La Manna dell’Anima - Lectio divina - P. Paolo Segneri

APRILE

XXV. GIORNO

Cristo perchè perfetto nostro Predicatore?

 

«Ego sum Via, Veritas, et Vita. — Io sono Via, Verità, e Vita » (Vangelo di Giovanni 14, 6).

I.

Considera, che Gesù Cristo è quel perfetto Predicatore, il quale affine di mostrare, come s’ abbia ad esercitare sì grande uffizio, discese dal Cielo in terra: « Evangelizare pauperibus misit me, praedicare captivis remissionem, praedicare annum acceptum, etc. — Mi ha mandato ad evangelizzare a’ poveri, ad annunziare agli schiavi la liberazione, a predicare l’anno accettevole, ecc. » (Vangelo di Luca 4, 18). Ora già sai, che tre sono le doti richieste in un Predicatore, perchè egli sia non solo buono, ma ottimo: Insegnare, muovere, e dilettare. E queste tre sono quelle, che di sè Cristo tacitamente qui insinua, mentr’egli dice: « Ego sum Via, Veritas, et Vita — Io sono Via, Verità e Vita »: perchè come Via insegna, Come Verità muove, come Vita diletta. Oh te beato, se un dì sapessi conoscere così eccelso Predicatore per quel che vale! Credimi pure, che neppur una sosterresti mai di lasciare delle sue prediche.

II.

Considera, che Cristo è Via, e che come tale egli insegna. E che insegna? la via spedita di giugnere al Paradiso. Questa è la scienza, la quale importa sulla Terra di apprendere sopra ogni altra. E questa è quella, che udendo Cristo, subito apprenderai. Perciocchè prima che egli aprisse sua bocca per predicare, non può negarsi, che pur la strada di andare al Cielo era nota, e nondimeno pochissimi vi arrivavano. E per qual cagione? perchè altra strada non era nota universalmente, che quella de’ soli comandamenti. E questa, benchè paia in sè la più piana, è la più difficile: tanti sono i pericoli, a cui sta esposto, chi non vuol far altro a salvarsi, se non quel solo, a cui si conosce obbligato. Però venne Cristo, e colla parola insegnò la via de’ consigli, e la battè coll’esempio. E con ciò che ha fatto? Ha fatto, che innumerabili, i quali per altro si perderebbero, arrivino a salvamento. Perchè tu sai, che a salvarsi tre cose sono quelle, che pongono il sommo ostacolo; 1′ amore alla carne; l’amore alle comodità; l’amore alla volontà propria. Ora i precetti concedono tutti e tre questi amori infmo ad un certo segno. Ma chi si sa contenere a non preterirlo? E’ più difficile, che tu sappia mangiare con sobrietà di quei frutti, i quali ti son perniciosi, ma gustosissimi, che non è, che tu faccia una generosa risoluzion di astenertene interamente. E però ecco quello appunto, che Cristo, Predicator sublimissimo, ha consigliato: far questa risoluzione sì generosa, con dedicarsi a intera purità, a intera povertà, a intera ubbidienza: il che non è altro, che come appunto si dice, donare a Dio non solo quei frutti, che sono all’uom sì nocivi, ma ancora l’albero. E così, laddove quando era nota la sola via de’ precetti, pochi giungevano al Cielo, adesso vi pervengono a mille a mille. Se tu vuoi dunque con facilità pervenirvi, già sai la strada: « Ego sum Via — Io sono la Via », segui i consigli Evangelici più che puoi. Nol sai, che questo è operare appunto da saggio? « Qui sapiens est, audit consilia. — Chi è saggio, dà retta ai consigli » (Proverbio 12, 15). Senza questi è possibile di salvarsi, chi non lo sa? ma con molto maggior fatica. E però se questi non sono leggi di obbligo, non importa; basta che sian di salute. Senza che, se non sono leggi di obbligo, tanto meglio, sono leggi di amore; e posto questo, tanto più volentieri hai da praticarli. Così ti dimostrerai degno di quella sorte, che ti è toccata, mentre non sei nato servo, come fu tutto il Popolo del Testamento vecchio; sei nato amico. E per qual cagione ti credi, che non fosse dato a quel Popolo alcun consiglio? perchè leggi di amore non erano proporzionate a uno stato di servitù.

III.

