La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

MARZO

XXIX. GIORNO

Sopra l’annegazione della propria volontà

« Confundetur Israel in voluntate sua.Israele ritrarrà confusione dal fare la sua volontà » (Osea 10, 6).

I.

Considera, che il fine principalissimo, per cui tanta gente, ancora spirituale, è sì inclinata a far la sua volontà, è perchè spera in essa di trovar quiete. E pur va tutto all’opposto : « Confundetur Israel in voluntate sua. — Israele ritrarrà confusione dal fare la sua volontà ». Se v’è cosa alcuna, la quale ti possa più mettere in confusione, è seguir la tua volontà. Finchè la segui, non troverai giammai quiete di sorta alcuna. Sempre dubiterai, se sia meglio fare in un modo o fare in un altro, trattar col prossimo o startene ritirato, dormire o vegliare, digiunare o cibarti, e più che vi pensi ti troverai più confuso. Se dunque tu vuoi vivere quietamente, risolviti di non voler più vivere a modo tuo, ma sottoporti a un provvido direttore, che ti governi.

II.

Considera, che così fanno due litiganti molto sottili, che mai tra loro non finiscono di aggiustarsi. Si eleggono di stare al detto d’un arbitro, che li aggiusti amichevolmente, e con ciò dar fine alla lite : « Judicium eligamus nobis, et inter nos videamus, quid sit melius. — Eleggiamoci un arbitro, ed, esposte le ragioni, vediamo qual sia il meglio » (Giobbe 34, 4). Così dicevano, disputando sempre tra loro, gli amici di Giobbe. La carne, e lo spirito sono due litiganti terribilissimi : « sibi adversantur — sono opposti tra loro » (Lettera ai Galati 5, 17). Oh quanto ciascuno d’essi sa recar di ragione a proprio favore! Lo spirito dice, ch’è convenevole fare più penitenze, perchè così han fatto i Santi, perchè i peccati son gravi, perchè le passioni sono immortificate, perchè in questo Mondo non torna conto di vivere, se non per patire; e così « spiritus concupiscit adversus carnem. — Lo spirito ha desideri contrari alla carne ». La carne dice di no, perchè con più penitenze non si potrà dare al prossimo quell’aiuto, che si darebbe : e così: « Caro concupiscit adversus spiritum.— La carne ha desideri contrari allo spirito ». Contendasi quanto piace, non vi sarà pericolo, che questi due gran litiganti si aggiustino tra di loro, se non vengono a un compromesso: « Judicium eligamus nobis, così han da dire, et inter nos videamus, quid sit melius — Eleggiamoci un arbitro, ed, esposte le ragioni, vediamo qual sia il meglio ».

III.

Considera, che ciò, che si è detto, milita in qualunque uomo per grande ch’egli si sia, dotto, illuminato, intendente, contemplativo. Se vorrà guidarsi da sè, resterà confuso: « Confundetur Israel in voluntate sua — Israele ritrarrà confusione dal fare la sua volontà ». Ma come ciò? Se si trattasse a sorte di un Efraimo, che fu sì semplice, sovvertito, sedotto, « non habens cor — non avente cuore », pur pure, s’intenderebbe. Ma un Israele! Eppure è così. Un Israele medesimo, « videns Deum — veggente Dio », un uomo sì sublime, un uomo sì santo, resterà confuso ancor esso. Perchè tu intenda; che quando ancora fossi sollevato ad eccelsa contemplazione, a rapimenti, a rivelazioni, a visioni, sicchè ragionassi familiarissimamente con Dio, come un altro Paolo portato già al terzo cielo, non ti hai da regolare in veruna cosa di proprio senno. Hai da stare al detto tu ancora di un Anania: « Dicetur tibi, quid te oporteat facere. — Ti sarà detto quel, che tu debba fare » (Atti degli Apostoli 9, 7). Questa è la pratica delle persone a Dio care. Benchè già collocate in gradi assai alti, benchè provette, benchè prudenti, benchè già attissime a guidar l’anime altrui, lasciano che la loro sia governata da altri come quando ancor erano principianti. Senti ciò ch’è scritto di Ester, che nella Regia fu figura di un’anima sì eminente .. « Quidquid Mardochwus praecipiebat observabat Esther: et ita cuncta faciebat, ut eo tempore solita erat, quo eam parvulam nutriebat. — Ester adempiva tutto ciò che Mardocheo le prescriveva; e in tutto ella si diportava come solea nel tempo, in cui da piccina ei la educava ».

