti.

 

« Humiliatio tua in medio tui  — La tua umiliazione dentro di te » (Micheaeas 6, 14).

 

I.

Considera, che affine di ritrovare materia abbondevolissima di umiliarti, non accade che vadi punto fuor di te stesso, cercala pur dentro di te: Humiliatio tua in medio tui. Se ti guardi fuori di te, è facile, che piuttosto t’insuperbisca, perchè ti vedrai forse vestito onorevolmente, fiammante d’ostro, folgorante di oro : ti vedrai collocato in grado autorevole, corteggiato, applaudito, apprezzato; ma non così se ti guardi bene al di dentro, in medio tui: Basta, che tu pensi spesso a queste tre cose, chi fosti per verità? chi sei? chi sarai? Ciascuna di queste tre considerazioni sarà per sè sola bastevole ad umiliarti: attienti pure a qual vuoi. Però tu vedi, che non si limita tempo: « Humiliatio tua in medio tui — La tua umiliazione dentro di te ». Non si dice « fuit — fu », nè « est — è», nè « erit — sarà »; si parla assolutamente, perchè in qualunque tempo tu ti consideri dei predetti, giustamente ti umilierai.

II.

Considera però bene l’iniquità della tua vita passata, l’ingratitudine della tua vita presente, e l’incertezza della tua vita futura. In quanto miserabile stato ti ritrovavi quando già caduto in potere di Satanasso, gli eri sì vile servo, sì vile schiavo, abbandonato da Dio, disgraziato, deforme, anzi abbominevole, e reo di quelle fiamme, che ti erano apparecchiate nel più profondo baratro dell’inferno! Adesso io voglio per misericordia Divina presupporti già fuori di un tale stato; ma pure considera, quanto ingrato ti mostri a chi te n’ha tolto! Come corrispondi al Signore? come vi pensi? come ne parli? come avvampi di desiderio di dargli gusto? Non sei tu tiepidissimo nelle cose di suo servizio? Piuttosto mira come tu servi a’ tuoi scorretti appetiti, vano, immortificato, impaziente, e inclinatissimo a qual si sia de’ peccati ancora più brutti. In futuro poi mi sai dire che sarà di te, con una volontà tanto instabile, tanto inferma qual è la tua? Sono arrivate a crollare ancor le colonne del firmamento, anzi a rovinare: che sarà dunque di te, che sei qual canna pieghevole ad ogni vento? Una passione veemente, che in te prevalga, non sarà bastevole a farti precipitare? E precipitato, che sai se potrai risorgere, ravvederti, rimetterti in buono stato? Sai tu come morirai?

III.

Considera, che se pure hai niente di bene, non ti è già esso nato dentro di te: tutto ti è venuto dall’alto: Desursum est. La terra tua non è atta per se medesima, se non che a partorirti sterpi, a produrti spine. E così vedi, che dentro di te non v’è altro per verità, se non che pura materia di umiliazione. « In medio tui — dentro di te », che si trova? « humiliatio tua — la tua umiliazione ». E nondimeno tu stenti tanto a umiliarti?

IV.

Considera, che questa umiliazione, che da te chieggo, humiliatio tua, parimente dev’essere in medio tui, ch’è quanto dir nel più intimo del tuo cuore. Perchè non basta, che tu colla mente ti umilii, conoscendo speculativamente, che quanto a te in qualunque stato ti guardi, o passato, o presente, o futuro sei miserabile, e che se punto hai di bene, tutt’è da Dio., ma bisogna, che di più lo conosca praticamente, sicchè di vero cuore tu dica, che così è: e sii di questa verità tanto certo, tanto convinto, che non si attacchi al cuor tuo nulla di quella stima esteriore, che altronde vengati; ma la renda subito a Dio, la renda col pensiero, la renda colle parole, come fe’ la Vergine, quando si sentì celebrare da Elisabetta.

V.

Considera, che dice « Humiliatio tua — la tua umiliazione »: non dice « aliena — l’altrui » no, dice « tua — la tua ». Questa unicamente dev’ essere « in medio tui — dentro di te ». Perchè nel tuo cuore convien che alberghi la bassa stima di te, non la bassa stima degli altri. Ma quanto è facile, .che succeda l’opposto, mentre tu sempre pensi a gli altrui di. fetti, non pensi a’ tuoi !

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