Considera, che Cristo è Verità, e che come tale egli muove. Vuoi vedere s’egli muove? Guarda quanto di Mondo si tirò dietro, entro a brevissimo tempo: « Ecce mundus totus post eum abiit. — Ve’ come ei si tirò dietro il mondo intero » (Vangelo di Giovanni 12, 19). E come se ‘1 tirò dietro? a forza di verità. Questa è la più atta in un valente Predicatore a far moto. Sono buoni gli strepiti, sono buoni gli scuotimenti, ma non sono questi alla fine quei, che trionfano di un Uditorio composto di menti umane; il trionfo sta riserbato alla Verità. E così vedi, che di questa Cristo si valse a ridurre il Mondo: « Sanctifica eos in veritate. — Santificali colla verità » (Vangelo di Giovanni 17, 17). Non fe’ udir tamburi, non fe’ udir trombe, non mandò all’assalto di esso eserciti armati, ma solo fece risonar da per tutto la Verità, e con questa lo rende santo. E’ vero, che si valse a tal fine ancor de’ prodigi, ma questi vennero appresso: « Domino cooperante, et sermonem confirmante, sequentibus signis. — Cooperandovi il Signore, il quale confermava la sua parola con de’ prodigi, che a lei venivano appresso » (Vangelo di Marco 16, 20), non « praecedentibus — che la precedevano », ma « sequentibus — che le veniano appresso ». Perché i prodigi servirono le più volte a rendere il trionfo più glorioso, a corroborare i credenti, a confondere i contumaci. Nel resto quella che vinse, fu senza dubbio la Verità: perciocchè questa ha nelle menti umane anche forza più de’ prodigi. Fa, che i prodigi non sieno stimati veri; e che vagliono a guadagnarti? laddove la Verità, benchè nuda, ti vince subito, sol che ella sia conosciuta: « Quid enim fortius desiderat anima, quam veritatem? — E qual cosa più intensamente bramasi dall’ anima, che la verità? » (S. August). Se dunque tu fin a questo giorno non ti riduci almeno a seguitar Cristo, che convien dire? Convien dire, che tu non avverta, che tu non applichi, che tu non ponga mente a sentire ciò, ch’egli dice. Se lo sentissi, non ti sarebbe possibile di resistere a un Predicatore, qual è questo, che non solo è pieno di grazia, ma ancora di verità: Plenus gratiae et veritatis (Vangelo di Giovanni 1, 14).

IV.

Considera, che Cristo è Vita, e che come tale ancora diletta: perciocchè il sommo diletto è quello del vivere, e però la Corona della Beatitudine è quasi sempre detta Corona di vita: « Accipiet Coronam vitae. — Riceverà la Corona di vita » (Lettera di Giacomo 1, 12). « Dabo tibi Coronam vitae — Darotti la Corona di vita» (Apocalisse di Giovanni 2, 10). Ma qual è questa vita, che vien da Cristo? E’ doppia: vita di grazia, e vita di gloria; e l’una, e l’altra è carica di diletto indicibilissimo. La vita di grazia è la beatitudine della vita presente; la vita di gloria è la beatitudine della vita futura. E’ vero, che quella è il fiore, che questa è il frutto: ma l’uno e l’altro è però dilettevolissimo : il frutto è perfezione del fiore, il fiore è promessa del frutto. E però ciascuno ha il diletto suo proprio, per cui ti piace. Nel resto, se vuoi sapere quanto Cristo sia dilettevole nel suo dire, mira com’egli fa, che chiunque sta di proposito ad ascoltarlo, non curi d’altro. La Maddalena a’ suoi piedi non si pigliava più alcuna sollecitudine di cibarsi: « Secus pedes Domini audiebat verbum illius. — A piedi del Signore ascoltava le sue parole » (Vangelo di Luca 10, 39); e questo era bastevole a sostentarla. E innumerabili Santi sono stati appieno contenti nelle celle, nelle caverne, con udir lui. Se a te l’udirlo non reca diletto alcuno, oh! quanto convien dire, che abbi l’orecchie guaste da quei Predicatori, che sono « prurientes auribus — che vanno solleticando le orecchie » (Seconda lettera a Timoteo 4, 3). Esamina ben te stesso, e vedrai che le conversazioni degli uomini ti pervertono. Sei dato a frequentarle più del dovere, ed in esse non hai le orecchie se non avvezze a novelle, a satire, a scherzi, ed altri simili ragionamenti di Mondo; e però non è da stupire, se non sii punto capace di quel diletto sincero, che reca Cristo. Cristo diletta come Vita, e la Vita è un diletto sicuramente il maggiore di tutti; conciossiachè per aver questo darebbonsi tutti gli altri: ma è un diletto profondo, un diletto serio, un diletto sodo, non è un diletto sensibile a par di quello, che reca l’andare a caccia, il banchettare, il ballare, o far cose tali, che rispetto alla vita son gusti frivoli. E pur quanti ci sono, che per saziarsi di questi eccessivamente si scorciano ancor la vita? Così forse corri pericolo di far tu parimente rispetto a Cristo. Lasci un diletto, ch’è di vita, per quei, che son diletti di vanità.

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