IV.

Considera la felicità di chi fattosi Religioso si è consagrato a una ubbidienza perpetua, perchè egli sì ch’è già fuori di confusione. I Superiori son quei ch’hanno da vegliare, « quasi rationem pro anima ipsius reddituri — come quelli che devono render conto dell’anima di lui ». Egli può dormire quietissimo su di loro in tutto ciò, dove non conosca manifestamente peccato. Non ha più da rendere conto di se medesimo, l’hanno a rendere altri per lui, solo che ubbidisca. Nel resto, o faccia poco di penitenze, o pur molto, o studii, o salmeggi, o predichi, o contempli, o confessi, o attenda alla cucina, o attenda alla Cattedra, egli è sicuro d’incontrar sempre a far ciò, che in quella circostanza è più grato a Dio, ancorchè giuocasse per ubbidienza in quel tempo, nel quale gli altri stanno tutti agramente disciplinandosi. Non è questa al certo una quiete meravigliosa? Eppure è così : « Qui custodit praeceptum, non experietur quidquam mali. — Chi osserva i precetti non caderà in verun male » (Qoèlet 8, 5).

V.

Considera, che l’altro fine, per cui la gente ama tanto di far la sua volontà, è per ottenere non solo quiete, ma gloria : quasi che fare ognor la volontà altrui, sia cosa da vili; da grandi sia far la propria. Eppur va tutto al contrario. Se farai la tua volontà, non pure non avrai gloria, ma confusione: « Confundetur Israel in voluntate sua — Israele ritrarrà confusione dal fare la sua volontà ». Il Signore ha sommamente a male, che gli uomini assecondino troppo le proprie voglie, perchè si avvede, che queste sono quasi cavalli feroci, che gli guidano al precipizio. Però che fa? Tronca a questi loro cavalli le gambe in modo, che chi v’è sopra dia bruttamente giù la bocca per Terra nel più bello del corso, e così provochi tutta la gente a riso. Tu ti procacci con incredibile ansietà quella Cattedra, quella Chiesa, quel posto, e non sai che sarà di te, anche umanamente. Speri di riuscirne con gloria, di avvanzarti, di accreditarti : e se Dio ti vuol bene, avverrà l’opposto. Ritroverai depressione, perchè troppo nocevole ti sarebbe, se i tuoi disegni ti riuscissero comunemente felici. Ti affezioneresti di modo alla volontà tua, che ti danneresti. Però, ch’hai da fare? Lasciarti governar da quegli, cui tocca : « Obedite prapositis vestris, et subjacete eis Ubbidite ai vostri superiori, e siate ad essi soggetti » (Lettera agli Ebrei 13, 17). Obedite colla prontezza dell’opera, subjacete colla soggezione dell’intelletto, la quale consiste in persuadersi, che ciò ch’è comandato sia sempre il meglio. Vedi tu l’esempio di Giona? Tu sempre avresti creduto, che molto meglio egli si avesse a trovare in seno alla sua nave, che in seno a un’orca. Eppur fu tutto al rovescio. In seno alla nave, perchè da sè vi si mise, invenit Navim, in cambio di goder quiete patì tempeste, e in cambio di acquistar gloria incontrò rossore. Ti par leggiera quell’ignominia, ch’egli ebbe, allorchè le sorti lo dichiararono reo di quell’alto moto, che succedea nell’Oceano? All’incontro in seno a un’orca medesima godè quiete, perchè non vi si mise da sè, e in seno a. un’orca medesima acquistò gloria. Godè quiete, mentre tu vedi, che vi potè cantar Inni. Acquistò gloria, mentre quel mostro fu, che vomitandolo sull’arena, gli conciliò tanto credito da potere alla prima predica santificare una Ninive peccatrice. Abbi però una somma fede al valore dell’ubbidienza, e tien per indubitato, che chiunque si vorrà governar da sè, resterà confuso : « Confundetur Israel in voluntate sua — Israele ritrarrà confusione dal fare la sua volontà ». Chi non resterà mai confuso? Sol chi ubbidisca. « Si audierint, et observaverint, compiebunt dies suos in bono, et annos suos in gloria. — Se ascolteranno e saranno docili, finiranno i giorni loro in bene, e gli anni in gloria » (Giobbe 36, 11), « compiebunt dies suos in bono — finiranno i giorni loro in bene », perchè viveranno quietissimi, « et complebunt annos suos in gloria — e finiranno gli anni in gloria », perchè morranno gloriosi.

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